È questa la fine per la città devastata dalle inondazioni? 

La città, devastata dal diluvio con conseguente catastrofiche di questo mese, è stata quasi spazzata via e ora la gente del posto, esausta, ammette di essere vicina alla sconfitta.

Lismore, nel nord del New South Wales, è stata distrutta da un’ennesima inondazione, dopo aver subito l’alluvione del 2017, dalla quale solo ora stava recuperando.

Questa inondazione, quasi metodica, segue le precedenti inondazioni del 1989, 1974 e 1954. Un argine installato dopo il 1999 ha trattenuto l’innalzamento delle acque all’inizio degli anni 2000, ma nulla ha potuto fermare le ultime inondazioni del 2022.

Ora, con le grandi piogge che arrivano sempre più veloci, più alte e più furiose, molti si chiedono se sia anche saggio ricostruire. 

Il professor Paul Burton, esperto di pianificazione urbana, ha dichiarato: “Sapendo quello che sappiamo ora, se iniziassimo da zero, costruiremmo una grande città qui? Risposta? Probabilmente no!” 

In tutto il Paese, 20 persone sono morte a causa delle inondazioni e a Lismore intere case, negozi e attività commerciali sono state completamente sommerse. Molti edifici sono stati danneggiati, altri sono stati distrutti, mentre alcuni sono semplicemente volati via. 

“È una zona di guerra – ha ammesso l’avvocato della città Sean Radburn – sembra che sia esplosa una bomba. È così straziante”.

Nel frattempo guardiamo con orrore le riprese televisive che mostrano una casa spazzata via dalla furia dell’acqua che si riversa nei suoi locali e la demolisce.

Anche con l’avvertimento dell’imminente incubo, le precauzioni, apparentemente infallibili da parte della gente del posto si sono rivelate irrimediabilmente insufficienti. 

Coloro che conservavano oggetti di valore e documenti vitali a 5 metri di altezza da terra, come raccomandato dal SES, hanno comunque perso tutto quando il livello dell’acqua ha sommerso fino a 7 metri di altezza…

Dopo aver speso tutto ciò che avevano per ricostruire e riprendersi dalle inondazioni del 2017, molti locali ora non hanno più nulla nelle loro riserve per rifare tutto da capo. La residente Michelle Stone ha fatto eco a molti nella città di 28.000 persone ammettendo: 

“Questa potrebbe essere la fine per noi. La città era già morta dopo il 2017. Stava appena iniziando a tornare in vita. Mi chiedo se tornerà di nuovo”.

Alcune persone sono già fuggite, ha rivelato, con un vicino che ha preso la famiglia e si è trasferito sulla costa dopo aver perso tutto. Ci si aspetta pienamente che ne seguiranno molte altre. 

Il pericolo di inondazioni è così alto che è praticamente impossibile ottenere un’assicurazione in città. Le quotazioni partono da $ 18.000 all’anno per arriavare ad oltre $30.000 per un piccolo negozio del centro città, e questo non include i contenuti.

Il centro della pista di pattinaggio Rollerworld di Lismore non ha un’assicurazione da oltre 20 anni, da quando ha ricevuto un preventivo di $30.000, dopo l’alluvione del 2000.

Il proprietario Craig Newby ora deve affrontare una fattura stimata di $100.000 per rimettersi in piedi ancora una volta e ancora non ha pagato i danni e i costi di riparazione del 2017.

“È davvero difficile – ha detto – Saremmo rimasti senza debiti solo per l’ultima alluvione alla fine di quest’anno, quindi non siamo stati in grado di mettere da parte i soldi per quest’ultima”.

Il professor Will Steffen, scienziato del clima, afferma che il costo economico della ricostruzione su una pianura alluvionale non ha più senso e il denaro dovrebbe essere investito in soluzioni più permanenti.

“È una cosa molto difficile – ha detto Steffen – perché le persone sono abituate a vivere in questa città da molto tempo. Ma onestamente, la situazione sarà davvero difficile, direi quasi impossibile continuare a vivere su queste pianure alluvionali”.

Le stime iniziali dell’assicurazione, per coloro che erano assicurati, sono state stimate a 2,5 miliardi di dollari, rendendo queste inondazioni il peggior disastro naturale mai avvenuto in Australia. 

Il professor Steffen ha aggiunto: “Sarà costoso trasferire la popolazione e il centro cittadino lontano dalle pianure alluvionali, ma non farlo sarà ancora più costoso. Ci vorrà un ripensamento piuttosto fondamentale, su tutta la linea, su come e dove ci svilupperemo in futuro”.

Ma spostare una popolazione da un’area all’altra può creare nuovi problemi altrove.

“A volte pensiamo che l’Australia sia un posto enorme: puoi sicuramente andare a vivere ovunque? – ha commentato Steffen – C’è molta terra, ma non è necessariamente adatta alla vita occidentale. Puoi spostarti da una pianura alluvionale alla cima di una collina, ma ora sei in una zona di incendi boschivi. Oppure puoi trasferirti in un campo, ma quello è terreno agricolo. Oppure puoi ripulire qualche foresta, ma è una terra ecologica vitale e spazza via le popolazioni di koala. O è terra di fratturazione del carbone, o terra di licenza mineraria… In alternativa, puoi andare dall’altra parte della Great Dividing Range, ma poi sei a 10 ore dalla grande città più vicina senza economia a sostenerla. È molto complicato. Ma deve iniziare con il divieto di nuovi sviluppi nelle pianure alluvionali”.

Tante domande e tante risposte che non risolvono il problema. Il costo del tentativo di trasferire Lismore e la sua popolazione è inconcepibilmente enorme, ma si potrebbe fare di più per almeno mitigare il peggior impatto delle future inondazioni.

Quando gli edifici vengono ricostruiti o riparati, sarebbe logico chiedersi cosa si può fare per renderli un po’ più resistenti. Forse è possibile montare case su palafitte, oppure progettare una sorta di difesa dalle inondazioni per proteggere aree particolari, come singole strade o insieme di edifici

Ma se non puoi proteggere l’intera città e non puoi spostare l’intera città è un vero enigma. Non è facile, ma bisognerebbe veramente decidere il futuro di Lismore. Basta promesse e soluzioni paliative. 

“Alla fine è una terra insidiosa – conclude il professor Will Steffen – Madre Natura ti prenderà sempre”.

Sono d’accordo solo a metà con il professore. In passato vennero fatti progetti da architetti italiani e proposte concrete da residenti come Floriano Volpato, per esempio. Queste soluzioni vennero rigettate solo per il loro costo e non per il loro valore. Ora, con la città disastrata dall’alluvione sarebbe ora di cominciare a pensare che tali costi sarebbero stati certamente minori della proposta di trasferire Lismore altrove.

Vogliamo smetterla di piangere dopo ogni alluvione e veramente lavorare perché questa città sia finalmente protetta?

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