La recente inondazione di Lismore e dintorni che ha gravemente danneggiato l’area ha spinto il nostro giornale a fare una piccola raccolta per aiutare con dei voucher qualche italiano residente nella zona. Mentre qualcuno ha perso più degli altri, sapevamo fin dall’inizio che non potevamo aiutare tutti, ma ci siamo prefissi di sensibilizzare i nostri sponsor, i nostri inserzionisti e collaboratori, al fine di dare un esempio da cui, forse, altri potranno prendere spunto.
Emanuele Esposito, di Uniti Italia nel Mondo, ha risposto immediatamente al nostro appello dimostrandosi anche molto generoso. Con questa donazione, insieme a quelle della Famiglia Gullotta, Adelina Manno, Famiglia Testa e Famiglia Lopreiato, abbiamo già acquistato voucher per 30 famiglie che, al momento della pubblicazione di questo articolo, sono stati già spediti per la distribuzione ai connazionali in difficoltà.
Esposito ha voluto esprimere le proprie opinioni sullo stato e la qualità di assistenza prestata ai connazionali negli ultimi anni dalle istituzioni italiane, non per ultimo in risposta alla crisi di Lismore e dintorni.
“Quel poco che ho donato – ha dichiarato Esposito – certamente non risolverà la situazione. L’Australia è un Paese generoso e sono convinto che il governo federale terrà fede alle loro promesse d’aiuto. Quello che noi possiamo fare, ma non abbiamo fatto fino a questo momento, è far sentire ai nostri connazionali la nostra vicinanza, la nostra solidarietà.”
“Purtroppo, – ha aggiunto Esposito – mi spiace sottolineare, ma ho avuto modo di avvertire una mancanza di presenza delle istituzioni italiane in questa tragedia di Lismore, dove secondo le statistiche AIRE risiedono più italiani nell’area delle Northern Rivers, tra Ballina, Lismore e Byron Bay (2,412) che non in Ucraina (1,903). Eppure per l’Ucraina è intervenuto perfino il CGIE, con incontri su Zoom per fare non so quale cosa. Le immagini di Lismore sono arrivate in Italia ma nessuno si è minimamente mosso.”
“Il governo italiano, il mese scorso ha inviato a Kiev 110 milioni di Euro a fondo perduto, e non parliamo delle armi, mentre i nostri connazionali all’estero – come gli italiani di Lismore – che a pari degli ucraini hanno perso tutto, la casa, gli affetti e ricordi della vita stessa, non hanno neanche accesso ad una minima assistenza o ad un addetto consolare itinerante.”
Esposito ha voluto ricordare che il soccorso ai connazionali deve superare le barriere della politica. “Sono contento di aver contribuito, insieme a Rocco Papapietro, mio compagno di avventura in questa iniziativa di rappresentanza e non abbiamo esitato a dire sì. La nostra filosofia – continua Esposito – e quella di Uniti, è nata per aiutare la comunità italiana, indipendentemente dalla politica, da destra o sinistra.”
Esposito ha ricordato inoltre come gli Italiani di Lismore rappresentino una realtà non solo storica ma anche attuale, ben più importante delle manovre interne dei personaggi che fanno vita pubblica. “Conosciamo quasi tutti la storia di New Italy, dei sacrifici che hanno fatto i padri e i nonni di questi italiani. I connazionali di Lismore non è gente debole, non è gente che si abbatte facilmente, ma in questo momento hanno bisogno della nostra vicinanza. Molti hanno attività commerciali distrutte e come è ben noto non ci sono polizze assicurative accessibili a Lismore.”
“Mentre spendiamo soldi per il CGIE, per rimborsare ai rappresentanti dei Comites d’Australia e delle associazioni vitto e alloggio per eleggere un solo rappresentante che va sì e no una volta all’anno in Italia, ai problemi reali non si porge lo sguardo. Noi dobbiamo dare delle risposte a questi italiani perché di Lismore ce ne saranno altre. Viviamo in un mondo dove il clima è cambiato e dobbiamo affrontare delle emergenze mentre le istituzioni italiane sono state completamente assenti.”
“Dove sono i nostri rappresentanti eletti alla Camera e al Parlamento? Vorrei vedere la presenza delle istituzioni, sarebbe stato bello che una delegazione istituzionale del consolato insieme al Comites, magari assieme ai due parlamentari, andassero a Lismore. Sarebbe bastata la presenza, la vicinanza, un incontro con gli esponenti locali.”
“Gli italiani d’Australia si sono sempre dimostrati vicini all’Italia, quando sono state fatte delle raccolte per terremoti e disastri vari, hanno sempre risposto positivamente. Gli italiani hanno ora bisogno di una presenza, di una vicinanza che non è contraccambiata. Non sono tanto i $50 o $100 alla famiglia, ma è il gesto di umanità di vicinanza, gli fa sapere che noi ci siamo diamo una mano.”
Esposito si è detto rammaricato delle strategie utilizzate dal governo italiano nel rapporto tra Made in Italy e italiani all’estero. “A che cosa serve, – ha detto Esposito – ad esempio, aver dato 5 milioni alle Camere di commercio? Ci siamo ritrovati ad assistere ad alcune iniziative, come quella dell’Italian Sounding, che hanno messo in cattiva luce tante piccole aziende familiari italo-australiane che operano nel settore alimentare e che da generazioni portano avanti le loro tradizioni. D’un tratto sono stati tacciati di falsificare il made in Italy. Ma scherziamo?”
“Le famiglie italiane nel mondo comprano al supermercato prodotti italiani, dal pomodoro pelato al pacchetto di spaghetti. Il 90% dei consumatori è italiano e contribuiamo ogni giorno al benessere dell’Italia. Pensate se, per esempio, per un mese gli italiani all’estero non comprassero più prodotti italiani: le aziende italiane correrebbero il rischio di fallire. Se facessimo lo sciopero del Made in Italy, così per dire, molte aziende in Italia dovrebbero chiudere i battenti. Questo è il punto.”
“Con i soldi dati alle Camere di Commercio, durante il Covid-19, si sarebbero potute attivare delle iniziative per incontri a distanza, per riconnettere il tessuto sociale delle comunità italiane all’estero. Le persone in Australia si sono chiuse in casa, e molte sono ancora in casa, per questo il tasso di demenza in Australia è alto, specialmente tra gli italiani, perché molti si trovano soli, davanti alla televisione, a guardare Rai Italia, 24 ore al giorno mentre fuori, la realtà in Australia non è quella che vedono sullo schermo.”
“Ma tornando all’argomento di Lismore, noi gruppo Uniti Italia nel Mondo abbiamo risposto con un gesto, non perché vogliamo farci pubblicità, ma perché vogliamo aiutare. Alle prossime elezioni parlamentari sarò candidato per portare questa mia visione al servizio dei connazionali all’estero.”
“A Lismore – ha continuato Esposito – già dal primo giorno ci sarebbe dovuto essere qualcuno, un responsabile del consolato, per assicurare una presenza, per farsi un’idea della situazione, bisognava andare lì, subito, immediatamente a chiedere: “cos’è che avete bisogno?” Non è che inviamo i nostri rappresentanti in giro per il mondo per farsi selfie e post sui social, perché a fare selfie e post siamo bravi tutti. No, ci vuole la presenza fisica e anche materiale. Chiedere di cosa avete bisogno e dare risposte,” ha concluso Esposito.
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