Il miracolo di Haberfield

Sembra strano, ma le telefonate importanti e le rotture di scatole arrivano sempre all’ora di pranzo. E ciò non fa eccezione nemmeno nella Parrocchia di San Fiacre dove i frati Cappuccini si erano appena messi a tavola per consumare il loro pasto frugale.

– Padre Atanasio, – esclama il giovane novizio – una telefonata urgente.

– E ti pareva – esclama l’anziano Cappuccino adagiando la forchetta al bordo del piatto.

– Pronto Padre? – strilla una voce femminile dall’altra parte del cavo – venga subito all’Ospedale di Concord: Mario sta morendo.

– Arrivo! – pronuncia laconicamente il frate poggiando la cornetta.

Padre Atanasio raggiunge frettolosamente la sua umile camera, prende la valigetta contenete il Viatico, il messale della buona morte e, poichè pioveva, prende anche l’ombrello.

Raggiunge l’auto. Posiziona la valigetta sul sedile a fianco e l’ombrello tra il sedile del guidatore e la portiera per essere pronto a scendere quando sarebbe giunto a destinazione, perché ora il cielo ha dato spazio alle nuvole e la pioggia sta scendendo a catinelle…

Non c’è molto traffico a quest’ora.

– Ovvio – pensa il buon frate – saranno tutti a casa per il pranzo.

Percorsa la Marion Street, l’auto condotta da padre Atanasio svolta a destra in direzione Haberfield.

– Mario – borbotta tra sé e sé il religioso – Ma quale Mario? Conoscerò almeno cento persone o più che rispondono a questo nome. E la voce femminile concitata al telefono di chi era? Sua moglie? Sua figlia? Non mi risulta che alcun Mario sia in ospedale a Concord… forse un incidente stradale?

Assorto nei suoi pensieri Padre Atanasio accelera per timore di arrivare tardi, quando, alla rotonda dopo il distributore di benzina, una folata di vento sferza la pioggia sul parabrezza dell’auto tanto violentemente che il tergicristallo fatica a mantenere il parabrezza in condizioni di buona visibilità.

Come se la pioggia non bastasse, c’è anche la condensa che si sta accumulando nell’auto e rischia di offuscare la vista della strada.

Padre Atanasio, con la manica del saio, cerca di pulire il parabrezza, ma… Questione di un attimo: la ruota sormonta la rotonda e l’auto oscilla facendogli sfuggire di mano il volante.

Il frate, nel tentativo di riprendere il volante, urta l’ombrello che si va ad incastrare proprio tra il pedale del freno e quello dell’acceleratore.

La pioggia, il vento, la scarsa visibilità e una buona dose di panico fanno il resto: l’auto accelera vistosamente, attraversa tutto il tratto tra la rotonda e l’incrocio con Dalhousie Street.

Il semaforo è rosso ma l’auto non si ferma, anzi, accelera.Per un vero miracolo evita la collisione con un autobus, che sta girando a destra, e la brusca sterzata lo schianta verso il marciapiede.

Lo scontro con il mezzo pubblico è evitato, ma l’auto fuori controllo sormonta il marciapiede e va a sradicare, nelle loro aiuole, tre giovani alberelli che il Comune aveva fatto piantare da poco per abbellire la strada.

Padre Atanasio perde il controllo della vettura che si capovolge a va a schiantarsi contro un palo della luce.

Auto distrutta.

Sorprese e sconvolte escono dai negozi le persone, sicure che c’è scappato il morto. Nessuno potrebbe salvarsi da un incidente del genere.

Il primo ad accorrere è Antonio, proprietario dell’agenzia viaggi di Haberfield che stava uscendo dal negozio del giornalaio; egli, convinto di trovarsi di fronte ad un tragico evento, si china a scrutare l’interno della vettura quando… dal finestrino, con vetro frantumato, esce una mano.

Velocemente, Antonio l’afferra e aiuta il buon frate ad uscire dal rottame.

– Atanasio, – esclama esterrefatto Antonio – ma cosa ti è successo?

– Troppo complicato da spiegare – risponde Atanasio venendo fuori a carponi dall’auto – anche perché non lo so nemmeno io… l’importante è, grazie a Dio, che non mi sono fatto niente!

– Come niente? – esclama Antonio constatando la ferita sanguinante al capo del sacerdote.

– Questo? – risponde padre Atanasio – bazzecole! Ci vuole ben altro per una testa dura come la mia! A proposito Antonio, hai l’auto qui vicino?

– Certamente – Risponde l’agente di viaggi – ora ti accompagno all’ospedale!

– E come sai che sto andando all’ospedale? – replica il francescano.

– In queste condizioni… non ci vuole un veggente a capirlo!

– Ma no! – replica spazientito il frate raccattando la valigetta del Viatico dall’interno dell’auto distrutta – non vado all’ospedale per me, sto andando per Mario che versa in gravi condizioni e un cristiano non può lasciare questa terra se non in Grazia di Dio… per me c’è ancora tempo… ringraziando il Signore!

Ancora non capacitandosi come il cappuccino sia tranquillamente uscito da un incidente simile, Antonio si affretta a raggiungere la sua vettura parcheggiata poco lontano.

– Portami al Concord Hospital – intima Padre Atanasio montando sulla vettura – Devo assolutamanete portare l’estrema unzione prima che sia troppo tardi… non si può morire senza la Grazia del Signore.

– Sì – replica Antonio – dopo però ti fai visitare anche tu… non vorrei perdere un amico.

– Attento alla strada piuttosto… che a me pensa San Francesco. C’è ancora tanto da fare. Non credo mi voglia vedere così presto – conclude padre Atanasio sorridendo.

E mentre l’auto con Padre Atanasio e il buon samaritano si allontana alla volta dell’ospedale… è tornato il sole.

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