Lunga vita alla Regina d’Australia

Alcuni decenni fa, qui a Sydney, uscì un film molto divertente e diretto su quello che la classe dominante anglosassone pensava degli italiani. Il film si intitola “They are a weird mob” cioè “Sono della strana gente”. L’interprete, superlativo, era Walter Chiari che in quegli anni visse lunghi periodi a Sydney. 

Pensando a quel film, che vi consiglio di cercare e vedere mi è venuto in mente che in quanto a stranezze gli australiani non hanno nulla da imparare da nessuno e quindi ho pensato di ribaltare il titolo. “Sono della stana gente questi australiani”. 

Tracciando una lista molto parziale di vizi e pregi nazionali veramente sorprendente. Pronti? Sedetevi comodi e cominciamo. Tutto iniziò con una menzogna gigantesca. Quella solennemente proclamata da James Cook nel 1770 quando attraccò a Botany Bay. Sceso a terra e innalzato l’union jack, solennemente proclamò: “Nel nome di  sua maestà re Giorgio III, prendo possesso di questa terra in quanto terra nullius”.

Ho sempre considerato questo sfacciato sopruso come il “peccato originale” commesso dagli inglesi nei riguardi di questa terra e dei suoi millenari abitanti, presenti in quel momento nella misura compresa tra uno e tre milioni di individui divisi in centinaia di tribù diverse.

Prepotenza che Nemesi antica divinità della giustizia divina non ha mancato di punire.

Ho individuato due diversi castighi. Il primo di carattere sanitario e il secondo di carattere geopolitico. Il popolo australiano nella sua componente demografica più “pallida” detiene il record mondiale di tumori alla pelle.

Due australiani su tre nel corso della loro vita avranno una qualche forma di cancro alla pelle. La statistica riguarda l’intera popolazione, se escludiamo le componenti di carnagione scura, la proporzione per i discendenti delle isole britanniche, diventa ancora più tragica.

La maledizione di carattere geo politico si è attuata con un altro record di cui, a mio parere

gli australiani non possono, o per lo meno, non dovrebbero andare fieri. Sono stati condannati a partecipare a tutti i conflitti bellici internazionali avvenuti dall’inizio della colonizzazione iniziatasi nel 1788.

A cominciare dal 1860 con le guerre contro i maori in Nuova Zelanda in soccorso dei coloni inglesi insediatesi li. (Cioè quando Garibaldi sbarcava in Sicilia il corpo militare del Nuovo Galles del Sud sbarcava in Nuova Zelanda.) Quindi a seguire in Africa nelle due guerre dei Boeri e contemporaneamente in Cina per la rivolta dei Boxer dove le truppe partirono sotto le insegne britanniche e tornarono sotto quelle della neo costituita Federazione Australiana avvenuta nel 1901.

Presente sempre al fianco della super potenza Britannica fino a quando questa fu rimpiazzata dagli USA dopo la seconda guerra mondiale e da allora sempre al fianco degli sceriffi mondiali americani. Questo obbligo degli australiani di partecipare a tutte le guerre dove sono stati presenti la madre terra prima e gli Stati Uniti dopo è causato dal fatto di avere occupato una terra completamente agli antipodi, circondati da popolazioni aliene e potenzialmente e comprensibilmente, minacciose e quindi bisognosa di protezione continua.

Passiamo ad alcuni tratti molto caratteristici degli australiani a cominciare da un forte spirito di cameratismo e un atteggiamento molto rilassato e libertario, diretta conseguenza dell’ambiente e la composizione sociale delle origini. Ambiente micidiale e vitale solidarietà pionieristica hanno formato il carattere generalizzato degli australiani.

E di conseguenza un amore per la libertà e l’indipendenza che molto spesso sconfina nella trasgressione. Simboli di riferimento assoluto sono il vagabondaggio anarchico compendiato nell’inno nazionale popolare “Waltzing Matilda” che inneggia a un barbone vagabondo che sorpreso dagli sbirri a rubare un agnello piuttosto che farsi arrestare si suicida gettandosi in uno stagno. L’istinto a “errare” nel senso di viaggiare per lunghi periodi in maniera nomadica ed economicamente basilare è un altro dato colletivo.

Popolo di romantici vagabondi e di guerrieri dunque. E per quanto riguarda l’aspetto guerriero ne sappiamo qualcosa noi italiani che ce li siamo visti di fronte nella battaglia di El Alamain dove fummo sbaragliati. Ma la cosa che mi ha sempre stupito di più del carattere degli australiani è il parteggiare per i perdenti, gli sfavoriti e cercare di evitare un potere troppo concentrato da una parte. 

La giornata in assoluto più sacra alla nazione è il 25 Aprile in memoria della più disastrosa sconfitta militare subita, quella a Gallipoli in Turchia il 25 Aprile del 1915 dove i perfidi fratellastri inglesi spinsero i distaccamenti australiani e neozelandesi in un impossibile attacco lungo le ripide sponde della penisola, fatalmente destinati ad essere falciati dalle raffiche di mitraglia dei turchi comandati da un giovane Ataturk.

Pensate è come se noi italiani commemorassimo Caporetto invece di Vittorio Veneto. E per quanto riguarda il bilanciamento politico trovo molto pragmatico e saggio l’abitudine abbastanza consolidata di non votare allo stesso modo alla camera e al senato eleggendo di fatto, quest’ultimo come organo di controllo e garanzia cosa tra l’altro possibile solo perché il Senato viene eletto con il proporzionale mentre la Camera con un maggioritario capestro che elimina inesorabilmente le minoranze.

Ed infine per questa volta, sempre nell’ambito della politica, la anacronistica e a parer mio imbarazzante situazione di avere il Capo dello Stato che non è cittadino australiano. Infatti la massima carica istituzionale australiana è detenuta dalla regina del Regno Unito Elisabetta II. Nel 1999 coloro che volevano mettere fine a questa “stranezza” riuscirono ad imporre un referendum nazionale confortati da sondaggi ampiamente favorevoli. Si dice che il diavolo sa fare le pentole ma non i coperchi ma in questo caso il primo ministro in carica all’epoca è stato più bravo del diavolo imponendo un quesito malizioso e divisivo.

La domanda non era quella semplice e chiara: “Vuoi che l’Australia diventi una repubblica indipendente con un presidente australiano? SI o NO” ma questa: Vuoi che l’Australia diventi una repubblica eletta dal Parlamento? E qui è caduto l’asino. Lo spirito “populista e ingenuo” prevalente nel carattere australiano prevalse essendo una buona parte dei repubblicani per l’elezione diretta del capo dello stato e quindi piuttosto di una repubblica rappresentativa, come la nostra, e naturalmente poter rivedere in seguito questo dettaglio, preferirono votare per la monarchia o astenersi.

Dal 1999 sono passati 22 anni e di referendum non se ne più parlato, secondo molti per non dare un dispiacere alla Regina Elisabetta. Quindi? … Lunga vita alla regina! Grazie per l’attenzione e alla prossima

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