Corsali, lo scopritore ideale dell’Australia

di Generoso D’Agnese

Il suo nome e il suo stemma furono incisi in S. Croce nel 1898, insieme a quello di altri navigatori toscani. La città di Firenze gli ha intitolato una strada e la sua città di nascita, Empoli ne ricorda il nome attraverso un largo situato nella frazione di Pagnana. Castelfiorentino infine ospitò un convegno di storici che   hanno indagato sui personaggi della Valdelsa, di cui lui fu autorevole esponente.

A parte questo, è difficile trovare tracce della vita di Andrea Corsali, il primo a dare una descrizione astronomica di quella Croce del sud che oggi campeggia sulla bandiera dell’Australia  e tra i primi se non il primo a intuire l’esistenza di una massa continentale a sud della Nuova Guinea, su cui fece diverse ipotesi, pur non sbarcandovi mai.  Il suo nome, alquanto noto in Oceania, è pressoché sconosciuto in Italia. 

La famiglia Corsali fu strettamente legata alla famiglia dei Medici per la quale oltre a lavorare nutriva anche rapporti di  affettivi. La vita di Andrea Corsali però è sempre rimasta avvolta nelle nebbie del tempo:   il figlio di Giovanni   lasciò due documenti autografi che raccontano alcune delle sue imprese e delle sue scoperte e queste  due brevi relazioni, che il navigatore fiorentino invio’ il 6 Gennaio 1515 e il 18 Settembre 1517, rispettivamente a Giuliano e a Lorenzo de’ Medici, restano ad oggi l’unica testimonianza della vita di un  navigatore fiorentino considerato fra i grandi italiani che hanno solcato i mari.

Andrea Corsali fu astronomo, cosmografo e navigatore e   visse certamente a Firenze nei primi anni del Cinquecento. Il  6 ott. 1514 papa Leone X, non ignorando  il suo imminente viaggio nelle lontane Indie, gli dette una lettera commendatizia, scritta da Pietro Bembo, allora segretario del papa, e indirizzata “Davidi regi Abissinorum”, il mitico Prete Gianni, meglio conosciuto come Lebna Dengel, della dinastia Amhara, re d’Etiopia dal 1508 al 1540.  Altre flebili tracce della sua avventurosa vita si ritrovano in una lettera scritta dal   navigatore Giovanni da Empoli, il primo gennaio 1517 dall’India al vescovo di Pistoia Antonio Pucci. 

 A spingerlo al viaggio non fu solo il desiderio di riferire alla famiglia Medici, cui era molto devoto, precise notizie su terre poco conosciute, ricche dì spezie e di oggetti preziosi, affinché se ne potessero avvantaggiare commercialmente, né quello di raggiungere l’Etiopia cristiana di Lebna Dengel per favorire una alleanza politico-religiosa tra la Chiesa di Roma e il regno etiope contro la strapotenza musulmana, in nome di papa Leone X, anch’egli di casa Medici. 

Dalle due lettere scritte dal navigatore emerge con chiarezza che fra i moventi dei suoi viaggi fu prevalente quello scientifico. La sua notevole cultura, la descrizione minuziosa ed appassionata delle terre visitate e delle popolazioni incontrate, l’uso dell’astrolabio e di altri strumenti scientifici per lo studio delle coordinate geografiche dei luoghi attraversati, lo portarono ad esempio a trovare l’errore di Tolomeo che aveva mal calcolato la distanza tra l’Africa e l’India. Andrea Costali cercò inoltre di distinguere  l’isola di Ceylon dall’isola di Sumatra che spesso venivano confuse  e infine, fu tra i primi (insieme a Cadamosto, Pigafetta e Vespucci) a osservare e studiare il cielo australe. Una delle prime citazioni della Croce dei Sud e delle nubi magellaniche è presente nelle sue lettere, anche se in seguito la scoperta delle nubi magellaniche fu erroneamente attribuita al Pigafetta. La sua descrizione data il 1515, mentre quella fornita da Magellano e dal Pigafetta è di quattro anni dopo, il 1519. Nella prima edizione dell’atlante dell’Artelio, che porta la data del 20 Maggio 1570, è possibile rilevare che il navigatore fiorentino è stato il primo a notare l’esistenza della Nuova Guinea che lui battezzò con il nome di Terra Piccennaculi. 

Andrea Corsali nel 1517 raggiunse l’Abissinia al seguito dell’ambasceria portoghese al Negus, in una spedizione guidata da Odorardo Galvan. Il viaggiatore visitò l’isola di Socotra, della quale descrisse la flora, la fauna, gli usi, i costumi degli abitanti che erano cristiani. Giunse poi nel porto di Aden, che lo impressionò molto per l’intensa attività commerciale che vi si svolgeva. Entrato nel mar Rosso e con la sua nave, costeggiò l’Eritrea, visitandola fino a Suakim. Nelle sue descrizioni Andrea Corsali descrisse l’isola di Dalack, di Archico e di Massaua . Sbarcato sul continente africa  il navigatore raggiunse il convento della Visione, che si trovava a pochi chilometri da l’Asmara. Il navigatore fiorentino rimase affascinato dalla pesca delle perle che vide nell’isola di Dalack, studiò gli usi e i costumi degli abissini e il loro modo di combattere. 

Durante quel viaggio il navigatore toscano visitò l’Harrar che descrisse come un paese fertilissimo, quindi toccò le città marinare dello Yemen e approdò a Ormuz, dove poté constatare di persona quanto fosse intenso allora il commercio con la Persia. Fu questa l’ultima tappa della sua navigazione tra l’Africa, l’Arabia e l’Asia.

Il viaggio del 1517, quella osservazione astronomica, sono le ultime notizie che si hanno di Andrea Corsali. Nulla si sa sulla sua morte, probabilmente avvenuta in quell’Etiopia che gli vietò di tornare a casa. 

La storia ha scritto un finale aperto per un navigatore che il cui destino era quello di restare per sempre uno degli uomini più segreti e sconosciuti fra i tanti che hanno solcato i mari e hanno contribuito all’esplorazione del nostro globo nel sedicesimo secolo. Oltre a essere lo scopritore “ideale” dell’Australia.