Il periodo poteva essere subito dopo il 1960 Mario Koslanic, conosciuto come Mario Martini, nome d’arte coniato dal suo compaesano Dino Gustin… il marito di Mamma Lena, quella della radio, decise di aprire un ristorante italiano a Sydney.
Mario aveva una possente voce tenorile e si guadagnava da vivere cantando alle feste di matrimonio.
In un tempo quando uno si alzava alla mattina e si inventava una attività, decise di aprire il suo ristorante italiano a King Cross, noto quartiere cittadino noto per la vita notturna… e non solo.
Il locale che, precedentemente, era stato un negozio di hamburger, non era molto grande, ma disponeva di cucina più o meno attrezzata. Decorò l’ambiente da farlo sembrare una trattoria tipica del veneto, con fiaschi pendenti dal soffitto, mise le tovaglie a quadretti ai tavoli, cosa che, all’epoca, non era scontata, perché si preferiva ricoprirlo con tela cerata.
Quando venne il grande giorno dell’inaugurazione Mario ebbe l’idea di far sapere al settimanale di Sydney del grande evento.
Telefonò in redazione. Dal suo cubicolo il direttore strillò:
– Chi ha voglia di farsi avvelenare? Mario Martini apre un ristorante a King’s Cross.
– Vado io disse il giovane cronista che amava l’avventura essendo arrivato da poco da un’altro Stato dell’Australia.
Venne il grande giorno. Mario, tutto vestito a festa aprì la porta del suo nuovo ristorante. Non essendo molto grande, quasi subito l’ambiente, un po’ per la novità, un po’ perché in quel periodo non è che ci fossero molti ristoranti italiani a Sydney, si riempì di avventori.
Verso le 9 di sera quando praticamente il locale era pieno zeppo di persone, si presenta il cronista del noto giornale.
Il cameriere prontamente lo informa che il ristorante chiudeva alle 10 e che, forse, non c’è posto.
– Ma io sono il cronista che il proprietario ha invitato per l’apertura.
– Apertura – sbotta il cameriere – ormai siamo in chiusura.
In ogni caso, gli dice di attendere mentre va a controllare se Mario è disponibile.
– A quest’ora si presenta l’emergumeno? – strilla Mario che stava raschiando il fondo del barattolo vuoto per creare un’altra porzione di gelato.
Mario, dopo aver servito al tavolo i due gelati, procede nella direzione del cronista e giuntogli davanti sbotta:
– Potevate almeno prenotare: avrei preparato un tavolo.
Ma l’evento era talmente importante per arrendersi davanti ad un così lieve ostacolo. Mario fece portare un tavolo dalla cucina, quello dove mangiavano camerieri, gli mise una bella tovaglia a quadretti rossi e bianchi e fece accomodare il cronista che si presentò.
– Sì, sì, ti conosco mascherina – sbottò Mario – tu sei quello che ha scritto sul giornale che io, alla festa della Repubblica, ho stonato.
– Non ho scritto che hai stonato – replicò il cronista risentito – ho solo scritto che hai cantato con trappa foga e, per tale motivo, poteva essere interpretato come una stonatura.
– Tu che ne sai di musica? Io sono stato a comprimario al Teatro dell’Opera di Trieste: se io faccio un dò di petto tutti i lampadari di questo locale vanno in frantumi.
Dopo un attimo di esitazione e consatatando che qualche cliente si era girato per assistere al confronto, Mario addolcì il tono:
– Ma lasciamo perdere; acqua passata. Cosa posso servire.
– Li sapete fare gli spaghetti alla chitarra? – chiese il cronista.
– Fare no – rispose Mario – li sappiamo cucinare.
E tornò in cucina per preparare lui stesso il piatto tipico italiano al fine di impressionare favorevolmente, almeno questa volta, il cronista.
Dopo circa 15 minuti, Mario, soddisfatto del suo piatto, presenta in tavola gli spaghetti fumanti.
Il cronista lestamente e sotto lo sgaurdo attento di Mario che evidentemente si aspettava un complimento, porta alla bocca una forchettata di spaghetti. Dopo pochi istanti escama:
– Questa pasta è cruda!
Mario sente un bollore arrivagli alla testa, ma, con sforzo notevole riesce a dare l’impressione di incassare senza drammi il commento. Ritira il piatto, va in cucina, assaggia lui stesso una forchettata. Lo stesso fa il cuoco che dichiara:
– Perfettamente al dente. Chi è stato quell’imbecille che si è lamentato? Un tosapecore australiano?
– Magari lo fosse – replica Mario – in questo caso avrei capito. Questo cicisbeo è il cronista del giornale!
– Del Telegraph?
– No, quello in italiano, quello che stampano a Leichhardt – specificò Mario – non solo mangia a sbafo, ma ha anche il coraggio di criticare qualcosa di cui non capisce niente.
Ma ogni commento ormai era superfluo: il cliente ha sempre ragione e il cuoco, a suo malinquore accettò di cucinare gli spaghetti aumentando di due minuti il tempo di cottura raccomandato sul pacchetto di pasta San Remo.
Nuovamente Mario presentò il piatto fumante al cronista e andò al bar a servire un cliente che aveva chiesto da bere. Poco tempo dopo un cameriere chiama Mario dicendoli che quel cliente solo al tavolo, l’ultimo arrivato ha chiesto di lui.
Mario si presenta aspettandosi un encomio ma, al contario, il cronista è ancora in vena di critiche:
– Questa pasta è scotta – reclama il cronista – e sei sicuro che questi siano spaghetti alla chitarra?
A questo punto la pazienza di Mario aveva raggiunto il colmo e senza esitare afferra il piatto di spaghetti fumanti e lo rovescia sulla testa dell’ignaro cronista gridando:
– Cero che sono alla chitarra: senti come suonano sul tamburo vuoto della tua testa?
Il cronista si ripulì alla meglio con la tovaglia e uscì lestamente dal ristorante tra le risate di tutti gli avventori che, forse per paura dello stesso trattamento, si affrettarono a mangiare la loro cena senza fare commenti.
La recensione sul giornale italiano non venne mai scritta.
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