La comunità italiana del NSW celebra il Cavaliere Luigi De Luca

di Emanuele Esposito

In una serata elegantemente affacciata sul mare, la comunità italiana del NSW si è riunita per celebrare uno dei suoi volti più autorevoli e più amati: Luigi De Luca, al quale è stata conferita l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

 Non una semplice cerimonia. Non un evento come tanti. Piuttosto, un abbraccio collettivo, un momento sospeso tra memoria, riconoscenza e rinascita. Un frammento di storia comunitaria condivisa.

Lo ha detto lui stesso, con parole che hanno attraversato la sala come un’onda emotiva: “La voglio condividere con voi, perché questa rinascita è come se io fossi rinato stamattina. 

Mi sono svegliato con questa rinascita. Le persone presenti sono importanti nella mia vita e nella vita della mia famiglia. Ecco perché siete qui.” Parole che non appartengono alla retorica delle celebrazioni, ma alla sincerità di un uomo che ha scelto di aprirsi, di mostrarsi, di restituire alla comunità ciò che la comunitità ha rappresentato per lui. Da oltre quarant’anni, Luigi De Luca rappresenta in Australia una delle voci più autorevoli della gastronomia italiana.

La sua carriera è un mosaico fatto di passione, etica professionale e dedizione civile: 1993: promotore del primo corso professionale di gelateria artigianale italiana presso il TAFE, evento che portò al riconoscimento ufficiale della professione di gelatiere nell’ASCO. 

Collaborazioni con istituzioni italiane e australiane per valorizzare l’olio extravergine, la pasta, il gelato e la cultura mediterranea. Riconoscimenti del Governo australiano per attività umanitarie nei Paesi in via di sviluppo. Creazioni di gelati tematici dedicati a figure storiche e battaglie civili, dalla nonviolenza alla tutela delle donne.

La cerimonia giunge in un momento simbolico e storico: la cucina italiana è stata appena riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio Immateriale dell’Umanità, rendendo la celebrazione di De Luca ancora più significativa. 

Durante la serata sono intervenuti: Brad Bennett, Le Culinarie Hospitality Institute, Pino Salerno, fondatore del ristorante Acqua Luna, Emanuele Esposito, giornalista e rappresentante della comunità. Francesco Giacobbe, Senatore. Tre prospettive diverse, un’unica conclusione: Luigi è un punto fermo.

 Un professionista competente. Un uomo che ha saputo unire cultura, servizio e umanità. La disciplina ricordata da Bennett, l’anima raccontata da Salerno, la testimonianza sociale ed etica descritta da chi scrive: tutti elementi che formano il ritratto di una persona che ha dato più di quanto abbia mai preteso. 

E poi ha parlato lui. Non del gelato. Non dei successi. Non dei riconoscimenti. Ha parlato dei sacrifici. Ha ricordato le partenze dolorose, le valigie leggere e il cuore pesante, gli sguardi dei figli piccoli lasciati a casa, la forza discreta della moglie che ha retto il peso di un impegno vissuto lontano. 

Ha ricordato Salvatore, che da bambino non capiva perché il padre dovesse sempre ripartire. Ha ricordato Virginia, capace di soffrire per gli altri prima che per sé stessa. Finché ha pronunciato una frase che resterà impressa in chi era presente: “La gioia è grande. Ma è grande anche il dolore che ho seminato senza volerlo.” Pochi sanno riconoscere il prezzo delle proprie vittorie. 

Luigi lo ha fatto con una dignità rara. E quando ha sollevato la pergamena dell’onorificenza, ha aggiunto: “Questo riconoscimento non è solo mio. È di mia moglie, dei miei figli.

 È vostro.” La sala si è fermata. Per una frazione di secondo, tutto il resto — titoli, protocolli, cerimonie — è scomparso. 

Ora, permettetemi una riflessione personale. Chi mi conosce sa che non uso filtri. Scrivo ciò che vedo, ciò che penso, ciò che è giusto dire. Anche quando non conviene. Viviamo tempi in cui non mancano miniature di dittatori, figure che si ammantano di una democrazia di facciata, pronta a essere invocata solo quando fa comodo. 

Io no. Io resto come sono: ostinato, diretto, libero. Non devo ringraziare nessuno, non ho scheletri nell’armadio, la mia libertà non ha prezzo. 

Ed è proprio per questo che oggi posso dirlo serenamente, senza timore di sembrare adulatore: La nomina di Luigi De Luca è una delle pochissime, autentiche, sacrosantemente meritate onorificenze degli ultimi anni. 

In un panorama in cui spesso si distribuiscono medaglie come fossero gadget, questa — finalmente — torna a significare qualcosa. 

Luigi è stato consigliere del Comites con serietà, idee concrete, nessun tornaconto personale. Durante il Covid, mentre molti parlavano, lui agiva. Sempre con rispetto, sempre con onestà, sempre con la comunità al centro. 

Se avessimo più persone così, e qualche arrogante e ipocrita in meno, la comunità italiana del NSW sarebbe un luogo migliore. Più adulto. Più unito. Più vero. Per questo oggi voglio dirlo ancora:

Auguri, Luigi. E grazie. Grazie per ciò che fai, per ciò che sei, per ciò che rappresenti. In un mondo che urla, tu hai scelto il silenzio del laboratorio. In un mondo veloce, tu hai scelto la cura. 

In un mondo che dimentica, tu hai scelto la memoria. Ed è questo, più di qualunque titolo, che ti rende grande. Cavaliere Luigi De Luca, questa comunità ti appartiene. E soprattutto, tu appartieni a noi.