POLEMICHE QUANDO IL CALDO E’ POLITICA 

Ormai il metodo è collaudato: se fa caldo è la terra che si infiamma, se ci sono gli incendi la colpa non è dei piromani ma dell’autocombustione, se c’è un temporale è il clima che è impazzito (come se costruire condomini a Bardonecchia sul greto del torrente sia colpa del cambiamento climatico) tra “celle” e “super-celle” temporalesche.

 Il meteorologo Rossi (“Il meteo.it”) addirittura pontifica: “il caldo africano è pronto a trasformare l’Italia in una sorta di forno a cielo aperto” Evvvaiii…  

Sono stati pubblicati articoli demenziali, per esempio che in Italia ci sarebbero stati migliaia di morti per l’ondata di calore degli ultimi 10 giorni di giugno, 317 solo a Milano.

Molti quotidiani (compreso il Corriere della Sera) hanno riportato esattamente tutti lo stesso testo. Testualmente: “Secondo gli scienziati circa 1.500 dei 2.300 decessi da calore stimati in Italia, ovvero il 65%, sono il risultato del cambiamento climatico, il che significa che il bilancio delle vittime è triplicato dall’impatto della combustione di combustibili fossili. A Milano si stimano 317 decessi da caldo causati dal riscaldamento globale…”

Nel guazzabuglio delle contraddizioni dei dati pubblicati la cosa strana è che né l’ufficio anagrafe di Milano né l’Istat hanno ancora pubblicato i dati sui decessi di giugno 2025 quindi si dovrebbero almeno comunicare le fonti visto che – come ha pubblicato il senatore della Lega Claudio Borghi – l’anagrafe del comune di Milano non ha segnalato scostamenti dalla media e 317 morti “extra” avrebbero causato un putiferio.

Possibile che nessuna fonte di stampa abbia verificato i dati prima di pubblicarli? E’ invece è andata proprio così, un esempio di “informazione dopata” e preconcetta, basata su dati falsi e non verificati nella realtà.Guarda caso, però, appena scatta l’allarme caldo immediatamente l’Europa si sveglia riproponendo il tema delle emissioni di C02 che ultimamente erano un po’ in ribasso rischiando di mandare a fondo la maggioranza della Von del Leyen tra sinistra-centro-verdi.

Procedura di indottrinamento classico: uno, due, dieci articoli quotidiani su ogni testata e servizi in TV per dimostrare che il clima è drammaticamente mutato e siamo in emergenza finché cade ogni barriera di scetticismo e a volte perfino di buonsenso.

Certamente la terra si sta riscaldando, ma si pone sempre a confronto il picco di minime di metà ‘800 quando era in corso una mini-glaciazione e non si racconta che Annibale passò le Alpi in ottobre con i suoi elefanti semplicemente perché 2200 anni fa faceva più caldo di adesso e non c’era neve neppure in quota, così come solo 15.000 anni fa il Lago Maggiore non esisteva perché era ancora un grande ghiacciaio.

Concatenando cosi automaticamente e ogni giorno solo le emissioni di CO2 al caldo, si auto-giustificano però le proposte europee per misure impopolari e costose che porteranno comunque a risultati minimi. Questo perché il 93% del pianeta (alla fine la UE conta appunto solo circa il 7%) si guarda bene dall’affrontare la calura con lo stesso cipiglio.

Oltre alla “liberalizzazione” di Trump, in Cina solo quest’anno (fonte: Global Energy Monitor) sono state approvate centrali a carbone per produrre almeno 106 gigawatt (GW) dopo la costruzione di 70 GW nel 2023: viene in pratica avviata una nuova centrale a carbone ogni settimana! Su queste cose CONCRETE però non si scandalizza nessuno.

Non è perché gli altri si comportano male che dobbiamo farlo anche noi, ma occorre un giusto equilibrio e sapersi imporre anche a livello internazionale, altrimenti non servono a nulla i nostri maggiori costi e sacrifici.

Soprattutto il degrado del pianeta non è solo per la CO2 (un “pallino” che nasconde anche grandi interessi economici) ma nello sfruttamento e sciupio delle risorse naturali, nella pesca eccessiva, nell’uso di pesticidi e spreco di acqua, nel taglio sconsiderato di foreste, nel consumismo esasperato ecc. ecc.