La celebrazione, come la intendiamo noi italiani, non è in effetti una celebrazione a 360 gradi. Noi abbiamo la capacità, oltre che la convinzione di essere in linea con “l’inclusione” e che in effetti trascuriamo volutamente.
Quest’anno, come già in anni precedenti, ho voluto creare un menu Italiano contaminato o influenzato (tanto per rimanere in tema con il periodo che stiamo vivendo) dalla cucina Indiana. Certo, per moltissimi italiani è assurdo pensare a delle combinazioni così forti, almeno all’apparenza, ma, se ben bilanciate, ci regalano un’esperienza sensoriale incredibile.
Tra i piatti multiculturali si potranno assaporare le friselle al pomodoro, paneer e basilico, gnocchi al pesto, fettuccine di pasta fresca alla boscaiola, spaghetti tandoori e meatballs, Panna Cotta alla rosa e chai di cocco serviti con un cannolo mignon. Il tutto con un bicchiere di vino non-alcolico.
Per me è stato come abbinare una bella cravatta piena di colori su un abito scuro e senza senso. Non che io voglia dire che la cucina non abbia senso, tutt’altro! Ciò che voglio dire è che bisognerebbe osare e provare prima di giudicare.
Nel mio immaginario culinario, ho sempre visto la cucina fusion come un ritorno economico per le aziende italiane che esportano a gran pompa e che possa aiutare a crescere le piccole e medie aziende che hanno ancora bisogno di farsi conoscere. (Luigi De Luca)
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