In Australia chiunque può diventare Primo Ministro

La sirena della nave suona tre volte. 

L’immensa nave intercontinentale entra nella Baia di Sydney, sotto il parapetto si legge: Galileo Galilei, nome dello scienziato conosciuto come il padre del cannocchiale e famoso come astronomo, fisico e matematico.

È una magnifica giornata. Un gruppo di giovani emigranti si affaccia alla ringhiera per ammirare il fantastico scenario che si apre davanti ai loro occhi. 

– Ma guardate che bello… Quest’qué, sè che l’è un bel post… – commenta entusiasta Giuseppe.

– Ma è una meraviglia! – gli fa eco Antonio – Mai mi sarei aspettato una visione simile… Senza ombra di dubbio sarò molto felice in questo bel posto!

– Proprio bello… Un po’ come essere a Trieste! – commenta Mario.

– Più Zara che Trieste! – incalza Nino.

– Voi polentoni non capite niente: sembra Reggio Calabria, vorrete dire! – ribatte Mimmo, il sudista.

– Calabrese testa dura… Vorrai mica paragonare quel paesino con una metropoli?

– E tu, da che parte d’Italia vieni? – chiede Antonio constatando l’accento meridionale dell’ultimo esordiente.

– Io non vengo dall’Italia… – risponde ridacchiando Lorenzo – iu sicilianu sugnu!

– Paesano nella terra di mafia! – controbatte Antonio.

– Ma… fia? Mai sentita nominare… che è, una città o un borgo?

Per un attimo i due si guardano muti, in cagnesco, mentre i loro pensieri zigzagano da nord a sud dello Stivale. Poi Mario, per stemperare la situazione con la sua voce tenorile, intona una canzone:

– Trieste mia che nostalgia, lontan da te… 

– Mo bene… Abbiamo anche il canterino!

– Non per essere modesto, ma io sono stato comprimario alla Scala – fa notare fieramente Mario.

– La scala di servizio?

– Scala? Il sapone per bucato che ha usato sempre mia nonna?

– Ma andate a quel paese, terroni – reagisce sgarbatamente Mario, non tanto per gli insulti, ma per il fatto di essere stato interrotto mentre cantava: proprio mancanza di rispetto e di educazione civica.

– Ma voi lo sapevate che l’Australia è campione del mondo? – interviene Antonio nel tentativo di cambiare discorso.

– Del pallone? – chiede Nino incuriosito.

– No, del Cricket! – specifica Antonio.

– Cos’è… Roba da mangiare? – chiede Lorenzo – Capirai, poco mi piace il calcio, adesso devo sorbirmi il cri… cri… cricketto…

– Cricket! corregge Antonio – Vedrai che ti piacerà: si gioca per cinque giorni di seguito; ci sono due squadre che buttano la palla e gli altri che la lanciano via col bastone… insomma, ti piacerà certamente una volta che avrai imparato la meccanica!

– Io non voglio fare il meccanico e nemmeno giocare al crikketto: Io voglio aprire un ristorante… Ho già il nome in testa: “Don Lorenzo”…

– Sí, e ci cucini le lumache… con le corna! – si intromette Mimmo.

– Tua sorella ha le corna! – sbotta Lorenzo risentito.

– Non insultare mia sorella… Stronzo!

– Come posso insultare tua sorella… neanche la conosco… anche se conosco un sacco di persone con i baffi!

– E ridagli con gli insulti… In fondo siamo tutti italiani – entra nella discussione Giuseppe nel tentativo di calmare gli animi già surriscaldati.

– No… Lui non può insultare mia sorella! – specifica Lorenzo con il viso che gli si è arrossato.

– E perché no?

– Figlio unico e non “tengo” sorelle!

– Io parlo di calcio… – interviene Antonio – Vi insegno la tecnica del cricket… e voi offendete le sorelle con o senza baffi…

– Ho solo detto che mi piacerebbe potere aprire un ristorante…

– Cosa ne sai tu di cucina? Sei in possesso del diploma alberghiero con settore alimentare? – chiede Mimmo.

– Sai cucinare la polenta? – si intromette Mario.

– Polenta in un ristorante siciliano? Si vede che stai uscendo da casa tua per la prima volta!

– Perché no… Dopotutto cerchiamo di adattarci ad una società multiculturale e anche noi ci abitueremo a mangiare i loro piatti, magari con tanto di ragù al canguro… Che ne dite?

– Sai cucinare i peoci? – chiede Mario sarcastico.

– Cucinare i pidocchi? – controbatte stizzito Lorenzo – Quelli ce li hai tu in testa e te li tieni… in un ristorante siciliano… polenta, pidocchi o ciò che cavolo sono… Nel mio ristorante siciliano, solo cucina con piatti siciliani! La cucina siciliana è la più gustosa del mondo, la migliore in assoluto e può sfidare qualunque altra del mondo!

– Perché non conosci la cucina calabrese! – lancia la sfida Mimmo. 

– Dal calcio al cricket… alla cucina calabro-sicula: Il meglio del multiculturalismo comincia a farsi avanti!

– E tu cosa farai in Australia? – chiede Giuseppe rivolgendosi ad Antonio che lo sta guardando sovrappensiero.

– Troverò lavoro presso mio cugino… Egli è qui da tanti anni ed è proprietario di una “car yard”.

– Una… yarda?

– Quasi un metro! – chiarisce Lorenzo convinto di saper ciò che dice – Una yarda è un po’ meno di un metro… l’arbitro conta dieci passi per la barriera…

– Ma che cazzate dite? – subentra Mario sempre con l’orecchio teso e sempre polemico – Yarda vuol dire campo… campo erboso… Non campo di calcio, campo di casa. In Australia ogni casa ne ha uno… Una yarda è sul davanti dell’abitazione e qualche casa ne ha pure un’altra nel retro…

– Non yarda… come misura… Ma “car yard” è dove si vendono automobili usate! – spiega Antonio nel tentativo di chiarire l’incomprensione collettiva.

– Perché non me lo hai detto prima? – chiede Mimmo che si crede preso in giro.

– Voi terroni capite sempre fischi per fiaschi! – ribatte Antonio.

– Terroni? A noi che vi abbiamo insegnato ad usare la forchetta?

– Sí… Terrone! Perché, cos’hai da ridire? Terrone in Europa e Wog in Australia… cambia il suono della parola, ma non il significato!

Wog… Ho imparato una parola nuova! – si intromette Giuseppe – Anche se vengo dal nord… Il sud del nord… Be’… insomma, quasi dal nord.

– Io diventerò ricco… in pochi anni! – cambia discorso Nino.

– Sei scappato dalla Jugoslavia?

– Dalmazia… Più italiana dell’Italia! – specifica Nino – Me ne sono andato perché è stata venduta alla Jugoslavia!

– Una specie di profugo politico…

– E quando sarò ricco, – continua Nino – comprerò una casa in riva al mare… e una moglie…

– Compri una moglie? E sei scappato dalla Jugoslavia per comprare una moglie? Potevi andare molto più vicino, in Calabria!

– Non in Calabria… Una volta, forse… – chiarisce Mimmo che si sente chiamato in causa.

– Comprerò una casa… una casa… Non una moglie! Quella verrà dopo la casa. Ma voi, capite l’italiano?

– Io sì! – specifica Antonio con orgoglio.

– Per forza… Tu vieni dal nord!

– Ma che me ne frega da dove vengo? – ribatte Antonio – Ora L’Australia è la mia nuova residenza! La nostra nuova casa. E tu cosa farai a Sydney? – chiede rivolto a Giuseppe alquanto estraneo a quella conversazione di appartenenza territoriale.

– Ma… al momento non lo so… non ho grandi progetti… Imparerò la lingua… cercherò di fare più soldi possibile… e in un paio di anni me ne torno in Italia…

– Tornare indietro? – chiede sorpreso Antonio – Ma in Australia ci sono un sacco di opportunità. Tutto è possibile in Australia, è il paese fortunato: “The Lucky Country”. Chiunque può diventare chiunque… anche… anche Primo Ministro!

– Si può diventare… Primo Ministro? – chiede incuriosito Giuseppe.

– E perché no?

– Bella idea, questa mi piace: posso diventare il primo Wog Primo Ministro!

– Non usare quella parola…

– Primo Ministro?

– No… Wog…

– Non è un titolo onorifico?

– Non proprio…

– Questo l’avevo immaginato!

– A me piacerebbe aprire una macelleria! – subentra Mimmo.

– Al massimo, i Calabresi aprono un negozio di frutta e verdura… o pesci e patatine…

– Pesci e patate? È la legge della Nazione? È obbligatorio o facoltativo?

– Non proprio una legge… ma una specie di tacito accordo. Ad ognuno il proprio mestiere!

– E la maggioranza degli italiani che mestiere fa in Australia? – chiede Giuseppe sempre più incuriosito.

– Molti hanno negozi di frutta e verdura… Ma ultimamente qualcuno comincia ad introdurre la pizza e il cappuccino!

– Così… se io voglio avere successo in Australia, devo aprire un negozio di frutta e verdura… o se voglio raggiungere il massimo mi metto a fare cappuccini… fortuna che secondo te “chiunque” poteva diventare anche Primo Ministro…

– E i siciliani cosa fanno… rapinano le banche alla modalità di Al Capone? – chiede Lorenzo

– No, niente Al Capone in Australia… – risponde Antonio – Quello ha fatto l’America; qui in Australia solo frutta e verdura… si fanno buoni affari con frutta e verdura…

– Sicilia e Calabria finalmente affratellati negli affari: Tutti e due a vendere banane…

– E noi triestini cosa faremo? – chiede Mario incuriosito.

– Pittori, imbianchini… 

– Vorrà dire che imbiancherai l’Opera House… oppure farai il bludger!

– Questo è un buon mestiere? – chiede Mario con interesse.

– Viene pagato un sacco di soldi? – si informa Lorenzo.

– C’è possibilità di fare carriera?

– Forse è più elegante che vendere pesci e patatine fritte…

Bludger… Significa fare niente! – risponde incavolato Antonio credendo di essere preso in giro da un gruppo di finti tonti.

– E tu hai fatto 24.000 chilometri per non fare niente? Avresti dovuto restare nella tua bella città… Come si chiama…

– Ma andate voi a quel paese! – taglia corto Antonio, convinto di essere preso in giro.

– E come mai tu sai tutto dell’Australia, dal cricket alle professioni preferite… al Bludger! – incalza Giuseppe incuriosito.

– Contrariamente a voi, io so leggere. E poi te l’ho già detto che mio cugino in Australia vende le auto usate… darò una mano a lui a vendere automobili di seconda mano… Poi, quando avrò fatto i milioni, venderò auto nuove!

– Menomale, per un attimo ho pensato che tu mi volessi rubare il mestiere di Primo Ministro… Non ho proprio nessuna intenzione di aprire una pizzeria… roba da napoletani!

– Potresti venire con me a lavorare per mio cugino… nella car yard… a vendere macchine usate – insiste Antonio – Tu hai una buona parlantina potresti diventare un buon venditore!

– Io a vendere auto usate… ma se non so nemmeno quante ruote ha un’automobile!

– Vendi anche automobili calabresi? – chiede Mimmo che comincia a prendere gusto a stuzzicare il polentone.

– Auto calabresi? Somari, vorrai dire! – replica Antonio stizzito.

– Mio cugino vende i somari ai milanesi… a Milano!

– E allora cosa fai qui… Perché non sei andato a Milano?

– A vendere somari?

– No, a farti vendere!

– Una cosa è sicura: io non comprerò mai una macchina usata da tuo cugino… se è stronzo come te, m’immerdo solo ad entraci dentro! – controbatte Lorenzo.

– Io invece comprerò due automobili: una Fiat per il lavoro e una Ferrari… – specifica Nino.

– Per accalappiare le ragazze?

– Ragazze? Finalmente abbiamo toccato un buon argomento!

– Ragazze? Ci sono belle ragazze Australia…

– Se ci sono belle ragazze in Australia? Ma vuoi scherzare! Qui ci sono le più belle bionde del mondo!

– Bionde? Ma a me piacciono le more!

– Adesso fai anche il difficile…

– Naturalmente… Tutta questa strada… almeno fammi scegliere la donna che piace a me!

– Sono d’accordo… Una bella mora siciliana! – specifica Lorenzo

– Dell’Africa… vorrai dire? – ridacchia Mario.

– No… Dalla Jugoslavia!

– Io non mi sposo… Voglio aprire una galleria!

– Vuoi fare un tunnel sotto la baia?

– Impossibile, l’acqua lo inonderebbe!

– Una galleria d’arte… Dove vengono appesi i quadri, le pitture! – chiarisce Mario.

– Porcherie, croste su tela… vorrai dire…

– L’arte non è una porcheria, ma ci vuole una certa sensibilità.

– Forse sì o forse no… Ma io conosco venditori di macchine usate che sono milionari; di contro, non ho conosciuto mai un artista pieno di soldi! – specifica laconicamente Mimmo.

– A me la pittura piace… Ho anche dipinto qualcosina… Quand’ero giovane… Non che mi consideri un artista, ma… – si intromette Giuseppe.

– Coraggio Michelangelo, nella mia galleria ci sarà sempre un posto per i tuoi quadri!

– Ti chiami Michelangelo? – chiede Nino incuriosito.

– No… Michelangelo era un grande artista… Io sono Giuseppe!

– Era? Forse è morto?

– Mi dispiace… non lo sapavo… che disgrazia…era un tuo amico?

– Veramente mi dispiace, non lo sapevo!

– Il genio Michelangelo è morto cinquecento anni fa!

– Così vecchio?

– Lasciate perdere… ovvio che qui non parliamo la stessa lingua! Sappiate, almeno, che stiamo viaggiando su una nave che, commissionata dal Lloyd Triestino nel 1960 e fu consegnata nel 1963 per la rotta Italia-Australia! – conclude Giuseppe.

– A me non sembrava di parlare inglese…

– Sicuro, parlavamo in italiano?

– Sembra anche a me… forse non molto corretto…

– Io parlo “puro” calabrese. Se parlo calabrese, mi capiscono in Australia? – chiede Mimmo.

– Bella questa: australiani che parlano calabrese… ti sembra possibile?

– E perché no?

– Magari con un po’ d’accento…

– Non lo trovo poi così strano: Il calabrese è una lingua così facile da imparare!

– Così facile che anche i somari da corsa di tuo cugino la possono imparare! – sbotta Antonio.

– Mi sembra che andiamo fuori percorso – interviene Giuseppe che ha capito l’andazzo della conversazione.

– 24.000 chilometri!

– Intendeva “lontano” fuori tema – specifica Mario con una punta d’ironia.

– Lascia perdere… Beviamo su un bel bicchiere di vino….

– A proposito, ma in Australia c’è il vino?

– Non lo so…

– Vino in Australia? In Australia si beve solo birra!

– Birra? Liquido delle masse; vino è degli dei!

– Voi bevete quello che volete… Io qui vedo solo acqua…

– Quella all’orizzonte, è Sydney? – chiede Giuseppe.

– Porco Giuda com’è grande… Proprio grande! – esclama Lorenzo rimanendo a bocca aperta, stupito come non mai.

– Sembra un po’ Trieste!

– A me pare la copia di Zara!

– Atene vorrete dire… però non vedo il Partenone!

– Ma tu non sei calabrese? Non avete il mare in Calabria? O vieni dalla Sila?

– Ho visto Atene in cartolina… e quella conchiglia bianca sembra il Partenone quando era nuovo!

– Questa è Sydney: Australia! 

– Bella… 

– Farò un sacco di soldi?

– Diventerò comprimario dell’Opera House?

– Troverò l’amore?

– Aprirò il Ristorante “Don Lorenzo”?

– Sí, sí… Tutto questo e molto di più! “Good luck!” mentre…

La sirena della nave suona tre volte. 

La Galileo Galilei attracca e tutti i viaggiatori tornano alle loro camere per prepararsi allo sbarco. La passerella viene abbassata sino a scivolare sulla banchina portuale. 

Sul molo c’è una persona che si avvicina al ponte di sbarco sventolando la bandiera Australiana:

– Dear Fellows, welcome to this Country! Welcome to the bottom of the world from the bottom of my heart! Australia needs you and you will need Australia! Welcome… Benvenuti… Willkommen… Bienvenues… Be prepared to work hard… and maybe one day… when my terms will be over, off course… Maybe one day one of you will be in my position to welcome the new arrivals to this great Country of Ours, a Country so big and beautiful, and the Lucky Country! 

Proprio in quel momento i nuovi arrivati ritornano sul ponte con le proprie valigie in mano.

– Ci siamo persi qualcosa? – chiede Giuseppe che non ha capito una sola parola del discorso di benvenuto.

– Stava urlando in questa direzione – spiega Lorenzo

– Forse è un venditore ambulante – conviene Mario – ce n’è uno in ogni porto.

– Io ho capito solo il finale: “Lucky Country” – spega Nino.

– Forse voleva vendere i biglietti della lotteria equestre! – si intromette Mimmo.

– Nemmeno il tempo d’arrivare che già ci vogliono vendere i biglietti della lotteria…

– Onestamente io mi aspettavo di essere accolto dalla banda musicale o almeno con il benvenuto da parte del Primo Ministro…

– E perché non dalla Regina in persona?

– Il Primo Ministro è il marito della Regina Elisabetta II?

– Ma no! La Regina risiede in Inghilterra!

– Vivono separati?

– La Regina d’Inghilterra è anche la Regina dell’Australia!

– Veramente?

– Ecco perché non è venuta a salutarci… C’è solo quel venditore ambulante con i biglietti della lotteria!

– Forse la Regina è in vacanza… con il marito Primo Ministro… Forse in Irlanda?

– E a me che me ne frega? Non sono venuto fin qua per incontrare la Regina… o il Primo Ministro!

– Lo so io cosa sei venuto a fare: vuoi aprire un ristorante di lumache!

– Come puoi immaginare che la Regina non abbia niente da fare e perda tempo con noi… ci ha mandato quello là, che sventola quella bandierina blu con delle stelle…

– A venderci i biglietti della lotteria!

– Cominciamo proprio bene!

Nuovamente la sirena della nave suona tre volte. Tutti si accalcano nella direzione della scaletta per lo sbarco.

– Ciao a tutti… Buona fortuna a tutti! – esclama Antonio.

– Buona fortuna a tutti noi e arrivederci a presto! – risponde Giuseppe

– Ciao e buona fortuna! – risponde Lorenzo.

– All’alba vincerò – canta a piena voce Mario

– Vincerò – fa eco Nino.

– Vincerò! – conclude Mario cantando.

Corre l’anno 1968.

E mentre in molti stati dell’Europa centro-meridionale le strade e le piazze continuano ad essere scenario di contestazioni e proteste per la scarsa attenzione dei vari governi verso la fascia dei giovani, alcuni ragazzi che fanno?

Non credono che, per loro, pioverà la manna dal cielo perciò… con la famosa valigia di cartone scelgono la possibilità di trovare un lavoro e di costruirsi un futuro tutto proprio.

Sono i ragazzi che hanno viaggiato sulla nave Galileo Galilei e che adesso si apprestano a calcare la terra dei canguri che offre tante opportunità e… ce n’è uno che sogna di diventare Primo Ministro…

Libero adattamento 

dal libro “Romagna Mia”

di Franco Baldi

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