Si rinnova il Consiglio generale degli italiani all’estero: dopo 6 anni di consiliatura – calcolando il rinvio dovuto alla pandemia – circa duemila “grandi elettori” all’estero – cioè i consiglieri dei Comites e i membri delle associazioni – all’interno delle assemblee paese dovranno votare i 43 nuovi consiglieri che, insieme ai 20 di nomina governativa, comporranno il nuovo consiglio.
Le elezioni si terranno ad aprile, in una data da definire subito prima o dopo Pasqua, in ogni caso entro il 23 del mese. Questo, in sintesi, quanto ribadito nel corso della riunione online convocata dal segretario generale Michele Schiavone, cui hanno partecipato il sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova, il direttore generale per gli italiani all’estero della Farnesina, Luigi Vignali, alcuni parlamentari eletti all’estero e gran parte dei consiglieri del Cgie.
Schiavone ha sollecitato ancora una volta Governo e Parlamento a mettere mano alla riforma delle leggi elettorali e a quelle sulla rappresentanza degli italiani all’estero. Per il Cgie, ha aggiunto, la Dgit ha previsto una tabella di marcia dal 3 al 23 aprile per la convocazione delle assemblee paese, cui partecipano i consiglieri dei nuovi Comites e i rappresentanti delle associazioni iscritte negli albi consolari. Da eleggere 43 consiglieri, suddivisi per Paese in base a quanti cittadini sono iscritti all’Aire. Una regola matematica che, quest’anno, esclude dal computo il Sud Africa, “battuto” per poche unità dall’Austria.
Questa la ripartizione dei 43 eletti in 17 diversi Paesi: 7 consiglieri per l’Argentina; 6 per la Germania; 5 alla Svizzera; 4 a Francia e Brasile; 3 al regno Unito; due agli Stati Uniti, al Belgio e alla Spagna, uno ciascuno per Australia, Canada, Austria, Venezuela, Uruguay, Cile, Paesi Bassi e Perù. Dunque 24 consiglieri in Europa, 3 in Centro e Nord America, 15 in America Meridionale e 1 in Asia, Africa, Oceania e Antartide.
L’assenza del Sud Africa, ha detto Schiavone, “è grave e irrispettosa dei diritti dei connazionali e della presenza economica, sociale e culturale della collettività lì residente”. Del tutto assente anche l’Asia, dove proprio quest’anno sono stati eletti per la prima volta nuovi Comites che “ora devono aver voce”.
Il Cgie, quindi, “chiede che venga rivista la tabella e ripristinati i principi fondamentali con cui il Legislatore ha garantito la rappresentanza diffusa attraverso il numero consiglieri che – ha ricordato – da 94 nel 2015 diventarono 63 a causa interventi di spesa pubblica attuati dal governo dell’epoca”.
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