Cittadino italiano trattenuto per terrorismo internazionale in Papua Nuova Guinea

“Le Iene” il noto programma televisivo di “Italia 1” ha raccontato la storia di Carlo D’Attanasio che era partito per un solitario giro del mondo in barca a vela ma da tempo è detenuto in un carcere con un’accusa davvero pesante.

La storia del pescarese Carlo D’Attanasio è stata al centro di uno dei servizi della puntata de “Le Iene” andata in onda mercoledì 9 febbraio.

D’Attanasio, 52 anni, dopo aver deciso di fare il giro del mondo da solo in barca a vela (senza sapere nulla in partenza del Covid), si trova da 18 mesi in carcere in condizioni terribili in Papua Nuova Guinea.

L’accusa è davvero molto pesante: importazione di 611 chili di cocaina, poi trasformata in terrorismo internazionale per mancanza di prove e testimoni.

“Sono stato abbandonato da tutti – sostiene D’Attanasio nel servizio televisivo – soprattutto dalle nostre istituzioni consolari, ovvero l’ambasciata in Australia e il Ministero degli Esteri in Italia. 

L’amica di Carlo, Simonetta, ha contattato ripetutamente il Ministero degli Esteri e anche all’ambasciata italiana in Australia e ci sono anche le risposte a prova che la situazione di questa tragedia la conoscono molto bene.

“La Farnesina dice ‘noi non possiamo intervenire direttamente perché ci dobbiamo avvalere dei colleghi di Canberra’ mentre l’ambasciata si Canberra dice ‘noi non possiamo intervenire perché ci dobbiamo avvalere del Console onorario. Questa storia sembra che tutti vogliano scaricare le responsabilità ad altri, intanto Carlo è rimasto per un anno e mezzo a marcire in una delle prigioni più povere e malmesse del mondo, senza servizi e con molte persone in una cella piccola calda e soffocante, piena di polvere, sporca e al posto del bagno un secchio”.

“Sto male, molto male – continua Carlo D’Attanasio – probabilmente ho un tumore allo stomaco, ho sangue nelle feci. 

“Nel mese di novembre – continua Simonetta – la Farnesina ha inviato un documento per una richiesta di prestito, con promessa di restituzione, per €2600 per eseguire esami specialistici. Preventivo fornito direttamente dal Console onorario. Ma è una somma esorbitante per la Papua Nuova Guinea”. 

Il filmato messo in onda da “Italia 1” termina fuori dal Parlamento, quando il produttore del servizio televisivo Antonino Monteleone apostrofa Luigi Di Maio: 

“Le volevo parlare di Carlo D’attanasio un cittadino italiano detenuto in Papua Nuova Guinea”. Di Maio sembra interessato e risponde “Si” dimostrando la sua disponibilità. 

“Cosa pensa che possa fare il Ministero degli Esteri – incalza Monteleone – perché l’Ambasciata italiana a Canberra non ha mai fatto una visita in 18 mesi?”.

“Guardate – replica Di Maio – Noi nel rispetto delle prerogative di un altro Paese lavoriamo in collaborazione con loro… tutto quello che posso dire è che noi seguiamo l’evento con l’unità di crisi”

”No, volevamo sapere da lei, se si prende un impegno, perché ho letto il suo libro e cito le sue parole ‘abbiamo rimpatriato anche uno zoo con tanto di tigri feroci, poi una Fiat Panda con il conducente che non era disposto a lasciarla in Moldavia e un barboncino dal Messico che non poteva viaggiare assieme ai suoi padroni’ Questo è un cristiano però!” “Sì però questo barboncino del Messico non stava in galera”. 

Il servizio di Antonino Monteleone termina bruscamente quando Luigi Di Maio sale sull’auto blu leggermente imbarazzato. La storia Carlo D’Attanasio, invece, sembra molto lontana dalla conclusione.

Era partito per compiere un’impresa da record. E ora si ritrova in carcere. Quasi seicento giorni detenuto, “da innocente” dice lui. 

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