Interessantissimo articolo su i sindacati, alla pagina tre di “Allora!” di qualche settimana fa.
Si potrebbe dire… non fa una piega!
Qual è la vera necessità di un sindacato? avere un sindacato per ogni differente attività lavorativa? avere più sindacati risolve problemi?
In Italia ce ne sono già tre di grandi, (e sono troppi), dove ognuno la pensa a modo suo. Spieghiamoci meglio, ognuno detta delle regole o meglio risponde alla bandiera che porta e al vento che soffia e da che parte soffia.
Conclusione, il sindacato dovrebbe essere – apartitico – non rispondere a nessuna corrente politica. Dovrebbe essere un’associazione che sappia, quando è giusto, difendere il lavoratore.
Io ti difendo, direbbe un sindacato, perché tu appartieni al partito che io rappresento… sbagliato ! Io sindacato, ti difendo, dopo avere ascoltato le due campane, (dovrebbe analizzare gli errori commessi) prima di condannare il lavoratore o la parte padronale.
Sarebbe bello se fosse così democratico… ma purtroppo…
La storia del sindacato ha radici nei tempi passati. Le prime forme sindacali nacquero intorno agli anni del fine 700 principi dell’800 in Inghilterra allo scopo rendere più sopportabili e controllabili le condizioni dei lavoratori. All’epoca si chiamava “Movimento Operaio”.
Molti anni sono trascorsi da allora ad oggi, molti cambiamenti, molte lotte e purtroppo anche molto sangue. Non tutte le ciambelle escono con il buco si direbbe e tra le lotte sindacali giuste o sbagliate ci sono state dure battaglie.
Le più dure, credo, furono quelle nel Nord America, ma lì è un altro discorso, le varie mafie erano le padrone delle situazioni.
Sembra strano ma in Italia, dal punto giuridico, il sindacato come associazione, non è riconosciuto. Non stiamo ad elencare i vari punti e comma delle leggi, perché finiremo con il classico mal di testa.
Le tre grandi federazioni ci sono e ce le teniamo, ma sotto sotto, ci sono un centinaio di altre associazioni sindacali… dei lavoratori autonomi, dei spalatori, dei contadini del nord di quelli del sud, dei padroncini, dei tassisti, dei farmacisti, degli avvocati, dei veterinari … e fermiamoci, perché ci sono pure quelli delle lavoratrici del sesso… ridete? Eppure è così.
Mi piacerebbe scoprire le sigle di questi sindacati, tipo: A.S.V.S. Associazione Sindacale di Via della Scrofa, S.N.B.V. Sindacato Na Botta e Via, ecc,ecc.
Pausa per ridere, ma ora andiamo avanti.
In Italia, quanto deve pagare al sindacato un lavoratore per essere rappresentato o difeso?
Dove finisce quel denaro?
Può un lavoratore quando fa il suo 740 o altra dichiarazione, essere rimborsato dei versamenti sindacali?
Per molti, sarebbe interessante poter leggere uno scritto di Luca Pane dove dà un’idea abbastanza chiara del sindacalismo italiano.
Anche l’articolo 39 della Costituzione sancisce la libertà del sindacato. Il Sindacato verso i suoi iscritti dovrebbe garantire che l’organizzazione ha ben evidenziato con il datore di lavoro le principali condizioni, come: salario, ferie, orari, sicurezza, assemblee , scioperi e tante altre piccole clausole.
Oggi i tre grandi sono: UIL, CISL, CGIL, con una ben nutrito gruppo di sub o sotto-associazioni come: UGL-CISNAL-FSI-CISAL-COBAS-USB. Vi sembrano molte? Ma ce ne sono delle altre e tutte pronte a difendere i lavoratori.
Ma i lavoratori dove sono se il nostro bravo governo attraverso i suoi ministri sta chiudendo tutto?
Dimenticavo, non lamentiamoci, perché Lamorgese sta facendo tutto il possibile per importare più immigrati possibili per rimpiazzare i lavoratori, oppure? Boh! Non ci capisco più nulla.
Portate pazienza, faccio due conti e vi farò sapere.
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