‘Mani Pulite’ e l’Australia a distanza di 30 anni

Sono trascorsi 30 anni dall’inizio della complessa vicenda giudiziaria comunemente denominata ‘Mani Pulite’. Ancora oggi, alcuni parlano di una rivoluzione fallita, in un contesto dove tutto doveva cambiare proprio perché la partitocrazia istituita nel dopoguerra aveva esaurito il suo scopo, prestandosi nei mitici anni ‘80 e ‘90 alla corruzione e all’affarismo di stato.

Ma se nel 1992, dal Colle più alto di Roma, il Presidente Francesco Cossiga tirava “picconate” al sistema politico, il pool di Tangentopoli a Milano non fu da meno, cavalcando un’onda di insurrezione popolare che desiderava un radicale cambiamento. L’inchiesta Mani Pulite ebbe inizio il 17 febbraio 1992, quando Mario Chiesa, detto “il mariuolo’, viene arrestato in flagranza di reato mentre intascava una mazzetta da 7 milioni versata dal titolare di una impresa di pulizie del Pio Albergo Trivulzio. 

Antonio Di Pietro durante una conferenza in Australia (Fonte: AFP)

Da lì a poco, come ricorda il Professore italo-australiano Bruno Mascitelli, “l’opinione pubblica venne scossa con oltre due terzi dei parlamentari indagati” nell’inchiesta Tangentopoli, “in un modo mai visto prima. I magistrati di Milano furono liberi di indagare per la prima volta nella storia italiana del dopoguerra, senza alcuna sostanziale interferenza da parte della politica.” 

Questa singolare attitudine a favore del lavoro dei magistrati milanesi derivò, forse, proprio dal fatto che “gli eventi di Tangentopoli – spiega Mascitelli – si possono capire soltanto in un contesto storico che ha visto la fine della Guerra Fredda, la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, così come la costituzione dell’Unione Europea Monetaria con il Trattato di Maastricht.” Le circostanze politiche del tempo significarono che non vi era più il rischio di un’invasione comunista in Italia o la presa di potere del disciolto PCI. “Per alcuni si trattò della fondazione di una Seconda Repubblica, con la nascita di nuove forze politiche che si rifacevano alle idee del movimento anti-corruzione del pool di Milano.”

Anche in Australia, grazie al crescere di una coscienza politica per gli italiani all’estero a partire dalla fine degli anni ‘80 e con l’arrivo di Rai International nel 1992, si nutrì un notevole interesse nelle inchieste di Tangentopoli. I giornali italo-australiani dell’epoca, però, non furono più o meno intraprendenti sulla questione, allineandosi alla stampa italiana e internazionale. Il momento più significativo del rapporto tra il lavoro dei giudici di Milano e l’Australia fu l’arrivo del Giudice Antonio Di Pietro nel mese di aprile del 1994, in vista della possibile nascita di un movimento politico denominato appunto ‘Mani Pulite’.

Nell’ambito dell’inchiesta, secondo il Prof. Mascitelli, “Di Pietro divenne una vera rock star, accrescendo poi la propria popolarità” e quindi il salto in politica. E forse fu proprio per la notorietà del personaggio simbolo dell’anti-corruzione che a seguito dell’interesse della giornalista di SBS Radio Luisa Perugini durante un soggiorno a Roma, si cominciò a parlare di una visita di Di Pietro in Australia.

In compagnia dei membri del comitato promotore della visita (Fonte: L Perugini)

“Il 1994 fu l’anno degli incendi – ricorda Luisa Perugini – e per varie volte la venuta di Di Pietro venne posticipata. Tutto però arrivò al termine nella Pasqua del 1994. All’inizio non sembrava esserci un interessamento per far venire Di Pietro in Australia. Ero a Roma e chiamai Tony Palumbo, che mi disse di concludere e da lì si decise di procedere. Venne quindi fondato un comitato.”

Tra coloro che si adoperarono per organizzare la trasferta del giudice, vi furono Rocco Perna e Nicola Cerrone che insieme a Luisa Perugini, Tony Palumbo ad altri esponenti della collettività raccolsero i fondi necessari per le spese di viaggio e di soggiorno. Arrivato in Australia, Di Pietro intraprese degli incontri privati con l’ICAC, l’autorità anti-corruzione del NSW, su temi legati alla criminalità organizzata. A questi incontri cui fecero seguito molteplici eventi con la presenza delle varie comunità italiane. La venuta di Di Pietro interessò tanto gli italiani in Australia quanto le istituzioni e i media australiani, che diedero copertura degli appuntamenti del giudice con i maggiori esponenti locali.

Incontro con il comitato dell’Associazione Nazionale Donne Italo-Australiane (Fonte: S Vetrano)

Domenico Gentile, caposcalo dell’Alitalia a Sydney ricorda come il livello di sicurezza era “una cosa che mai avevo visto prima,” tanto che Luisa Perugini aggiunge: “all’aeroporto c’erano i cecchini.” Insieme ad Antonio Di Pietro, vennero in Australia anche la moglie Susanna Mazzoleni e il Prof. Piero Rocchini, quest’ultimo per nove anni Consulente in Psicologia Clinica della Camera dei Deputati e amico del magistrato. Per qualche giorno, varie zone di Sydney furono messe sotto allerta, nel tentativo di scongiurare possibili attacchi e garantire l’incolumità di Di Pietro.

Incontri pubblici si tennero a Canberra, a Melbourne e Sydney. L’idea di una presenza di Di Pietro in Australia venne appoggiata dal Governo Australiano di Canberra, con la collaborazione dei servizi segreti e agenti della polizia federale che seguirono il magistrato in ogni suo movimento. “Le conferenze erano affollatissime – aggiunge Perugini – e c’era interesse nella comunità italiana, tutti volevano parlare delle vicende di Craxi e di Tangentopoli.” 

Oltre all’Apia Club di Leichhardt, una conferenza, si svolse presso il Club Marconi e venne organizzata unitamente con l’Associazione Nazionale Donne Italo-Australiane, guidata dall’On. Franca Arena. Stefania Vetrano, vice-presidente dell’Associazione, ricorda come vi fosse una certa ossessione per la sicurezza. Questa ossessione sembrava soffocare anche Di Pietro, così che persa di vista la moglie per qualche minuto durante l’uscita dal Club, perché la signora si era recata in bagno, Di Pietro si prese di panico, scoppiando un momento di paura davanti alla folla. “Non si preoccupi… calma signor Giudice – disse Stefania Vetrano a Di Pietro – sua moglie è in bagno, ma non si poteva certo pensare che entrassi anch’io nel loculo per controllarla fino a lì.” 

Malgrado il piccolo inconveniente, Di Pietro rimase affascinato e grato per l’ospitalità ricevuta durante tutta la sua permanenza in Australia e inviò alle Donne Italo-Australiane un messaggio di ringraziamento una volta rientrato in Italia. “Alle domande, alcune a volte scabrose, Di Pietro spiegava in maniera molto elementare i quesiti posti dal pubblico durante l’incontro al Marconi e fece lo stesso all’incontro organizzato da Franca Arena al Parlamento. A volte si trattava di domande coperte da segreto istruttorio, alle quali purtroppo il giudice non poté dare una risposta per ovvi motivi,” conclude Vetrano.

All’Apia Club. Al microfono Tony Palumbo (Fonte: F. Baldi)

In un altro episodio, ricorda inoltre Luisa Perugini come “in occasione di Pasqua, Di Pietro volle per forza recarsi a Messa nella notte della vigilia, anche se la polizia non era proprio a favore, e così gli agenti lo portarono sotto stretta sorveglianza alla chiesa di Marrickville. Poi andammo anche al Villaggio Scalabrini dove incontrammo Padre Nevio Capra, sia il giorno di Pasqua che a Pasquetta.” Un tipo spiritoso e dalla battuta facile, oltre che socievole, in suo onore si tenne un pranzo con ballo presso la residenza di Nicola Cerrone, dove parteciparono numerosi giornalisti di radio e televisioni. “La venuta di Di Pietro in Australia fu inaspettata, un incontro casuale che riuscì a suscitare interesse.”

Al Villaggio Scalabrini di Austral con Padre Nevio Capra e il personale (Fonte: F. Baldi)

Dopo 30 anni, molto si potrebbe ancora dire dell’era Mani Pulite, Di Pietro e il pool dei giudici di Milano. Nella confusione dei fatti accaduti tra il 1992 e il 1994, però, “rimaneva da chiedersi – conclude il Prof. Mascitelli – come mai la Democrazia Cristiana era sparita e il perché Craxi e il resto del Partito Socialista fossero stati trascinati davanti ad una corte di giustizia. Pensai che se da una parte c’era confusione, dall’altra la gente era contenta di vedere i processi in televisione in prima serata. L’Italia non ha mai dato una buona percezione della propria stabilità.”

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