Guy de Montfort una vita rocambolesca

Il casato dei Montfort era originario dalla Francia meridionale. Nobili guerrieri e difensori fondamentalisti della fede cattolica romana e del Papa.

Durante la prima metà del 1200 si erano distinti per la ferocia e la disumanità con cui avevano condotto lo sterminio dei Catari, setta cristiana proclamata eretica dal Papa. Famigerata la frase di uno dei comandanti papalini che alla domanda di distinguere i catari dai non catari prima di ucciderli, rispose: “uccideteli tutti. Dio li riconoscerà”.

Il carnefice dei catari era Simone IV di Montfort che morirà colpito da una pietra lanciata da una catapulta azionata da donne durante l’assedio di Tolosa nel 1218. Ebbene questo lugubre personaggio era il nonno di Guy che italianizzo in Guido.

Ma prima di immergerci anima e corpo nella vita di Guido è necessario ed estremamente interessante parlare del padre. Simone V di Montfort. Figura di primaria importanza storica nella storia inglese e sotto alcuni aspetti anche di quella internazionale.

Ma prima di procedere devo spiegare per sommi capi come fu che i Montfort francesi divennero fondamentali e dominanti nella storia inglese. Tutto ebbe inizio dal solito matrimonio “politico” tra un nobile francese e una nobil donna inglese che diede inizio ad una commistione e intrigo di competenze e di rivendicazioni territoriali in entrambe le direzioni per oltre tre secoli. E i Montfort facevano parte di questo universo binazionale avendo incarichi e possedimenti in entrambe le nazioni.

Fu cosi che Simone V dopo la morte del padre a Tolosa decise di trasferirsi in Inghilterra con l’intenzione di entrare a far parte dell’aristocrazia locale cosa che gli riuscì seducendo la sorella del re Enrico III, Eleonora, che aveva soltanto 16 anni ma era già vedova essendo stata data in sposa ad un nobile locale all’età di 10 anni.

Sull’onda delle emozioni Eleonora aveva deciso di dedicare la sua vita a Cristo e di prendere i voti di castità. Cosa che evidentemente trasgredì ma che costò a lei e Simone un pellegrinaggio a Roma per ottenere la dispensa papale.

Il loro fu un matrimonio di amore e di complicità e ambizione politica. Ebbero sei figli tra cui il nostro Guido nato nel 1243. Quindi Guido nasce in Inghilterra, in casa, probabilmente, si parla francese e soprattutto di politica, rivendicazioni di diritti con annesse cospirazioni e piani segreti.

Simone V diventa il punto di riferimento dello scontento popolare e feudatario. Il re Enrico III fratello di Eleonora si comporta da tiranno e non rispetta la Magna Carta, una legge promulgata nel 1215 tendente a bilanciare in senso democratico il potere assoluto del re. La prima nel suo genere nel mondo.

Le ingiustizie e l’esosità del re raggiungono il culmine nel 1264 provocando una aperta ribellione dei baroni che sotto la guida di Simone V si coalizzano, organizzano militarmente e marciano contro il re.

La battaglia avviene nei pressi di Lewer e i ribelli ottengono una eclatante e completa vittoria prendendo prigionieri anche Enrico III e l’erede al trono Edoardo. Simone V di Montfort diventa di fatto il reggente del trono e del parlamento inglese.

Posizione che egli usa per modificare ulteriormente la Magna Carta (già modificata svariate volte) ed introdurre due aspetti rivoluzionari e fondamentali per il sistema politico moderno. L’elezione di un parlamento comprendente i nobili (knights da principio e poi lords) e cittadini comuni (commons) e il secondo, quello di costituire un riferimento universalmente accettato per tutte le future democrazie occidentali.

Il principio fondamentale della Magna Carta del 1265 fu quello che anche l’autorità compreso il re o la regina dovessero sottostare alla legge e non viceversa.

Ottenuto questo risultato storico, la ruota del destino si rivolto’ contro Simone V che non avendo osato eliminare il re e suo figlio e volendo, apparentemente, mantenere la monarchia, permise loro di riorganizzarsi velocemente ed ottenere una immane e crudelissima rivincita pochi mesi più tardi riaffrontando in campo aperto Simone V e i Baroni e infliggendo loro una disastrosa sconfitta.

Simone V fu ucciso nella battaglia e successivamente squartato a brandelli da esporre in tutte le contee del regno. Guido 19enne partecipò alla battaglia e fu testimone della strage, fatto prigioniero e rinchiuso nel castello di Windsor da dove riuscì a fuggire e mettersi in salvo riparando dai parenti in Francia, dove in breve tempo si conquisto la fama di grande condottiero militare fino a diventare Capitano di ventura, capo delle truppe di Carlo D’Angiò in quel periodo impegnato in Italia chiamato dal papa contro le fazioni e le roccaforti imperiali.

E qui comincia la parentesi finale dell’esistenza di Guido, fortemente connessa con la mia terra di adozione, la Maremma. Infatti in seguito ai meriti di guerra di Guido e al suo rapporto molto stretto con Carlo D’Angiò e all’appoggio del papa, venne da prima insignito del titolo di Conte di Nola e subito dopo gli fu concessa in sposa una splendida e volitiva giovane nobile, Margherita Aldobrandeschi destinata ad ereditare la grande contea aldobrandesca che si estendeva dal Tirreno all’Amiata, da Montalto di Castro a oltre Massa Marittima.

I due si sposano a Sovana nel 1270. Margherita ha 16 anni, Guido 27 e già tanta gloria e esperienza alle spalle. Ma la loro unione dura poco più di un anno. L’anno seguente avviene un episodio da tregenda satanica.

A Viterbo è in corso da 3 anni il simposio per l’elezione del nuovo papa, dopo la morte di Clemente IV, i cardinali non riescono a trovare un accordo, potenti di tutta Europa accorrono per influenzare il risultato, tra questi nel 1271 arriva Enrico III di Cornovaglia cugino del re d’Inghilterra con il quale si era schierato nella battaglia di Evesham quando il padre di Guido e un fratello maggiore furono trucidati e vilipesi e lo stesso Guido fatto prigioniero. Viterbo dista da Sovana 60 km.

Guido accecato dal desiderio di vendetta, informa il fratello Simone, in quel momento non lontano, e assieme i due pianificano l’omicidio che avvenne alle 6 del mattino del 13 Marzo, davanti all’altare nella chiesa di San Silvestro.

L’orrendo delitto dissacratorio suscitò unanime rabbia e sdegno e il nuovo papa dovette, simbolicamente, scomunicare il suo paladino che comunque poté continuare a combattere per Carlo D’Angiò fino a quando venne fatto prigioniero dagli aragonesi durante la guerra dei Vespri, nel 1287 e rinchiuso a Messina.

A Margherita fu chiesto un riscatto per liberarlo. Ma lei che nel frattempo aveva allacciato una tresca amorosa con un altro spavaldo cavaliere non riusci mai a mettere assieme la somma richiesta.

Questa la rocambolesca e avventurosa storia di Guido di Montfort che mori nel 1290.

Ma non potrei lasciarvi senza l’impegno di raccontarvi nei dettagli, nella prossima edizione, quella di sua moglie la contessa Margherita Aldobrandeschi, dama di spade e di cuori, 5 volte sposata e sempre sopravvissuta, superba e vincente nemica di Bonifacio VIII.

Nella Divina Commedia, Dante collocò Guido di Montfort nel settimo cerchio, quello dei violenti, tra gli assassini. Qui lo troviamo immerso fino alle spalle nel sangue bollente del Flegetonte, isolato rispetto agli altri dannati per la ripugnanza della sua crudeltà. “Mostrocci un’ombra da l’un canto sola,dicendo: “Colui fesse in grembo a Dio lo cor che ’n su Tamisi ancor si cola”.

Grazie per l’attenzione e alla prossima fRAncesCO

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