Garibaldi. Un eroe dimezzato o…raddoppiato?

Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi” (Brecht). Oppure: “Sventurata la terra che non produce eroi”? Questo potrebbe essere un ottimo test su i nostri orientamenti morali, filosofici e politici.

Noi italiani di eroe ne abbiamo uno sopra tutti. Così grande e riconosciuto che dobbiamo condividerlo con mezzo Sud America, Gran Bretagna e USA. Nel corso della sua vita ha avuto almeno sette nazionalità diverse. Italiana, Brasiliana, Uruguegna, Inglese, Americana, Peruviana e Francese. Eppure in Italia non è amato da tutti anzi ci sono vasti settori di opinione pubblica che lo detestano o quanto meno lo minimizzano. Anche se lo fanno sommessamente intimiditi dalla grandezza e popolarità del mito.

Garibaldi era un fervente e irriducibile anti clericale per speculazione filosofica e per contrasti politici insanabili e inconciliabili. Le sue filippiche e i suoi anatemi contro la chiesa non possono essere più veementi. Nel suo testamento scrive: “ in piena ragione, oggi non voglio accettare in nessun tempo il ministero odioso, disprezzevole e scellerato di un prete, che considero atroce nemico del genere umano e dell’Italia in particolare.” e in un’altra citazione: “ I clericali sono sudditi e militi di una potenza straniera, autorità mista ed universale, spirituale e politica, che comanda e non si lascia discutere, semina discordie e corrompe.” Ora secondo delle stime statistiche europee (in Italia, l’ultimo censimento comprendente una domanda sulla religione risale al 1931: in piena era fascista) gli Italiani sono per l’86% cristiani e di questi l’80% cattolici. Come la mettiamo? Non solo i cattolici ma anche ad alcuni storici e intellettuali non piace e lo accusano di ingenuità, pressapochismo, opportunismo e incapacità politica.

Critiche ingenerose e smentite dai fatti, dai suoi scritti e dalle sue azioni. Certo Garibaldi dovette cedere su alcuni suoi principi fondamentali su tutti la Repubblica e una certa visione Socialista e egalitaria della società ma lo fece perché in quel particolare momento storico non sarebbe stato assolutamente possibile unificare l’Italia saltando le fasi con la monarchia dei Savoia. 

Una ovvietà che non fu compresa dal massimalista e intransigente Mazzini e neanche da Marx e Engels e le loro schiere di seguaci e d’altronde, come poteva piacere a Marx il Garibaldi che, sostenuto da ambienti finanziari e politici in- glesi e dalla massoneria, finiva per consegnare il Regno delle Due Sicilie a Vittorio Emanuele II e alla casta politico-militare dei Savoia, che trattarono il sud Italia come fosse una colonia, instaurandovi un feroce regime repressivo?

Ma Garibaldi era disposto ad allearsi anche con il diavolo, se necessario, pur di unificare (più che liberare) l’Italia. Ma ora dopo questa introduzione e analisi pedante e retorica voglio passare ad una lista di situazioni, azioni e comportamenti “originali”, discutibili e per lo più nascosti nella vita del nostro eroe.

Innanzi tutto il suo livello scolastico e culturale. Senz’altro non al livello degli ambienti in cui venne a trovarsi. Cosa per cui ebbe sempre un forte complesso di inferiorità. Ma fornito di una intelligenza e capacità di apprendimento notevoli. Conosceva bene 5 lingue, italiano, francese, spagnolo, portoghese e inglese. E senz’altro anche la matematica, se tra una guerra di “indipendenza” e l’altra, dove non fu mai remunerato adeguatamente, per sbarcare il lunario, la insegnava. Il suo mestiere era quello di marinaio, partito da mozzo a capitano frequentando in gioventù i porti più malfamati del Mediterraneo e del mar Nero.

Arrestato un paio di volte per ubriachezza, schiamazzi e resistenza. Generoso, entusiasta e… ingenuo. Appena diventato membro della giovane Italia a 27 anni partecipò all’insurrezione di Genova organizzata da Mazzini. Si presentò solo lui! Venne condannato a morte e si salvò fuggendo in America del Sud dove combatté per la regione brasiliana di Rio Grande do Sul che si era autoproclamata repubblica indipendente. 

Ora bisogna sapere che il Rio Grande era la regione più ricca e opulenta del Brasile un po’ come la Lombardia di Bossi in Italia. Quindi Garibaldi combatte per la secessione di uno stato ricco che non intendeva solidarizzare con le altre province povere e diventa “corsaro”.

Nel 1839 a Laguna, piccola città del sud dello Stato di Santa Catarina, conosce e “rapisce” Ana María de Jesús Ribeiro da Silva, detta Anita, una giovane scura e sveglia di 17 o 18 anni, sposata. Grande fan del generale-corsaro . Garibaldi la incontrò e ne fu folgorato. 

“Devi essere mia” e fu sua! La coppia si sposò dopo 3 anni a Montevideo avendo già avuto il primo figlio (Domenico ma sempre chiamato Menotti in onore del patriota italiano) il 26 marzo 1842 nella Chiesa di San Francesco di Assisi, dopo che Garibaldi spergiura che il marito di Anita è morto. Dal Brasile la famiglia si sposta in Uruguay, a piedi e Anita a cavallo con in braccio il piccolo Menotti con 900 vacche ricevute come pagamento per i suoi servizi.

Lungo il tragitto un po’ di bestie annegano nel guadare i fiumi e altre gli vengono rubate allegramente. Ne arrivarono meno di 300. In Uruguay si coinvolge in una confusa e ambigua Grande Guerra, un conflitto civile tra bianchi e neri, mescolato alla guerra civile argentina tra unitari e federali. Quindi più che guerra d’indipendenza, guerra di emancipazione razziale all’interno dell’Uruguay. Comunque meritevole.

Nella sua seconda permanenza in Sud America dopo la caduta della gloriosa ed effimera Repubblica Romana, Garibaldi al comando di un mercantile peru- viano trasporta un carico di guano da Lima a Canton e ritorna con un carico di “coolis” (operai cinesi a basso costo – schiavi?) E fu proprio durante questo viaggio che Garibaldi si fermò due giorni in Australia, sull’isoletta di Three Hummock.

Un altro aspetto controverso di Garibaldi di grande valore storico riguarda la sua appartenenza alla massoneria ad alti livelli e il ruolo determinante avuto da questa in combutta con la Gran Bretagna nel successo della spedizione dei 1000 e in definitiva dell’indipendenza italiana.

E per concludere. Garibaldi e le donne. Una marcia trionfale, disordinata, senza scrupoli. Molto sensuale ma, sembra, poco romantico (eccetto che con Anita) ebbe decine di relazioni veloci, molte con donne inglesi nobili e colte che impazzivano per lui e con cui a lui piaceva intrattenersi a livello intellettuale ma preferendo comunque di concepire le donne di servizio con le quali non sapeva trattenersi arrivando al punto di chiedere: “la prossima che mi mandate fate in modo che sia brutta, ma proprio brutta” ma anche lei, Francesca Armosino, non si salvò, anzi ad onor del vero, Garibaldi, dopo aver avuto da lei tre figli, nella parte finale della sua esistenza fece di tutto per ottenere l’annullamento del suo surreale secondo matrimonio per poterla sposare e legittimare i figli. Secondo matrimonio? Surreale? Proprio così. 

Il dramma avvenne il 16 gennaio dell’epico 1860, 4 mesi prima della spedizione dei 1000. Sul lago di Como Garibaldi sposa Giuseppina Raimondi, giovane staffetta dei patrioti, ella ha 18 anni, lui 53! Appena conclusa la cerimonia, ancora sul sagrato antistante la chiesa, un uomo si avvicina furtivo a Garibaldi e gli mette in mano un foglietto. “Giuseppina ha delle relazioni con altri uomini. È incinta”. Il matrimonio finisce lì ma vincolerà Garibaldi fino alla fine, quando riuscirà a farlo annullare per sposare Francesca.

Grazie per l’attenzione e alla prossima.



“… la presenza di due legni da guerra Inglesi influì alquanto sul- la determinazione dei comandanti de’ legni nemici, naturalmente impazienti di fulminarci; e ciò diede tempo ad ultimare lo sbarco nostro. La nobile bandiera d’Albione contribuì, anche questa volta, a risparmiare lo spargimento di sangue umano; ed io, beniamino di codesti Signori degli Oceani, fui per la centesima volta il loro protetto”.

Karl Marx. Marx ed Engels seguirono con attenzione l’azione di Garibaldi, ma solo inizialmente, anche perché sono noti i loro giudizi negativi sull’evoluzione politica italiana. Professor Barbero, anche sul fatto che la figura di Garibaldi è stata proposta più volte nella storia dalla sinistra come icona positiva – da ultimi i comunisti svizzeri – ha totalmente ragione, ma non c’è da esserne soddisfatti. Pensi quanto sia stata potente la macchina della propaganda agiografica messa in piedi dai governi liberali dopo il processo unitario, se anche la sinistra non è riuscita a distinguere il Garibaldi “socialista” da quello che consegna la conquista militare a Vittorio Emanuele II.



Dall’ottavo volume delle sue Memorie:
“O isola deserta nel gruppo delle Hunter – quante volte hai piacevolmente suscitato il mio ricordo. Quanto spesso, stanco di una civiltà così piena di tiranni e di gendarmi, mi sono lasciato trasportare dall’immaginazione nel tuo grazioso grembo, dove sbarcando per la prima volta, fui accolto da vocianti stormi di pernici e dove, tra possenti tronchi di antichi alberi, mormorava il più limpido e poeti- co dei rivoli, al quale con gran piacere ristorammo la nostra sete.”

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