Da oltre un mese si parla di legge finanziaria 2026 con aggiustamenti della spesa pubblica intorno a 18 miliardi. Visto che il PIL italiano è di circa 2.000 miliardi si incide per circa l’1%, più o meno come tutti gli anni.
Adesso comincia il teatrino: il governo sottolinea gli aggiustamenti positivi, i piccoli tagli all’IRPEF, i “bonus” a questa o quella categoria mentre l’opposizione tuonerà che si sono dimenticate le promesse, che la finanziaria è per i ricchi contro i poveri (vedo già Conte in agitazione e la Schlein più di lui) che la manovra è contro i lavoratori e comunque che è insufficiente.
Verranno convocate a consulto le parti sociali che tireranno ciascuna al proprio mulino chiedendo piccoli aggiustamenti per la propria categoria. I sindacati, convocati pure loro, criticheranno il governo con toni diversi a seconda della parrocchia di appartenenza e la CGIL forse non verrà nemmeno al tavolo, ufficialmente offesa per qualche cosa.
Si proseguirà poi con il consueto iter parlamentare di un paio di mesi con la presentazione di migliaia di emendamenti – tutti esaminati uno per uno dagli uffici e dichiarati più o meno ammissibili – e che poi saranno comunque votati in commissione e in aula. Quelli più spinosi saranno messi nel limbo della “accettazione come raccomandazione” che non significa nulla se non blandire il deputato proponente e quindi con invito a trasformarli in ordine del giorno, odg approvati per permettere ai presentatori di fare bella figura in patria (di solito sono richieste locali), ma che alla fine concretamente così finiscono in secca e si perderanno nel nulla. Il tira e molla imporrà ai partiti di maggioranza di impuntarsi su qualche tema specifico intestandosene il merito (bisogna pur campare) e la manovra lieviterà così da 18 a un 20 miliardi circa inventandosi qualche strana (e di solito incerta) copertura finanziaria a pareggio per le nuove spese. Si andrà poi avanti con due andate e ritorno tra Camera e Senato finchè, sotto Natale e con voto di fiducia – vedrete per credere – si “licenzierà la manovra” promulgata da Mattarella a fine d’anno.
Molti saranno insoddisfatti ma sarà pronto il consueto “decreto milleproroghe” , torneo play-out di consolazione per accontentare almeno un po’ chi sarà rimasto fuori dal primo round con qualche ripescaggio.
Alla fine tre mesi di chiacchiere, infinite ore di dibattiti, polemiche per poco o niente sapendo già che è un gioco delle parti, i conti e gli spazi sono quelli. La novità più importante sarà invece a primavera quando si chiederà all’Europa di allargare il deficit programmato per coprire l’aumento delle spese militari che ci siamo impegnati a sostenere e, oplà, i vincoli che gravano ora su scuola, welfare, pensioni e sanità che condizionano la manovra d’autunno miracolosamente cadranno, almeno un po’.
Ho comunque stima di Giorgetti che è una persona seria. Domandina semplice semplice: ma non sarebbe più comodo ed economico per tutti se il governo ponesse subito la fiducia sul testo deciso in Consiglio dei Ministri e si decidesse di chiuderla lì ?
