Don Giuseppe, parroco dell’antica chiesa di San Pietro, miracolosamente scampata al bombardamento del 1943 che in quel periodo causò circa seimila vittime civili a danno della città siciliana di Trapani, ha riunito un bel gruppo di volontari per le sue ultime raccomandazioni.
Sono giovani i ragazzi del gruppo e dei danni della seconda guerra mondiale sanno ben poco, ma sono aggiornatissimi sui danni della pandemia da Covid 19 che, nel nostro XXI secolo, sta colpendo gli uomini sulla terra, senza distinzione tra ricchi e poveri, giovani ed anziani, bianchi e neri, credenti e miscredenti. Ma il tempo passa, il calendario fa bellavista dell’ultimo mese dell’anno e il mondo cristiano, in generale, sta vivendo le Domeniche di Avvento prima del Santo Natale che tutti stiamo sperando di poter trascorrere senza mascherine protettive del virus.
“… Allora, giovani di buona volontà, per allestire il presepio parrocchiale vi ricordo solo di rispettare la posizione della stella cometa seguita dai Magi, la stalla che abbia una mangiatoia a vista, le statuine dei due coniugi Maria e Giuseppe in preghiera, in attesa del lieto evento perché due sono i messaggi principali del Natale Cristiano: per prima cosa che il Dio creatore si fa uomo e scende sulla terra vivendo e patendo da vero uomo, al fine di salvare l’umanità e l’altra cosa importante è l’immagine della famiglia unita e indissolubile in cui i genitori si dedicano completamente, con tanto amore e responsabilità, al proprio bambino. Pertanto, ricordiamolo sempre, la famiglia deve essere il centro vitale della società”.
I ragazzi ascoltano, vogliono bene a don Giuseppe che è un giovane di pochi anni maggiore di loro, sanno bene cos’è il presepio che realizzeranno e…
“State tranquillo, don Giuseppe, certamente tra le mani del Bambinello non metteremo l’ultimo modello dello smartphone…” ribatte Nicola.
“… e neanche Maria col foglio del divorzio in mano da far firmare a Giuseppe…” incalza Filippo. Ah, ah, ah… ridono in coro tutti i ragazzi parrocchiani pronti all’attacco. Certamente, quello che ai più sfugge, non è ricreare un’atmosfera di festa che si perpetua da secoli quanto la storia ed il messaggio religioso del Natale.
Cosa intendere? Una bella tavola apparecchiata con tutti i familiari in armonia? Accendere le lucette del presepio? Partecipare all’addobbo dell’abete che il signor assessore ha fatto collocare al centro della piazza? Andare in pasticceria e comprare un bel vassoio di cannoli mentre a casa la nonna sta friggendo le sfinci siciliane da condire con zucchero e cannella? Oppure organizzare un bel gioco di tombola collettiva con ricchi premi per grandi e piccini mentre le vetrine dei negozi scintillano di lucette colorate?
Sì, la festa di Natale comprende ed ingloba colori, luci, suoni, gusti e tante armonie per far vivere un periodo vacanziero all’insegna del ritrovarsi insieme mentre le zampogne diffondono per le strade le note di musiche natalizie che un po’ tutti conosciamo ma…
Non basta! Perciò proviamo a fare un giro nel mondo.
Il Natale religioso si festeggia in tre modi: la chiesa cristiano-cattolica lo celebra il 25 dicembre; la chiesa ortodossa il 6 gennaio; i cristiani di Gerusalemme celebrano le messe presso il Santo Sepolcro. Per la chiesa romana, la liturgia del Natale si compone di 4 Messe:messa vespertina – che è quella della vigilia, 24 dicembre;
messa ad noctem – che è quella della notte del 24 dicembre;
messa in aurora – che è quella della prima luce del 25 dicembre;
messa in die – che è quella del 25 dicembre.
Al mondo sono tutti i cattolici, protestanti ed ortodossi che, per onorare la nascita di Gesù Bambino, seguono il calendario gregoriano.
Ci siamo chiesti tante volte, nei secoli scorsi, quanto possa essere attendibile la data del 25 dicembre storicamente parlando. Ebbene, certo è che un antico documento, il cronografo dell’anno 354, attesta l’esistenza, a Roma, di una festa pagana che corrisponde alla celebrazione del solstizio d’inverno, “Dies Natalis Solis Invicti”.
Più tardi fu l’imperatore Aureliano a consacrare tale giorno, cioè giorno di nascita del Sole Invitto che, dopo la notte più lunga dell’anno, riprendeva un vigore nuovo.
Celebrando in tale giorno la nascita di Gesù che è il vero sole, la luce del mondo che sorge dalla notte del paganesimo, si è voluto dare un significato nuovo ad una tradizione pagana che era molto sentita dal popolo, anche perché essa coincideva con le ferie di Saturno, durante le quali tutti gli schiavi ricevevano doni dai loro padroni che li invitavano a sedere alla loro mensa, come fossero cittadini liberi.
Le nostre strenne natalizie, però, richiamano più direttamente i doni portati dai pastori e dai re magi a Gesù Bambino, perciò la festa del nostro Natale si sovrappone, approssimativamente, all’anno 274 d.C. con la data del 25 dicembre, introdotta a Roma da Aureliano. Ma, senza tante traslazioni culturali e sovrapposizioni comparabili, spesso ci poniamo la stessa domanda che, nel 1219, aveva portato Francesco d’Assisi a fare il suo viaggio in Terra Santa: veramente, quando nacque Gesù a Betlemme?
Le uniche fonti testuali che abbiamo circa la nascita del Nazareno sono i vangeli di Luca e Matteo anche se non forniscono indicazioni cronologiche precise; tuttavia, nel Vangelo di Matteo è riferito (2,1) che Gesù nacque tra l’anno 37 e il 4 a.C. e Matteo riporta (2,16) l’intenzione di Erode di uccidere tutti i bambini di Betlemme che erano minori di due anni.
Riconoscendo e assumendo la storicità di quanto scritto da Matteo, siamo in grado di dedurre che il Bambino Gesù sia nato uno o due anni prima che il re Erode incontrasse i re magi.
Certamente il nostro Natale, che tutti attendiamo con gioia, è un vero simbolo della Cristianità, una tradizione che desideriamo si rinnovi ogni anno per offrire la possibilità di accogliere Gesù nel nostro cuore, mentre le campane rintoccano a festa per la nascita del Salvatore e mentre don Giuseppe gioisce perché la sua parrocchia mostra di essere una vera grande famiglia unita nel credo apostolico di Santa Romana Chiesa.
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