di Emanuele Esposito
Ci sono storie che non sono soltanto capitoli di cronaca, ma lezioni di vita e di identità. Storie che raccontano il coraggio di chi parte con poco in tasca ma con tanto talento nel cuore. Storie che dovrebbero essere insegnate nelle scuole, perché custodiscono i valori di cui è fatta la memoria di un popolo: sacrificio, creatività, famiglia, solidarietà.
La storia dei fratelli Melocco, arrivati da un piccolo borgo friulano fino a lasciare il loro segno incancellabile nel cuore di Sydney, appartiene a questa categoria. Nella maestosa Cattedrale di St Mary’s, ho avuto l’onore di presenziare alla presentazione del Tour dedicato ai fratelli Melocco, “Painting with Stone Walking Tours” organizzato dal Consolato Generale d’Italia a Sydney e dal Co.As.It. di Sydney.
Un’iniziativa che e’ già attiva ma con la presentazione di avvenuta alla Cattedrale si e’ dato l’ufficialità, sper che iniziative del genere siano oltre alla comunità italiana in futuro coinvolte anche le scuole pubbliche del NSW.
Alla cerimonia erano presenti il Console Generale d’Italia a Sydney, Gianluca Rubagotti, rappresentanti di Destination NSW – Turismo, dell’Istituto Italiano di Cultura, e soprattutto i discendenti della famiglia: Francesca Hynes e Peter Melocco. Quest’ultimo, da ragazzo, lavorò egli stesso nei cantieri della Cattedrale, proseguendo quella tradizione artigianale che i suoi antenati avevano portato dall’Italia all’Australia. La loro presenza ha reso l’evento ancora più intenso: un vero passaggio di testimone tra passato e presente, tra memoria e identità.
I Melocco venivano da Toppo, un piccolo borgo del Friuli Venezia Giulia. Il primo a partire fu Pietro, che nel 1908 raggiunse Sydney dopo aver studiato mosaico e marmo a New York. Fu lui a convincere il cardinale Moran a commissionargli il pavimento a mosaico della Cappella dei Santi Irlandesinella Cattedrale di St Mary’s. Con il guadagno ottenuto, riuscì a portare in Australia i fratelli Antonio e Galliano.
Così, nel 1910, nacque la Melocco Bros. Dal piccolo laboratorio di Redfern, passando per Parramatta Road, fino alla storica sede di Annandale, i tre fratelli costruirono un’impresa che avrebbe cambiato il volto della città.
I Melocco furono i primi a introdurre in Australia il terrazzo e a diffondere l’arte del mosaico e della scagliola, portando nel Nuovo Mondo la sapienza dei maestri italiani. Negli anni ’20 e ’30 arrivarono a impiegare fino a 200 artigiani, realizzando opere che ancora oggi parlano la loro lingua fatta di tessere di marmo, colori e creatività.
Secondo la storica Zeny Edwards, autrice di Painting with Stone (2025), il 90% delle opere decorative in marmo, scagliola e terrazzo realizzate a Sydney fino agli anni ’60 porta la firma dei Melocco. Un dato che dice tutto. I loro lavori sono disseminati nei luoghi più iconici della città: la Cappella degli Irlandesi e la Cripta di St Mary’s Cathedral, capolavori che racchiudono mezzo secolo di lavoro, la Mitchell Library, con la mappa di Tasman scolpita nel marmo, la Commonwealth Bank in Martin Place, con le colonne verdi in scagliola effetto serpentino, il sontuoso State Theatre, simbolo dell’opulenza degli anni ’20, la Dymocks Building e i suoi pavimenti in mosaico, l’Anzac Memorial, con il Well of Contemplation e la Hall of Memory.
E poi, opere ormai perdute come l’Hotel Australia e il Ta tersalls Club, fino alla residenza hollywoodiana di Boomerang House, affacciata sulla baia. La loro storia non fu priva di difficoltà. Durante la Grande Depressione e le due guerre mondiali, i Melocco dovettero affrontare la scarsità di materiali. Non potendo importare marmi dall’Europa, impararono a utilizzare le risorse locali, dai marmi del Queensland e del New South Wales alle nuove tecniche di terrazzo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la comunità italiana in Australia fu considerata “nemica” e molti furono internati. Anche i Melocco attraversarono momenti difficili, ma non smisero mai di lavorare e di costruire.
Il “Painting with Stone Walking Tours” presentato oggi, non è solo un’iniziativa culturale: è un atto di memoria collettiva. Racconta la storia di tre fratelli che, con talento, sacrificio e coraggio, hanno trasformato Sydney in un museo a cielo aperto di mosaici, terrazzi e scagliola. Come ha ricordato il Console Gianluca Rubagotti: “Non stiamo solo raccontando la storia di tre fratelli. Stiamo raccontando la storia di un’intera comunità che ha saputo lasciare un’impronta indelebile nel cuore della città”.
