Le Tracce d’Italia

Una serie valorizza il contributo di italiani illustri al patrimonio culturale australiano
Sydney si prepara a vivere un’esperienza culturale all’insegna della riscoperta delle radici italiane nella terra dei canguri. L’Istituto Italiano di Cultura, guidato in questo periodo dal Console Generale Gianluca Rubagotti in veste anche di direttore ad interim, lancia due iniziative per valorizzare il contributo italiano al patrimonio culturale australiano.

La prima serie, “Traces of Italy – Legacies of Italians Shaping Australia’s Cultural Landscape”, nasce proprio dalla volontà di far conoscere e valorizzare quel patrimonio culturale che spesso resta nascosto o poco conosciuto. 

“Molti conoscono il contributo degli italiani in vari ambiti della vita quotidiana australiana, ma raramente si parla dell’apporto artistico e culturale che è stato invece fondamentale nel corso dei decenni.”

Il progetto ha preso il via giovedì 17 luglio, con un evento dedicato alla figura di Carlo Felice Cillario, considerato “padre” dell’opera in Australia. E’ stato presentato il libro del professor Stephen Mould, esperto di musica e docente al Conservatorio di Sydney, che ha ricostruito la vita e la carriera di questo maestro dal talento straordinario. Presente anche il maestro Daniel Smith, direttore d’orchestra australiano di fama internazionale.

La serie proseguirà il 31 luglio con un incontro dedicato ai Fratelli Melocco, pionieri dell’arte “painting with stones”, che con i loro mosaici e decorazioni hanno abbellito edifici iconici di Sydney. Sempre all’interno di “Traces of Italy” verrà poi raccontata la figura meno nota ma altrettanto importante di Cesare Vagarini, restauratore e pittore autore di opere a carattere mariano nella chiesa di Waverley.

In parallelo, prende il via la seconda serie, “My Italian Connections – Australian Creatives Inspired by Italy”, che esplora il lato inverso del legame culturale: come l’Italia, con la sua storia e la sua arte, influenzi e ispiri artisti australiani contemporanei. “Non sempre è un legame diretto o immediato, ma scavando un po’ emerge sempre un rapporto profondo con l’Italia”. 

Prossimo appuntamento il 24 luglio con Shazia Imran, artista pakistano-australiana che ha esposto in Italia e ha tratto dalla cultura italiana stimoli importanti per il suo lavoro.

L’Istituto Italiano di Cultura di Sydney ha ospitato lo scorso 17 luglio la presentazione del libro “Carlo Felice Cillario: Italian Maestro of the Australian Opera” di Stephen Mould, nell’ambito della nuova serie culturale “Traces of Italy – Legacies of Italians Shaping Australia’s Cultural Landscape”.

L’evento ha visto protagonisti Stephen Mould, autore della biografia, e Daniel Smith, direttore d’orchestra australiano di fama internazionale, in una conversazione che ha spaziato dalla vita del maestro italo-argentino Cillario alle sfide della direzione d’orchestra contemporanea.

Il Console Generale Gianluca Rubagotti ha aperto la serata spiegando l’obiettivo della serie: “Ci sono alcune tracce che sono visibili, ma ci sono alcune altre che sono nascoste ed è esattamente la nostra intenzione attraverso questa serie di rimuovere le malattie e di mostrarle in tutto il loro significato.”

Uno dei momenti più emozionanti della serata è stato il racconto di Mould della sua visita alla casa di Cillario a Castel San Pietro Terme, vicino Bologna. “Sono entrato e ho trovato in un certo stato le scuole, c’erano lettere, l’apertura della notte, lettere che i cantanti scrivevano ai conduttori, c’era una straordinaria biblioteca di musica,” ha descritto l’autore. “È stato come un momento scoppiato nel tempo… c’erano tutti i conduttori, i battoni, le roba, gli schiati, era la cosa più straordinaria.”

La presentazione ha incluso materiale audio-video dell’iconico “Vissi d’arte” dalla Tosca del 1964 al Covent Garden con Maria Callas. Come ha spiegato Mould, Callas disse a Cillario: “Quando vengo a cantare Vissi d’arte, non voglio seguire te, voglio che tu segua me.” Un aneddoto che ha illustrato il rapporto particolare tra i due artisti.

Daniel Smith ha commentato la registrazione sottolineando l’importanza del lavoro di squadra: “Non è una persona, non è lui, non è Cillario, non sono i membri individuali dell’orchestra, sono tutti insieme come team…perfetto.” Un momento significativo della discussione ha riguardato le opinioni contrastanti di Cillario sulla Sydney Opera House. Mould ha rivelato che il maestro aveva definito l’Opera House come avente “il più terribile acustico del mondo. Un disastro acustico.” Tuttavia, come ha precisato: “Ha apportato il miglioramento massimo consentito, ma il suono era già compromesso e continua ad esserlo nonostante il suo intervento.”

Daniel Smith ha affrontato il delicato tema dell’ego nella direzione d’orchestra: “Penso che per essere sul palco bisogna avere un ego… Ma ci sono due tipi di ego, uno positivo e uno negativo.” Smith ha descritto il ruolo del direttore usando diverse metafore: “Uno è la polizia… credo che sia in parte un mago… ma ancora più importante di questi tre è essere un diplomatico.”

Ha poi condiviso un aneddoto personale legato al suo debutto alla Scala: “La mia prima esibizione fu La Traviata al Teatro dell’Opera di Roma, con Angela Borghio nel ruolo di Violetta e Renata Bruson Pappè in quello di Germont… mi spaventai moltissimo.”

L’evento ha messo in luce come l’influenza di Cillario si estenda ben oltre i suoi anni di attività. Come ha sottolineato Smith: “Puoi percepire la direzione che prendeva in modo naturale, ed è così che gestiva anche gli ego… è stato un maestro in ogni contesto, e mi considero fortunato ad averlo conosciuto.”

La serata si è conclusa con un vivace dibattito sui metodi tradizionali rispetto a quelli moderni nella direzione d’orchestra, durante il quale Smith ha osservato che i grandi maestri del passato “usavano tutto il corpo… non si trattava solo di seguire la bacchetta.”

Il volume di Stephen Mould rappresenta il primo appuntamento della serie “Traces of Italy”, che mira a esplorare il contributo spesso sottovalutato degli italiani alla cultura australiana. 

Come ha precisato il Console Rubagotti: “Il contributo degli italiani in Australia è molto apprezzato per ciò che chiamiamo lifestyle, ma ci sono molte altre sfere che meritano di essere esplorate.”