di Angelo Paratico
Si sente spesso parlare della FBI, la Federal Bureau of Investigation, ossia la polizia investigativa americana che ha la sua giurisdizione sul territorio federale americano e anche all’estero.
Ogni giorno ci vediamo film e telefilm nei quali questa forza di polizia appare e arresta i colpevoli, eppure, pochi sanno chi fu il suo fondatore.
Anche fra gli americani pochi sanno che il fondatore dell’FBI fu nientedimeno che un Bonaparte. Charles Joseph Buonaparte (1851-1921), un avvocato e politico americano di Baltimora, nel Maryland, che prestò servizio nel gabinetto del presidente Theodore Roosevelt. Suo padre era stato Jérôme Napoléon “Bo” Bonaparte (1805-1870), un agricoltore naturalizzato americano, presidente della Maryland Agricultural Society, primo presidente del Maryland Club, e Susan May Williams (1812-1881), proveniente da una delle famiglie più ricche del Maryland.
Bo Bonaparte era figlio di Jérôme Bonaparte, ultimo discendente della coppia formata da Carlo Buonaparte e Letizia Ramolino; dunque, fu il fratellino di Napoleone, il vincitore della battaglia di Rivoli Veronese (dove nacque il mito di Napoleone genio invincibile).
Jerome, grazie al fratello, fu re di Westfalia dal 1807 al 1813. Dopo il 1848, quando suo nipote Luigi Napoleone divenne presidente della Francia, ebbe una brillante carriera politica, arrivando alla presidenza del Senato.
Bo Bonaparte nacque a Camberwell, in Inghilterra, ma visse negli Stati Uniti con la madre americana, Elizabeth Patteson (1785-1879), ricca donna di mondo. Joseph Bonaparte divenne primo Segretario della Marina degli Stati Uniti e in seguito, come Procuratore Generale, creò il Bureau of Investigation, che in seguito crebbe e si espanse con J. Edgar Hoover (1895-1972), che nel 1935 lo ribattezzò Federal Bureau of Investigation (FBI).
Educato in scuole francesi e poi a Harvard, dove fu tra i fondatori della Signet Society, rivelò presto un temperamento insofferente al clientelismo e alla mediocrità. Amava definirsi “di sangue italiano e scozzese, non francese”, quasi a voler tagliare i ponti con la leggenda napoleonica. Persino quando gli ricordavano la somiglianza con l’Imperatore, reagiva con freddezza. La sua vera eredità, infatti, non stava nei troni caduti, ma nella volontà di riformare e purificare la vita pubblica americana.
Charles si affermò come avvocato a Baltimora, paladino della giustizia e dei principi coltivati a Harvard. Nel 1881 aderì alla National Civil Service Reform League, dove conobbe Theodore Roosevelt, anch’egli ex allievo di Harvard. I due divennero presto amici. Roosevelt, divenuto presidente nel 1901, lo nominò l’anno successivo membro del Board of Indian Commissioners. Nel 1903, incaricato di indagare su irregolarità nei territori indiani, Charles presentò un rapporto così convincente da portare all’abolizione della commissione locale da parte del Congresso.
Nel 1905, il presidente Theodore Roosevelt lo nominò Segretario della Marina e nel 1906 fu Procuratore Generale, fino alla fine del mandato di Roosevelt.
A suo merito, fu soprannominato “Charlie, il cacciatore di truffatori”. Segno che sapeva fare il suo lavoro ed era onesto.
Sposato a Ellen Channing Day, discendente di famiglie illustri del Connecticut, non ebbe figli. I due vissero a lungo a “Bella Vista”, residenza di Baltimora poi distrutta da un incendio.
Morì nel 1921, lasciando dietro di sé l’immagine di un Bonaparte che non volle mai essere principe, ma cittadino repubblicano integerrimo.
Un uomo che, a differenza dei suoi antenati, non fondò un impero: fondò un’istituzione destinata a durare più a lungo di qualsiasi dinastia.
