Due personaggi da conoscere e ricordare: Angelo Confalonieri e Francesco De Pinedo

I miei “sentieri della memoria” continuano a svolgersi lungo la vasta antologia storica dei collegamenti tra italiani e l’Australia.

Oggi infatti voglio parlarvi di altri due personaggi estremamente avventurosi e romantici protagonisti in campi diversi nel nuovissimo e lontanissimo continente. Vissuti a distanza di 80 anni l’uno dall’altro e accomunati da un destino crudele che ha interrotto le loro imprese precocemente.

In ordine cronologico voglio ricordarvi e forse per molti invece, far conoscere, l’operato di Angelo Confalonieri un giovane padre missionario nato nel 1813 a Riva del Garda in provincia di Trento che prese i voti a 26 anni con la ferma intenzione di recarsi in luoghi lontani e impervi per portare soccorso alle popolazioni locali.

Angelo doveva senz’altro avere una intelligenza sopra la media ed essere estremamente portato per le lingue infatti sapeva senz’altro molto bene l’inglese imparato probabilmente proprio avendo in mente di recarsi in missione in Australia e per cui si era preparato anche fisicamente e psicologicamente sottoponendosi ad estenuanti escursioni solitarie in condizioni ambientali e meteorologiche proibitive.

Il suo sogno si realizzò nel 1845, quando, a Roma, incontra il vescovo di Perth che dopo averlo ascoltato gli propone di andare in Australia a evangelizzare alcune popolazioni aborigene del remoto nord.

Intraprende il lungo viaggio in nave assieme a due chierici irlandesi che avrebbero dovuto assisterlo nel fondare la missione nella penisola di Cobourg nell’estremo nord del continente. Tra i tre giovani nasce una grande amicizia e comunità di intenti che purtroppo viene tragicamente spezzata dal naufragio della nave che li stava trasportando a Port Essington.

I due giovani irlandesi muoiono, padre Angelo viene salvato e riesce a proseguire da e raggiungere il luogo stabilito e iniziare la sua missione da solo.

A questo punto è opportuno e giusto ricordare che la chiesa cattolica diversamente dalle altre confessioni cristiane aveva sempre avuto un approccio più umano e paritetico con le popolazioni primitive e isolate, atteggiamento di assoluto rispetto e carità che permisero a Padre Angelo in brevissimo tempo di guadagnarsi la fiducia e l’affetto degli Iwaidja che lo chiamarono Nagoyo che nella loro lingua significa proprio “padre” riconoscendogli un ruolo di giudice e di paciere, cosa assolutamente straordinaria in una cultura iniziatica come quella aborigena.

A dimostrazione che l’influenza spirituale tra padre Angelo e gli aborigeni fu reciproca. Ma sicuramente la chiave con cui padre Angelo aprì il cuore degli Iwaidja fu che in brevissimo tempo imparò la loro lingua tanto da comporne un primissimo dizionario.

Padre Angelo riuscì a realizzare tutto ciò in soli 2 anni, dal 1846 al 1848 anno in cui si ammalò e morì. Aveva solo 35 anni!

Padre Angelo Confalonieri è stato il primo bianco a vivere in una comunità aborigena in maniera permanente e a impararne la lingua.

La sua tomba si trova lì dove è morto in un lembo di terra ancora oggi lontanissimo da tutto.

Recentemente nella cattedrale di Darwin è stata affissa una targa commemorativa dedicata a lui. Concludo con un suo scritto autografo. Una supplica. “Sia sempre ed in tutto fatta la Volontà del Signore, la cui Misericordia, con tutto il mio povero cuore fervidamente imploro sopra quest’ultima e più avvilita famiglia della generazione umana”,

Il secondo personaggio che desidero ricordare è Francesco de Pinedo anche lui intrepido fino quasi alla irresponsabilità. Napoletano, nato nel 1890 e portato per la carriera militare.

A 18 anni entra nell’accademia navale di Livorno e inizia la sua scalata ai più alti gradi. Partecipa alla guerra di Libia dove è testimone dell’avvento dell’aviazione nelle azioni militari e ne rimane affascinato e infatti nel 1917 in pieno conflitto mondiale entra a far parte dell’aeronautica della marina come pilota.

Alla fine della guerra si dedica a voli dimostrativi e sperimentali sempre più al limite del possibile. Inizia con un primo volo fino in Olanda e un secondo in Turchia.

Quindi si specializza come pilota di idrovolanti e passa dalla marina all’aeronautica. Nel 1925 Mussolini lo nomina “ messaggero di italianità” incitandolo a programmare altri voli dimostrativi delle capacita’ aviatorie italiane.

E il tenente colonnello De Pinedo non lo delude programmando il volo più lungo mai intrapreso da Sesto Calende in provincia di Varese a Melbourne e Tokyo e ritorno per complessivi 55.000 chilometri e 370 ore effettive di volo, con 80 scali, a una velocità media di 150 km/h. Un’impresa pazzesca sia meccanicamente che organizzativamente con mille disavventure e momenti drammatici. L’intuizione vincente di De Pinedo fu quella di usare un idrovolante. Un biplano senza cabina! Scelta giusta per due motivi.

Il primo la libertà di scendere ed ammarare senza vincoli strutturali e la seconda la tecnica di viaggio più consona alla marina, in cui De Pinedo era espertissimo, che all’aviazione.

Il viaggio fu un susseguirsi di trionfi e bagni di folla ovunque scendesse. Folla che diventò un vero e proprio problema in fase di ammaraggio e decollo. “Gennariello” il nome che De Pinedo, da bravo napoletano, aveva dato all’apparecchio, arrivò a Melbourne il 9 Giugno 1925, dopo esattamente 50 giorni dalla partenza, con a bordo, esausti ma felici De Pinedo e il meccanico e secondo pilota Ernesto Campanelli.

Ad accoglierli oltre 40.000 persone entusiaste e incredule. De Pinedo muore a New York nel 1933 all’età di 43 anni in un incidente in fase di decollo di un’altra impresa folle, arrivare a Bagdad in solitaria.

Non riesco a spiegarmi come mai l’impresa di De Pinedo, precedente di 5 e 8 anni e molto più impegnativa, rispetto alle super famose due trasvolate atlantiche in grandi stormi, di Italo Balbo, sia praticamente sconosciuta o quasi.

Si potrebbe capire se il fascismo regnasse ancora, infatti De Pinedo di cui Balbo era geloso, fu degradato e umiliato dal regime, ma è completamente ingiustificato nelle circostanze attuali.

Il grandioso successo che l’Australia riservò a Francesco De Pinedo a Melbourne, va ad aggiungersi a quelli altrettanto strepitosi avvenuti a Sydney, e ancora record di partecipazione, dedicati alla commemorazione funebre di Giuseppe Garibaldi nel 1882 nei giardini botanici, al matrimonio di Toti Dal Monte nel 1928 nella cattedrale di St Mary e all’esperimento di trasmissione elettrica di Guglielmo Marconi nel 1930 nella Town Hall.

Grazie per l’attenzione e alla prossima. fRAncesCO

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