“Little Italy,” attenti alla speculazione

Il censimento del 2016 ha rivelato che Leichhardt ospita meno di 500 residenti nati in Italia, un calo del 42% rispetto al 2001. Ma chi ci guadagna dal rinominare Leichhardt in “Little Italy”? In primo luogo i proprietari di immobili, che negli ultimi due anni hanno visto un balzo ben più alto del resto dei sobborghi circostanti.

I cambiamenti demografici hanno trasformato non solo Leichhardt in un quartiere che di italiano ha soltanto qualche rudere di proprietà di un ristretto numero di individui e organizzazioni comunitarie ma, come ha più volte evidenziato il noto demografo Mark McCrindle, oltre a Leichhardt, Petersham ha visto svanire la comunità portoghese e Marrickville perdere gran parte della sua eredità greca.

Il vero asset di questi centri, sempre secondo McCrindle, è l’aumento dei prezzi delle case e il progressivo cambiamento socio-culturale delle aree, che da proletarie sono divenute borghesi, con la conseguente rivalutazione degli immobili e l’arrivo dei ‘developers’. Oggi, i sobborghi di Sydney sono definiti più dal loro status socio-economico e dal capitale che dal loro background culturale.

Mentre gli italiani un tempo dominavano la zona dell’Inner West, pochi dei loro figli possono permettersi di spendere oltre 1,5 milioni di dollari per una prima casa, quindi si trasferiscono altrove. A Leichhardt, dopo che i prezzi degli immobili sono scesi di circa il 15,8% nel biennio 2018-2019, la costante retorica del “Little Italy” sta contribuendo a far lievitare nuovamente il valore di case e fabbricati.

Da un sobborgo vecchio stile e sottosviluppato, Leichhardt e la sua “Little Italy” sono già diventate oggetto di piattaforme e coalizioni politiche trasversali in vista delle prossime elezioni comunali del 4 dicembre, ma soprattutto una possibile preda degli speculatori edilizi, grazie alla riqualificazione di terreni ad alta densità abitativa che favoriscono il sorgere di centinaia appartamenti.

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