A nome degli Alpini, Giuseppe Querin traccia il passaggio dallo spirito del Triveneto alla Baita di Austral: cinquant’anni di solidarietà e tradizione
Nel grande mosaico dell’emigrazione italiana, poche realtà raccontano la tenacia, l’amicizia e la memoria come quella degli Alpini di Sydney. A parlarne è Giuseppe Querin, uno dei punti di riferimento della Sezione Alpini di Sydney, che nel corso dei decenni ha saputo trasformare un gruppo di ex militari in una comunità viva, attiva e profondamente legata alla propria storia.
“L’Associazione Nazionale Alpini di Sydney nasce nel 1976” – racconta Querin – “staccandosi dall’allora unica sezione in Australia, che aveva sede ad Adelaide. Erano anni in cui gli emigrati dal Nord Italia erano numerosi, molti dei quali avevano servito nell’Esercito da Alpini. Ma più di tutto erano uomini che volevano trasmettere l’amore per la montagna e le radici del Triveneto, dove il ricordo della Prima Guerra Mondiale era ancora vivo.”
Da quei primi incontri sociali e culturali nacque qualcosa di più di un’associazione: una famiglia. Gli Alpini portarono avanti valori autentici – l’amicizia, la solidarietà, il servizio – e li tradussero in iniziative concrete.
“Organizzavamo raduni, pranzi, gite, momenti di musica e canto” – prosegue Querin – “ma soprattutto abbiamo sempre voluto trasmettere alla società australiana il valore alpino: quello dello spirito di corpo e del ‘fare per gli altri’.”
Uno dei momenti più significativi nella storia del gruppo è stata la realizzazione del Monumento agli Alpini, situato presso lo Scalabrini Village di Austral. “Da quando è stato inaugurato, è diventato il cuore delle nostre celebrazioni” – spiega Querin – “un luogo dove ogni anno ricordiamo i caduti e rinnoviamo la nostra promessa di non dimenticare.”
Negli anni, il gruppo di Sydney ha anche partecipato alle Addunate Nazionali degli Alpini d’Australia, eventi itineranti che ogni anno si tengono in una città diversa: momenti di festa, ma anche di commozione e di ritrovo con amici e parenti lontani. “In molti di noi hanno portato con orgoglio la bandiera della nostra sezione e quella australiana anche alle addunate in Italia” – racconta – “ogni volta era un’emozione grandissima.”
Ma l’opera più grande, simbolo tangibile del legame fra tradizione e futuro, è stata la costruzione della Baita Alpina di Austral. “È stato un sogno realizzato grazie al sostegno del Board dello Scalabrini Village, dei nostri soci e di tanti volontari che hanno lavorato e donato tempo e risorse” – spiega Querin con gratitudine. “L’inaugurazione, nel 2016, durante l’incontro intersezionale delle sezioni alpine d’Australia, è stata un momento indimenticabile, con la partecipazione di autorità italiane e australiane. Quella Baita è oggi la nostra casa.”
La storia degli Alpini di Sydney è anche una storia di solidarietà concreta. “Abbiamo organizzato raccolte fondi per ogni calamità che colpiva l’Italia o altri Paesi: terremoti, alluvioni, emergenze di ogni tipo. Gli Alpini sono sempre stati generosi, pronti ad aiutare chi aveva bisogno.”
Tra le iniziative più sentite, Querin ricorda con emozione le campagne per la ricerca contro la leucemia infantile, in collaborazione con il dottor Dallapossa, figlio di un alpino.
Ma anche eventi culturali e musicali che hanno lasciato il segno: “Abbiamo avuto l’onore di ospitare cori alpini provenienti dall’Italia, come quello di Milano, che ha incantato non solo gli alpini ma tutta la comunità, con concerti al Conservatorio di Sydney e perfino all’ospedale pediatrico di Westmead, dove hanno portato canti natalizi e sorrisi ai bambini.”
Nel 2015, in occasione del centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, la sezione di Sydney ha promosso la proiezione di un film di un’ora dedicato agli eventi del 1915, coinvolgendo oltre 400 persone. “Fu un momento di grande partecipazione e riflessione” – racconta Querin – “culminato poi nella commemorazione della fine della guerra. Questi eventi ci ricordano chi siamo e perché continuiamo a portare il cappello con la penna nera.”
Per Querin, essere alpino è molto più che un ricordo di leva: è un modo di essere e di vivere. “Essere alpino è una cosa precisa. Quando si è alpino, lo si è per tutta la vita. Io sono nato nel Veneto, e le nostre montagne, la nostra storia, ti rendono orgoglioso di portare quel cappello, simbolo dei nostri padri e dei nostri nonni che hanno difeso con coraggio la patria.”
Il legame con la memoria è fortissimo, specialmente nel Nord-Est, dove ogni paese custodisce monumenti e ossari che ricordano i caduti. “Chi cresce con il canto alpino nel cuore sa che far parte di questa famiglia significa appartenere a una comunità che purtroppo col tempo si riduce, soprattutto da quando è venuto meno il servizio militare obbligatorio. Ma lo spirito non muore: si trasmette.”
Quest’anno, in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, gli Alpini di Sydney si ritroveranno davanti al loro monumento al Villaggio Scalabrini di Austral.
“Domenica 2 novembre, durante la cerimonia, vogliamo rivolgere un pensiero ai nostri caduti di tutte le guerre, ai commilitoni che riposano qui in Australia e ai nostri cari, poiché coincide con la giornata dei defunti” – conclude Querin con commozione.
Parole che racchiudono l’essenza di una storia lunga quasi cinquant’anni: quella di un gruppo di italiani che, lontano dalle proprie montagne, ha continuato a portare in alto lo spirito alpino, unendo memoria, servizio e amicizia sotto l’orgoglio di un cappello con la penna nera.
