Voice to Parliament

Improvvisamente, le campagne per il referendum sul “Voice to Parliament” hanno intensificato le proprie azioni. Entrambe le campagne, sia quella a favore che quella contraria, sono state estremamente attive questa settimana e, con un calo dei voti favorevoli nei sondaggi, si è verificato un netto cambio di approccio.

La Ministra degli Australiani Indigeni, Linda Burney, ha cercato di contestualizzare la questione concentrandosi sugli aspetti pratici, nel contempo tranquillizzando le preoccupazioni secondo cui la “Voice” potrebbe istruire il governo invece di fornire consulenza. Ha evidenziato la salute, l’istruzione, il lavoro e l’alloggio come quattro settori prioritari delle politiche e ha sottolineato che il governo richiederà il supporto della “Voice” anziché limitarsi a ricevere consigli.

Nel frattempo, il leader dell’opposizione, Peter Dutton, si è impegnato a seminare il maggior numero possibile di dubbi nelle menti degli elettori indecisi, arrivando persino a suggerire che la crisi dei costi di vita stia peggiorando a causa dell’attenzione del governo sulla “Voice”. Sebbene il collegamento sia ovviamente privo di senso, potrebbe colpire la sensibilità di alcuni elettori che lottano per pagare il mutuo o l’affitto. Con il referendum che molto probabilmente si terrà a ottobre (anche se non è stata ancora fissata una data precisa), c’è ancora molto da discutere su questo argomento e nessuna delle due parti risparmierà sforzi.

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