Ai tempi dell’università, i miei colleghi studenti del Dipartimento di Storia Moderna della Macquarie University, che generalmente erano impegnati a scrivere tesi su gender e femminismo, si domandavano il perché dei miei scritti sui diplomatici controversi e di cattiva fama. Sarà che forse sognavo di diventare un diplomatico anch’io.
Tra le mie ‘fisse’ c’erano il Principe Metternich con l’amante russa, la Principessa Dorothea von Lieven e il Barone Odo Russell, informatore Britannico in Vaticano che riuscì, con i suoi dispacci, a far conoscere agli storici le notti senza cena e gli stati depressivi di Pio IX, ultimo Papa Re durante la Presa di Roma. Insomma, checché ne dicano, la storia diplomatica e dei suoi personaggi è in grado di sedurre e affascinare.
Dalla Realpolitik del XIX Secolo, ci tuffiamo qualche decennio più avanti, agli inizi dei ruggenti anni ‘20. Tempi difficili, soprattutto per l’ascesa di fazioni pro e anti-fasciste che emersero anche tra la piccola collettività italiana d’Australia. A Sydney, approdano due personaggi di primo piano: Luigi Buoninsegni Vitali, vice console Italiano (a quel tempo vi era un solo Console Generale per tutta l’Australasia, il Commendatore Antonio Grossardi) e Francesco Lubrano di Negozio, fondatore del giornale The Italo-Australian, imprenditore navale, già vice console della Russia Zarista per Sydney e Newcastle.
Buoninsegni Vitali, comandante della Regia Marina, approdò in Australia per la prima volta nel 1906, a seguito del Principe di Udine, cugino di Re Vittorio Emanuele III. In quell’occasione, conobbe e sposò una certa signora Foster. Intraprese poi la carriera militare che lo portò prima in Cina per la rivolta dei Boxer, poi a Bengasi durante la Guerra Italo-Turca e quindi nel Mare Adriatico, per la Grande Guerra. Decise di tornare a Sydney come amministratore della compagnia di navigazione Lloyd Sabaudo e forzare la mano all’amico Grossardi per ottenere la rimozione del vice console Dr. Vincenzo Marano, in servizio dal lontano 1880.
Marano, fondatore di una sezione – a breve vita – della Società Dante Alighieri e promotore dell’insegnamento della lingua italiana presso l’Università di Sydney, era persona di assoluto rispetto nella comunità. Le sue dimissioni furono richieste da Grossardi, con la minaccia scritta che se non avesse abbandonato la sede consolare, si sarebbe fatto irruzione con la polizia.
Per il 42enne Buoninsegni Vitali, l’incarico diplomatico non fu certo indolore e le storielle di una vita alquanto avventurosa sono rimaste oggetto di un promemoria del Ministero degli Affari Esteri. Benché nel 1924 riuscì a farsi nominare rappresentante del Partito Nazionale Fascista in Australia, i diverbi con Lubrano, il cui giornale fondato nel 1922 era apertamente in favore del regime, andarono oltre il limite della coesistenza.
Lubrano, originario di Procida, in provincia di Napoli, giunse in Australia nel 1899. Anch’egli capitano della Marina Italiana, decise di imbattersi in una ostile campagna mediatica contro le autorità consolari. Nutriva, in primo luogo, una profonda ostilità politica nei confronti di Grossardi, reo di essere stato l’ideatore di Buoninsegni Vitali come diplomatico.
Dal 1922 al 1928, il nuovo redattore del giornale The Italo-Australian, Eustacchio Del Pin, non cessò di sollevare accuse contro Grossardi. Gli addebitava, infatti, di aver messo a tacere il mancato rimpatrio di centinaia di emigrati che avrebbero dovuto fare ritorno in Italia per combattere la Grande Guerra, nonché di avere abusato della propria autorità procurando l’esclusione di personalità della comunità italiana locale dalla carica di consiglieri della Camera di Commercio, esclusione che avvenne per antipatie personali. Forse stanco degli attacchi, Grossardi colpì con un bicchiere di vetro il Conte Pietro Lalli, importatore dell’Isotta Fraschini, durante un incontro pubblico a Melbourne.
A complicare ulteriormente la fragile relazione, Lubrano venne presto a sapere che il vice console Buoninsegni Vitali era andato a letto con sua moglie, Donna Maria Maddalena. L’episodio era avvenuto in nave durante un viaggio verso l’Italia.
Al ritorno a Sydney, le cose precipitarono bruscamente in un’aula di tribunale, dove oltre alla consorte di Lubrano venne chiamato a difendersi dalle accuse di adulterio anche il vice console. Dopo tredici giorni di udienza e la notizia sbandierata su tutti i maggiori quotidiani italiani e australiani, Lubrano ottenne la custodia del figlio e la condanna dell’ex-moglie. Secondo le leggi dell’epoca, il Buoninsegni Vitali dovette pagare un indennizzo di £2,000; anche se davanti al giudice, Lubrano lo definì “il suo migliore amico”.
Il diplomatico pensò di non pagare e fu così che Lubrano gli presentò un’istanza di pignoramento, anche questa approdata sui rotocalchi, con tanto di foto segnaletica. Ogni appello alla sentenza, fino all’Alta Corte d’Australia, fu invano e pure il duello che doveva tenersi fra i due si risolse davanti ad una bottiglia di vino. Lo scandalo continuò senza sosta, con attacchi a Grossardi, colpevole di aver leso l’onore delle istituzioni italiane promuovendo Buoninsegni Vitali a vice console onorario. A Sydney venne nominato un nuovo vice console, Paolo Vita-Finzi (di cui parleremo nelle prossime edizioni) a causa degli articoli sul piano morale da parte del giornale The Italo-Australian.
Il Console Generale Grossardi, invece, fu anche lui trascinato da Lubrano davanti a una corte di giustizia di Melbourne per false dichiarazioni e per concussione, avendo fatto pressioni per ottenere la nomina di Vitali ad amministratore della Lloyd Sabaudo. Lubrano avanzò una richiesta di risarcimento per £40,000.
Dopo varie ricerche di documenti probatori, che sarebbero dovuti arrivare dall’Italia, la cosa scemò nel nulla come capita spesso quando ci sono di mezzo funzionari dello Stato e fu così che nel 1932 il Commendatore Grossardi lasciò Sydney alla volta di una nuova missione nella città di New York.
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