Come nasce il settimanale?

Vi spiego come nasce un settimanale.

Martedì si va in stampa. Mi alzo alle 5.00 e aspetto fino alle 6:30 per i ritardatari che non hanno ancora mandato l’articolo.

Alle 6.30 spaccasse il minuto faccio l’uploading, cioè mando il pdf alla rotativa. Ovviamente chiudendo gli spazi vuoti con articoli e fotografie dalla cartella “non si sa mai”.

Quando esce dalla rotativa, nel primo pomeriggio, una parte viene inviata a Wrap Away, il nostro distributore, mentre l’altra la vado a prendere caricando a fatica gli scatoloni nel retro dell’automobile dopo aver abbassato i sedili.

Apro la prima scatola controllo com’è venuto il “mio bambino”… Sì, scatole, perché lo faccio mettere nelle scatole, 200 copie alla volta, per il semplice motivo che la fascetta di plastica che mettevano attorno al pacco di giornali, rovinava le prime dieci copie in alto e le ultime dieci in basso.

SpotPress stampa bene e di solito mi compiaccio per il risultato. Telefono all’addetta alla spedizione che viene a prendersi gli scatololi. A volte delega il marito. Le copie per gli abbonati vengono imbustate, fornite di indirizzo, messe nei contenitori e portate alle Poste. Anche quelle per il Consolato che immancabilmente vengono rispedite al mittente. Perché continuare ad inviare qualcosa a qualcuno che non lo vuole? Ma io voglio così; prima o poi cambieranno il personale e metti caso che ai nuovi arrivati faccia piacere apprendere quel che succede nella comunità.

Mercoledì mattina Allora! è nelle edicole del NSW e di Canberra, fianco a fianco ai “giornaloni” importanti e, modestia a parte, ci sta bene e fa la sua figura.

A volte, per controllare se è stato distribuito bene, compro una copia. Vuoi mettere la soddisfazione di leggere una copia acquistata all’edicola invece di una presa gratuitamente dallo scatolone? Non ha paragone.

Beh, io lo trovo fantastico, ma si sa, ogni scarrafone è bello per mamma sua…

Giovedì disfo tutto e comincio a sistemare le pagine vuote, cambiare le date, controllare cosa ho in archivio o se c’è qualcosa da buttare perché ormai è vecchio come il cucco.

Nessuno manda niente il giovedì. Stessa cosa il venerdì.

Sabato mattina il telefono tace e l’internet sembra lento come la messa cantata… e comincia il panico. Esco con le pagine bianche? Potrebbe essere un’idea… uno di questi giorni lo faccio!

Nel pomeriggio comincio a rompere le scatole a destra e manca… qualcuno risponde, altri no.

Arriva domenica e comincia ad arrivare qualche cosina, poca roba perché tutti sembrano preoccupati a scrivere in Facebook, ad andare in giro in bicicletta oppure a spasso con il cane lungo le spiagge… c’è perfino chi va a messa!

Lunedì mattina sveglia prima dell’alba, buio e freddo. Perfino il fedele computer sembra più lento del solito e non riesce a capacitarsi cosa io voglia fare a quell’ora inumana…

Non è ancora sorto il sole e ricomincia la trafila: quando lo mandi questo benedetto pezzo?

Nel frattempo nasce il sole. Arrivano le email ma inevitabilmente qualcuno si dimentica di allegare il word… l’articolo. Altro messaggio: Guarda che non hai mandato niente!

È appena passato mezzogiorno quando, improvvisamente, sento suonare la carica e arriva la cavalleria: Marco manda venti o trenta articoli da riempire quattro giornali: “vedi tu se va bene” oppure “aggiusta tu perché avevo da fare” a volte “al posto degli accenti ho messo gli apostrofi” … “pensi che vada bene?” … “ se è lungo, taglia” … “se è corto che faccio?” … e via discorrendo.

E presto giunge la sera. Lunedì sera e tutto dovrebbe essere finito. Dovrebbe.

Ma durante la notte succede il miracolo, non so perché e non so come, ma domattina all’alba, cadesse il mondo, si va in stampa!

Oggi le attrezzature tipografiche sono “leggermente” migliorate. Comunque quando ho iniziato la mia carriera, la Cooperativa Galeati aveva un torchio e io ci facevo le bozze del giornale locale…

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