Finiti gli scambi di baci e abbracci che tradizionalmente caratterizzano gli incontri all’italiana, la votazione svoltasi a Canberra per l’elezione del CGIE ha comunque fatto sorgere qualche quesito sul sistema di scelta dei grandi elettori e in un raggio più ampio della partecipazione.
Leonardo D’Aquino, rappresentante dell’Associazione Campania di Canberra che per anni ha lavorato presso l’Ambasciata d’Italia, avrebbe esitato a candidarsi “in quanto il sistema attuale non dà alcuna possibilità di conoscersi. Gli attuali rappresentanti del CGIE hanno la facoltà di essere presenti fra i Comites mentre coloro che operano nella comunità non sono inclusi in questo processo. Bisogna organizzarsi in anticipo per portare la comunità a conoscenza dei propri programmi.
Ne consegue che ci sono tante associazioni non rappresentate, abbiamo anche tantissimi italiani che arrivano ogni anno in Australia, subiscono sfruttamenti eppure non hanno alcuna voce in una votazione come quella di oggi.”
Leonardo ha offerto la sua opinione sul procedimento di scelta dei ‘grandi elettori’ da parte dell’Ambasciata, quale espressione delle associazioni. In merito ha aggiunto che “essendo al di fuori del Comites e del CGIE non ero a conoscenza della prassi.
A mio avviso c’è stata poca chiarezza, ci sono delle scorrettezze e credo che se mi fossi candidato avrei validato anche questo modo di procedere. Questo sistema di votazione va studiato, analizzato e discusso nella comunità. Evidentemente si tratta di lobbistica, una cerchia chiusa e una casta che va riformata.
Senz’altro l’incontro di Canberra è stata un’opportunità per conoscersi ma il sistema mi è apparso riduttivo e deleterio a discapito di persone valide che potrebbero portare avanti argomenti in favore della comunità italiana d’Australia”.
Alla recente Assemblea Plenaria del CGIE, avvenuta dopo la votazione di Canberra, alcuni membri del Consiglio Generale sono inoltre intervenuti in uno scambio di visioni, senza mezzi toni, per confrontarsi con il Direttore Generale della Farnesina Luigi Maria Vignali responsabile per le Politiche degli Italiani all’Estero.
Ferdinando Marzo, Presidente della IV Commissione Lingua e Cultura del CGIE ha esposto che a suo avviso “la registrazione delle associazioni fa un po’ di acqua, perché appunto nelle nomine dei rappresentanti non tutto è andato nella dovuta direzione.”
Franco Papandrea, membro del CGIE per l’Australia, nel suo intervento ha aggiunto che “il modo in cui le nomine dei rappresentanti delle associazioni sono state effettuate ha lasciato un po’ di dubbi sulla equità delle scelte. Una tra le associazioni più grandi dello stato del Western Australia non è stata selezionata e non si capisce il perché, mentre nel New South Wales, coloro che sono rimasti esclusi erano tutti appartenenti a una parte particolare della collettività, che sembra non sia stata di favore al console. Queste cose non fanno bene a nessuno.
Non voglio mettere in dubbio l’imparzialità dell’Ambasciata in questo riguardo ma spero che in futuro ci sia più precisione nella scelta per evitare dubbi.”
Sulla questione dell’ingresso di individui esterni alla votazione, tra cui i giornalisti, alle Assemblee Paese, il DG Vignali ha affermato, “io ho voluto proteggere il voto dal rischio di ricorsi perché il problema vero è questo: siccome la legge è molto precisa, se poi qualcuno fosse entrato nelle assemblee paese e avesse cominciato a fare propaganda con la scusa di essere un giornalista e avesse voluto cominciare ad andare in giro a dire: ‘Vota Antonio, vota Antonio, Vota Antonio, vota Antonio e qualcuno poi mi faceva ricorso… ‘Ah lei ha fatto entrare il giornalista ma sappia che quello non era giornalista, era uno che faceva propaganda ecc,’ io il ricorso lo perdevo e quindi lì sì che dovevamo rifare le assemblee paese… trasparenza quanta ne volete ma ho voluto proteggere il risultato delle assemblee paese.”
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