Una messa in suffragio di Padre Nevio Capra CS è stata celebrata presso la parrocchia di San Giuseppe a Moorebank nel settimo anniversario della dipartita del sacerdote scalabriniano.
La cerimonia ha acquistato ormai un carattere annuale per ricordare la figura del primo cappellano della comunità cattolica italiana a Moorebank, il cui apostolato risale ai primi anni settanta e che i fedeli non hanno dimenticato per il contributo alla fede pratica e al servizio ai poveri e agli anziani. Hanno preso parte alla Santa Messa oltre 80 fedeli, amici di lunga data e dipendenti dei Villaggi Scalabrini di cui Padre Nevio ne è stato principale propulsore per oltre 40 anni.
Ad offrire il sacrificio eucaristico sono stati i chierici somaschi, padre Matthew Velliyam Crs, parroco di San Giuseppe e padre Johnson Malayil Crs, quest’ultimo in visita a Sydney. Il rapporto tra i somaschi e gli scalabriniani ha inizio con lo stesso fondatore dei Missionari di San Carlo, San Giovanni Battista Scalabrini, il quale fu studente dei padri somaschi presso il Pontificio Collegio Gallio di Como negli anni 1857-1860.
Padre Johnson, nell’omelia ha ricordato come ogni cristiano sia chiamato a mettere l’amore per Dio e l’opera del Suo Regno al primo posto e lasciare che il resto venga da sé. “Al giorno d’oggi siamo troppo preoccupati con i beni materiali e la fama, cerchiamo di diventare qualcuno e far accrescere le cose che vediamo – la casa, la macchina, la carriera. Il Signore ci dice, invece, che il frutto matura soltanto se mettiamo il nostro lavoro al servizio del Regno di Dio”.
Esempio di questo è stato Padre Nevio, il quale pur non cercando nulla per se stesso, ha guadagnato un posto nella memoria collettiva dell’intera comunità italiana attraverso il suo operato. Al termine della celebrazione, i convenuti hanno potuto scambiare qualche momento di condivisione, ricordando la semplicità e l’amore che Padre Nevio ha mostrato loro, anche attraverso l’amministrazione dei sacramenti e una sincera amicizia.
Non sono mancate le lacrime di chi lo ha ricordato come un “buon pastore” che ha dato lavoro a quanti erano in situazione di precarietà, ai volontari che si sono visti accolti nella grande famiglia scalabriniana tanto cara al defunto sacerdote.
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