I fratelli Gino e Peppino, come da consuetudine annuale, da qualche giorno sono andati presso il magazzino della Forestale di Erice per potere avere due bei rami di pino marino da far diventare i tradizionali alberi di Natale per le prossime festività che ci riserva il mese di dicembre.
Nonna Marietta, intanto e in dialetto siciliano, continua la sua cantilenante tiritera che vuol far memorizzare ai suoi nipoti: “a li 6 Nicola, all’8 Maria, a li 13 Lucia, a lu 25 lu veru Messia”. È un promemoria per ricordare ai cattolici i 4 giorni importanti che si trovano segnati nel nostro calendario gregoriano. E così, il giorno 6 dicembre è grande festa in Puglia perché San Nicola è il patrono di Bari, l’8 dicembre è festa nazionale per Maria Immacolata, è festa il 13 dicembre in Sicilia perchè Santa Lucia è patrona di Siracusa ed è festa mondiale il 25 dicembre per tutti i Cristiani che onorano e festeggiano la nascita del Bambino Gesù.
Ed è proprio la festività del Natale a cui, già un mese prima, inizia a prepararsi tutto il mondo cominciando con le lucette colorate che adornano vetrine, strade, monumenti, piazze, chiese, parchi nelle varie città metropolitane come nei piccoli paesi.
Ma il simbolo pagano più noto è, certamente, l’albero di Natale con tante palline colorate e spruzzi di neve, vera o finta, che non possono mancare e adesso nonna Marietta, zittita la sua cantilena siciliana, sta cominciando a raccontare ai suoi nipoti: Silvana arrivata da Palermo, Anna Maria, Laura, Aurelio, Francesco Paolo, Riccardo: “Dovete sapere, miei cari nipoti maschi e femmine, che il nostro albero di Natale siciliano non è quello stampato sulle cartoline degli auguri; quello è un abete che cresce sempre nei paesi freddi, per esempio sulle Alpi, ma noi abbiamo i pini marini che sono, anch’essi, alberi sempreverdi e che hanno gli aghi al posto delle foglie.
Ma secondo te, Laura, la tua mamma usa un ago di pino per cucire i vostri pigiamini di flanella a righe colorate?” “Nooo, nooo, nonna che dici…” risponde il coro dei nipoti. “E allora, perché si chiamano aghi?” insiste la nonna con lo chignon sulla nuca e appuntato con forcine in tartaruga.
“Ma dai, nonna, si capisce che li chiamano aghi perché sono fini come l’ago… però non pungono!” osserva Laura, la terza nipote di Marietta.
“Bene, bravi tutti, e adesso comincio col dirvi che, sia abete o sia pino, entrambi sono alberi sempreverdi che sono piaciuti sempre agli uomini, sin dai tempi antichi e su di essi sono nate tante leggende.
Per esempio, i sacerdoti di tanti popoli del nord, che noi chiamiamo Celti, consideravano l’abete un simbolo di lunga vita perché rimaneva verde senza seccare mai, neanche d’inverno; per questo motivo i Druidi, che erano i sacerdoti dei Celti, li addobbavano con nastri, fiaccole, piccole campane e animaletti votivi per propiziarsi il favore degli spiriti.
Anche nel nord dell’Europa dove c’erano i Vichinghi, gli abeti venivano scelti, tagliati e portati a casa per essere decorati con frutti ricordando la fertilità che la primavera avrebbe ridato, dopo il gelo invernale; brrr, che freddo!”
E quando nonna Marietta ha bisogno di riprendere fiato, arriva sempre una domanda a sorpresa per qualcuno:
“Aurelio, a te piacerebbe essere un vichingo, con tanta bella neve intorno?” “Nooo, io non voglio andare in montagna, io voglio il mare!” “Va bene, ho capito, qui tutta gente di mare… Andiamo avanti…
Anche gli antichi Romani avevano un’usanza particolare: sui loro 7 colli non c’erano abeti, ma c’erano altri alberi come cerro, acero, tiglio, corniolo e, anche, roverella con le sue piccole ghiande e agrifoglio con le bacche rosse che loro usavano per fare mazzetti; li regalavano nel giorno delle calende di gennaio, cioè il primo giorno del primo mese dell’anno che noi chiamiamo e festeggiamo come il Capodanno. Nel calendario romano non c’erano i sette giorni della settimana con i loro nomi, ma ogni mese aveva solo calende, none e le idi, ma questo non c’interessa; c’interessa solo che, a quel tempo, ancora Gesù non era nato a Betlemme.
Col passare dei secoli, anche ai Cristiani piacque l’abete e nacquero delle leggende secondo cui l’abete è l’albero della vita di cui parla la Bibbia oppure quello del bene e del male e che si trovavano entrambi nell’Eden. Qualcuno sa cos’è l’Eden?”
Ora Silvana scuote la testa: “ma…nonna Marietta, secondo te, al catechismo non ce l’hanno insegnato? Io ho già fatto la prima Comunione, l’hai dimenticato?” “Certo che no; allora, sappiamo tutti che l’Eden era un bellissimo giardino dove il Creatore pose Adamo ed Eva e nel giardino Eden c’erano i due alberi importanti. Ma il primo vero albero di Natale come noi lo immaginiamo spuntò lontano, nella bassa Russia, perché la città estone di Tallinn, nella piazza del Municipio, preparò e addobbò un bellissimo abete per la festa del Natale 1441”.
Un sospiro di sollievo e: “Ma secondo voi, anche davanti al nostro Municipio ci sarà, tra poco, un albero con le lucette colorate?” “Nonna, cos’è il Municipio?” Chiede Riccardo che ha solo sei anni. “Questa non me l’aspettavo – brontola nonna Marietta – dico a tutti e per tutti, che il Municipio è un palazzo dove scrivono i nomi di tutti quelli che nascono, quelli che si sposano e quelli che muoiono. Avete capito? Ora posso continuare per arrivare all’albero delle nostre case?” Un’altra storia vera dell’albero di Natale è quella della duchessa di Brieg.
La bella nobildonna aveva fatto addobbare il suo castello per fare una grande festa natalizia quando si accorse che nel salone ovale c’era un angolo rimasto completamente vuoto e fu allora che ebbe l’idea di… subito ordinò ai suoi giardinieri di prendere un abete, di trapiantarlo in un grande vaso e di sistemarlo nell’angolo vuoto del salone.
Poi lo abbellì e, quando gli ospiti man mano arrivavano, dicevano tutti che era un bellissimo Albero di Natale. Questo accadde in Germania tanti anni fa, nel 1611 e più tardi anche in Francia un’altra duchessa, secondo me un po’ copiona, scelse l’abete e lo addobbò per il Natale del 1840. La nobildonna era la duchessa Helene d’Orleans. E noi Italiani, quand’è che abbiamo adottato l’albero di Natale? Chi l’ha fatto? Dove? Posso raccontare, miei cari nipoti che l’Italia non si è accontentata di una duchessa ma…
È stata una vera regina, quella con la corona in testa, la regina Margherita di Savoia che, al palazzo del Quirinale, in Roma, addobbò il primo abete di Natale, una tradizione straniera e pagana che, a poco a poco, si diffuse nelle città italiane e che, a poco a poco, i Cristiani hanno accettato perché l’abete ha la forma di un triangolo come noi rappresentiamo la Trinità di Dio. Ma questo è un po’ più difficile da capire, vero Riccardo?”
“Ma nonna, è piccolo, non studia la geometria e tu lo sai…” ed è Francesco Paolo a difendere il suo fratellino che è in prima classe elementare e ancora sta imparando a scrivere e a numerare mentre Anna Maria ha già intuito che i due fratelli, Gino e Peppino hanno finito di invasare il primo ramo di pino che adesso è pronto per essere addobbato dai sei nipoti tutti presenti.
È solo questione di attimi, ora tutti ringraziano nonna Marietta per il suo racconto sulle origini dell’albero di Natale e c’è già chi si tuffa sul contenitore dei palloncini colorati e dei fili dorati, pronto per addobbare in compagnia, il loro pino marino.
“Nonna, anche quest’anno metterai tutti i sacchetti di cioccolatini per noi?” chiede Silvana che è la maggiore dell’allegra brigata. Ma certo, ce ne sono per tutti i gusti perché, diciamoci la verità, non sono solo io la golosona di famiglia!”
“È vero, anch’io sono golosona come la nonna e come mio padre” sentenzia Anna Maria sostenuta dalla sorella Laura ed il fratello Aurelio. Insomma nonna più nipoti fanno 7 golosoni, un bel numero come i 7 giorni della settimana, i 7 re di Roma, i 7 doni dello Spirito Santo, i 7 nani di Biancaneve, le 7 stelle dell’Orsa maggiore, i 7 colli romani, i 7 colori dell’arcobaleno, le 7 note musicali e chi più ne ha più ne metta per reincontrarci al prossimo Natale.
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