Gli emigrati vanno ricordati!

In ogni paese d’Italia c’è un monumento ai caduti-dispersi delle guerre, 15/18 et 39/45, gli emigrati non chiedono monumenti ma che perlomeno ci sia una traccia in anagrafe comunale, non siamo del tutto dispersi! Siamo alla fine delle associazioni regionali, che riuscivano a riunire, in occasioni festive centinaia di compaesani, corregionali, connazionali, purtroppo questa è una storia praticamente finita.

Alcuni giornali accusano i presidenti di queste associazioni moribonde, di incompetenza e mancanza di lungimiranza, incapaci di interessare i giovani, e far vivere i sodalizi dei loro padri, sono accuse imbecilli, infondate, fatte da giornalisti che non hanno capito niente. Come presidente di Fogolâr Furlan posso parlare dell’emigrazione friulana, ci sono state due grandi ondate quella del 1920 e quella del 1946 venuta in rincalzo, entrambe hanno esportato decine di migliaia di friulani su ogni continente.

La matematica non è un’opinione, la demografia neppure, gli anni passano, e gli emigrati che rimangono sono pochi ed anziani, le seconde generazioni non hanno nessun obbligo, né alcun interesse a mantenere in vita delle associazioni che non hanno né creato, né voluto, e di cui non sentono il bisogno. Sono leggi naturali, tutto nasce, cresce, poi muore, vale anche per le associazioni, pretendere che le seconde e terze generazioni mantengano in vita i sodalizi dei nonni è pura utopia. Si tratta di realtà che non possiamo negare, anche tutte le ‘’Case degli Italiani’’ nel mondo sono sparite o in difficoltà.

Allora cosa facciamo? Ci mettiamo a piangere? Certamente no! Innanzitutto, si deve conservare, incentivare gli organismi chiamati Ente… Friulani, Pugliesi, Veneti, Siciliani ecc. nel Mondo, per accompagnare, possibilmente trasformare le vecchie associazioni, sviluppando il loro ruolo per la Memoria e la Storia, inoltre, ora fanno parte della cultura del Paese in cui si trovano e si deve farlo sapere. Poi è assolutamente necessario che tutti comuni d’Italia aggiornino le loro anagrafi implicando la popolazione, e che nell’atrio del Municipio, accanto al bollettino della Vittoria firmato da Diaz, si abbia accesso al sito web comunale, rubrica “Ma dov’è finita la nostra gente”.

L’Emigrazione deve entrare nella Storia Nazionale, Regionale, Comunale, ha i suoi grandi uomini, c’è già il mercenario Garibaldi, e gli emigrati Mazzini, Pertini, ma dopo di loro migliaia di Italiani hanno scritto pagine di Storia, modificando la faccia del mondo, faccio solo due nomi di ‘’emigrati’’ di peso, Amadeo Peter Giannini fondatore della Bank of America e Fiorello La Guardia sindaco di New York e uomo politico americano, non alimento il campanilismo e non parlo dei mosaicisti friulani che ha fatto il mondo più bello dall’Opera Garnier di Parigi alle stazioni del subway di New York.

Ai nostri discendenti non interessa il Fogolâr Furlan ormai fuori uso, anacronistico, ma voglia o no le loro radici sono friulane, hanno sangue friulano nelle vene ed il nostro dovere è quello di mantenere vive queste radici, gli Enti di cui ho parlato non bastano più, sono i sindaci e la popolazione del paese a poter dire all’australiano, con origini di Bagnaria Arsa o di Claut ..’’qui c’è la culla della tua famiglia’’, vieni a rigenerarti, ti accoglieremo, ci racconterai…’’ Si tratta di Storia e di turismo delle radici, certo, ma anche di riconnessione tra famiglie, sono progetti di lungo respiro, per noi ‘’vecchi emigranti’’, sarebbe il gesto di fraternità di cui abbiamo bisogno, eravamo ‘’pidocchiosi morti di fame’’, fuoriusciti in cerca di una vita migliore, ma il paese cercandoci, ci reintegra tra la popolazione, niente monumenti, solo dei ‘’files’’ aggiornati, dopo una ricerca personale segno di rispetto.

Alcuni Fogolârs hanno iniziato da anni questo lavoro di ricerca, basti pensare al libro Blocchi di Pietra e gusci mandorle (Decitre) in cui si racconta vita e miracoli di emigrati friulani, cosa dire dei nove viaggi in Siberia del friulano- parigino Romano Rodaro, alla ricerca dei friulani che nel il 1° gennaio del 1900 lavoravano alla costruzione della transiberiana in riva al Lago Baikal, un paesino che si chiamava Missavoya diventato in seguito Babuskin, Romano è diventato cittadino onorario di Babuskin, aiuta il pope-muratore a ricostruire la chiesetta del paese, manda quattro soldi in ricordo di quei pionieri friulani ‘’compaesani’’ che hanno fatto arrivare il treno in Siberia.

Romano ha rintracciato antenati ed addirittura dei discendenti dimenticati, come Albina Rugo di Irkustk con cui è sempre in contatto, il nonno Sante Rugo era di Campone comune di Tramonti di Sotto, morto e sotterrato senza un tocco di campana in Siberia. La Russia è in guerra, ma ultimamente abbiamo potuto far pervenire al pope Alexei di Babuskin la nostra busta, abbiamo fatto mandare delle cartoline, ‘’dal Friuli con amore’’ ad Albina di 86 anni, ma se non è il paese di origine che mantiene il contatto, alla dissoluzione del Fogolar più nessuno penserà ai friulani ed ai Rugo della Siberia, questo non è normale per un paese evoluto come l’Italia.

L’esempio dei Fogolars e dei loro membri ‘’etnologhi’’ va generalizzato, gli Enti, i Comuni, le associazioni devono collaborare, condividere archivi, schedari, indirizzari, ma forse è già troppo tardi…la ”pasade” (campana a morto) non suonerà per noi.

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