1. Chi è Frank Panucci?
Io sono nato nel 1956, mio padre Raffaele arrivò in Australia nel 1936 a 13 anni da Mongiana, un paesino della Calabria, e come altri immigrati iniziò a lavorare sodo per offrire una vita migliore alla sua famiglia. Come molti della mia generazione cresciuti in Australia in quell’epoca, ho cercato di “assimilarmi” e rimuovere la nostra italianità, tuttavia le radici culturali erano lì e sono rimaste. Alla fine degli Anni ‘70 ho cominciato a partecipare alle attività della Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie (FILEF), un’organizzazione di cui sono ancora oggi membro attivo e tesoriere. Dalla fine degli anni Ottanta ho sempre lavorato in aree concentrate nel garantire lo sviluppo e la valorizzazione della comunità attraverso l’impegno per promuovere la diversità, l’inclusione, l’arte e la cultura. Tra queste, la Commissione Affari Etnici del NSW e la Commissione Australiana Diritti Umani. Per oltre 15 anni ho lavorato presso l’Australia Council for the Arts.
2. Come mai ti presenti per questa carica?
Ho deciso di candidarmi come rappresentante per l’Australia nel CGIE perché ritengo che ci troviamo in una fase critica, riguardo a come è ascoltata in Italia la voce degli Italo-Australiani, nelle decisioni politiche su importanti questioni: dalla riforma elettorale alla rappresentanza, alla necessità di tenere conto della diversa realtà delle migrazioni italiane in Australia, rispetto alle esperienze dell’Europa e delle Americhe. Per me, il ruolo di un esponente del CGIE è quello di migliorare e facilitare le attività delle nostre organizzazioni locali, rappresentando con efficacia gli interessi della nostra comunità, ogni volta che il CGIE è chiamato a fornire opinioni sulla legislazione, sui finanziamenti e sulle attività del governo italiano riguardanti gli italiani che vivono all’estero, in modo permanente o temporaneo.
3. Cosa hai ottenuto finora? Perché dovresti essere eletto al CGIE?
Ritengo di possedere l’esperienza professionale e la conoscenza della comunità italo-australiana per essere in grado di rappresentare con efficacia i nostri interessi attraverso il CGIE. Mi impegno a svolgere tutti i compiti richiesti come rappresentante CGIE, se sarò eletto, come ho fatto nel corso della mia carriera professionale, con trasparenza, onestà e secondo i più alti standard etici. Gli standard che ritengo debbano essere mantenuti da tutte le organizzazioni e dagli individui che operano al servizio della nostra comunità. Non cercherò profitto personale né benefici di carriera da questo incarico e mi aspetterei lo stesso da tutte le organizzazioni che ricevono assistenza diretta o indiretta dal governo italiano. Mi impegno a rendere pubblici eventuali rimborsi o spese a me forniti e mi aspetterei lo stesso da tutti coloro che ricevono fondi pubblici dall’Italia.
4. Se eletto, cosa intendi fare per gli italiani d’Australia?
Come ho già indicato, a mio avviso il compito di un rappresentante australiano presso il CGIE è principalmente di facilitare e migliorare le capacità delle organizzazioni italiane in Australia, che si tratti di enti comunitari, pensionistici o commerciali, associazioni a carattere regionale o locale, culturali, religiosi o politiche. Intendo a questo riguardo costituire un rapporto di lavoro fattivo con i membri del Com.It.Es in tutto il paese. Ritengo che un rappresentante CGIE abbia il compito di dare spazio al contributo diretto delle organizzazioni, fornendo i mezzi per un dialogo continuo e regolare con loro. Un’area che sarebbe utile sviluppare è quella di una maggiore collaborazione con il movimento sindacale australiano, in particolare riguardo ai lavoratori presenti in Australia con visti di lavoro temporanei.
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