L’antologia dello “scroccone”

Lo scroccone è un furbacchione o meglio, colui che normalmente cerca sempre di trarre vantaggi dagli altri, senza metterci mai del suo.

Una corretta spiegazione del termine “scroccone” la possiamo trovare sul dizionario De Agostini della lingua italiana: 

Scroccare: Riuscire ad ottenere senza spendere del proprio. Riuscire ad ottenere senza nessun merito. Scroccare un pranzo o altra cosa, basta che sia gratis.

Profittatore: Chi sfrutta altre persone o circostanze. Chi sfrutta per trarne vantaggi in proprio, succhione, opportunista, sfruttatore.

Approfittare: Usare altrui cose o proprietà senza rimetterci in proprio, tipo usare auto altrui senza rimetterci la benzina. Approfittare di situazioni che siano di vantaggioso ritorno.

Normalmente gli scrocconi sono sempre personaggi in vista, che piace essere importanti e pretendono che a loro tutto è dovuto. A questa categoria appartengono i prelati o preti in generale, i politici, gli avvocati, le persone di una certa importanza nel pubblico impiego e via discorrendo. 

Chiaramente ci sono vari tipi di scrocconi. Lo scroccone normalmente si cela come un amico intimo, oppure amico dell’amico, ma in linea di massima non è molto pericoloso. Il più velenoso e pericoloso lo trovi nell’ambito famigliare, come parente, cugino, figlio, zio, fratello o sorella, figlio di parenti di secondo o terzo grado, cioè una parentela in generale, insomma, il classico succhione o scroccone.

Non si sa perché cercano sempre di scroccare o di fregare il prossimo, naturalmente sempre a proprio vantaggio.

Si dice che scrocconi si nasce o forse ci si diventa lungo il cammino e crescendo, si associano a qualche fantomatica società di scrocconi, mah, chissà?

Nel mio girovagare, mi sono spesso imbattuto con qualche scroccone, questi soggetti sono sempre in agguato e pronti a farsi pagare qualche cosa, rispettando la loro regola “Mai di tasca propria”.

Vediamo di raccontare qualche esempio o meglio qualche avventura.

Il vicino di casa che regolarmente ti chiede in prestito di tutto e che devi pure andare a riprendere perché lui spera sempre che uno si sia dimenticato.

Lo scroccone da ristorante è uno dei più classici che coinvolge quasi sempre una relazione tra parenti.

Normalmente è sempre quello che dice: “Perché non si va fuori questa sera?” Naturalmente è lui che suggerisce il posto e fa di tutto per andarci alludendo alle specialità della cucina e la bellezza del posto. 

Normalmente dice, ci vediamo li alle 12.00, state tranquilli che lo troverete già seduto a capo tavola. 

Lo Scroccone si esibisce sempre dicendo: “Volevo farvi conoscere questo ristorantino di certi amici che è un amore e si mangia divinamente”. 

La prima fregatura è quando non dice: “Ti invito” ma dice: “Ti faccio conoscere”.

Certamente, dico io, tu sei di questa zona e certamente li conoscerai quasi tutti questi posti… lasciandolo sul sospeso.

Qui cerco sempre di punzecchiarlo per farlo scoprire, dicendogli: “Ok allora, ti ringrazio per l’invito!”.

Come d’incanto, lo scroccone, al sentire la parola “invito” dopo un attimo di svenimento, prende il telefonino che non ha squillato e risponde: “Scusami tanto mi ero proprio dimenticato che ci dovevamo vedere in ufficio, perdonami ma ti raggiungo subito”.

Con mille scuse cercherà di far capire che questo impegno era molto importante ma se ne era dimenticato.

Qui normalmente cerco di farlo sentire meschino, interrompendolo gli dico che avevo capito dalla sua faccia mentre parlava al telefono (simulando) che si era dimenticato dell’appuntamento e gli aggiungo, sorridendo: “Peccato perché volevo essere io ad invitarti a pranzo”. 

E qui dovreste vedere la faccia da morto di fame che normalmente fanno da classici pezzenti. Immancabilmente farfugliano frasi come: Richiamo il mio ufficio e rimanderò a più tardi…”.

La mia pronta risposta è: Mai fare una cosa del genere, il lavoro prima di tutto, non preoccuparti, vai pure in ufficio, io mangerò da solo”. Da vedere la faccia, normalmente sembra quella di un cane bastonato. 

Poi abbiamo il caso dello scroccone quando si va di comune accordo al ristorante.

Normalmente lo scroccone con il menù in mano cerca di leggere, ma non legge, sta aspettando per vedere come ti orienti sulle scelte del menù. E anche qui, conoscendo il soggetto, cerco di divertirmi un po’ a sue spese.

Gli lascio intendere, senza menzionarlo che lo sto invitando io, portandolo quindi a scegliere piatti costosi.

Con il cameriere, lo lasci parlare per primo che automaticamente va su piatti elaborati, io faccio lo stesso, ma prima che il cameriere se ne vada con gli ordini, con indifferenza dico allo scroccone: “Naturalmente, se non hai niente in contrario, facciamo alla romana, ognuno paga il suo!”.

Botta mortale! Impallidisce, starnazza, tossisce e richiama il cameriere per dirgli che forse quello che aveva scelto potrebbe risultare un po’ pesante e quindi prenderà un’insalata verde non tanto grande e dell’acqua naturale.

Io invece rimango con il mio doppio filetto alla Rossini con contorno di punte di asparagi all’agro e patata al forno con ricciolo di burro il tutto ben bagnato da un Pinot Noir d’annata.

A seguire, invece, abbiamo il classico caso di quattro persone, due coppie di amici. 

Scelto il ristorante ci si accinge a consumare un gustoso pasto tra primi, secondi piatti, dolci vino e caffè, quindi… si arriva alla richiesta del conto.

Immaginatevi la scenetta: il cameriere lascia il conto sul tavolo, lo scroccone lo guarda, ma continua la sua conversazione che, per intenderci, non si capisce di cosa stia parlando, perché il suo problema è come evitare di pagare il conto.

Normalmente faccio sempre finta di nulla e continuo a chiedergli cosa voleva dire con il suo discorso e che non riesco a seguirlo. Intanto il cameriere ripassa varie volte per vedere se sul conto ci sono i quattrini. Qui, sapendoci fare, porto lo scroccone a reagire. Eccoti che comincia a mettere le mani nelle tasche mentre guarda il conto, ma dalle tasche non esce nulla. Di colpo si rivolge alla moglie chiedendogli se aveva preso lei il suo portafogli perché lui non se lo trova in tasca. La moglie, naturalmente d’accordo, segue il gioco liberandosi da ogni responsabilità perché lei pensava che lui lo aveva con se, ecc. ecc.

Conclusione li lascio bisticciare per un po’ poi pago io il conto, facendogli capire con educazione che io già lo sapevo che non avrebbe pagato.

Ma la loro faccia tosta è così incallita che se ne fregano della possibile figuraccia. 

Stessa situazione in un altro esempio: Al momento del conto lo scroccone normalmente si alza perché deve andare in bagno o perché nel ristorante non si può fumare e lui se non si fuma una sigaretta dopo mangiato potrebbe morire. Eccotelo che sparisce… ma è nascosto da qualche parte. Cerca di vedere quando io pago il conto per poi ritornare accusando un tremendo mal di pancia, oppure che si è dovuto fare due sigarette per digerire. 

Chiederà con faccia tosta il conto perché vuole offrire lui e quando gli dico che è già pagato, va in escandescenza: Ma non dovevi… Toccava a me… Ero io che invitavo, ma la prossima volta non scappi”.

Potete pure crederci, se siete capaci, ma lui non pagherà mai. Da non tralasciare che questo tipo di coppie scroccone non escono mai da soli a pranzo ma solo se invitati. 

Queste sono delle storielle, ma rispondono alla realtà quotidiana della vita dello scroccone.

A volte mi chiedo se tutto questo fa parte di una educazione, di un sistema mirato per fregare il prossimo, oppure di “Vorrei ma non posso?”. 

Io, se non posso, non esco.

Potrebbe sembrare cinico giocare con uno scroccone ma bisogna pur far capire a questi soggetti, quanto sono pezzenti.

Dopo aver studiato questi soggetti per molto tempo come passatempo educativo ho scoperto che costoro sono al 75% contro il capitalismo e gli piace essere sempre al centro delle attenzioni. 

Sono sempre loro a definirsi nemici dei grandi evasori; criticano chi sfrutta e chi abusa e si dichiarano indenni da questi difetti. Non sanno che, da parte mia, sono ben identificati. 

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