NEMESI: La giustizia divina è donna

Il fatto più assurdo e innaturale che contraddistingue la natura e la storia umana è senza alcun dubbio il ricorso continuo e perverso alla guerra: un istinto diabolico e insuperabile, innato nel genere umano. 

Assurdità che poteva essere giustificata in un passato lontano, dalla scarsità di risorse vitali per la sopravvivenza e quindi, la necessità di contendersele fino all’estrema ratio dello scontro violento e alla soppressione dell’altro. “Mors tua vita mea” dicevano i romani sebbene già alla loro epoca i motivi per fare la guerra non erano più di necessità vitale ma di mania di grandezza, oppressione, comando e ricchezza smodata. 

La prima cronaca particolareggiata e impietosa di una guerra, tutt’altro che giustificabile e accettabile, è stata la guerra di Troia avvenuta grosso modo 1200 anni prima di Cristo, combattuta quindi con armi di bronzo dato che il ferro sarebbe comparso da li a poco, e descritta in maniera epica e poetica da Omero 400 anni dopo. 

La riflessione più pungente nel leggere quegli episodi di stragi terrificanti tra combattenti ma anche e soprattutto con eccidi di civili, vecchi canuti e bianchi, madri annichilite, bambini inermi e attoniti, fanciulle indifese è : com’è possibile tutto ciò? come può essere spiegato e giustificato? ma soprattutto com’è possibile che non ci sia una giustizia suprema che punisca i colpevoli.

Naturalmente questo sentimento di sgomento e sdegno che provo io, in situazioni normali lo provano tutti prima di essere trascinati e coinvolti in una spirale di odio e rancore demoniaco verso i nostri simili “perversi e cattivi”. 

Allora gli uomini e le donne nei momenti di lucidità e empatia universale si sono detti: ma certo che ci deve essere una giustizia sopranaturale dalla quale nessuno può sfuggire. 

E fu così che davanti a questo immane senso di impotenza e incapacità l’uomo si affidò ad una giustizia sopranaturale incorruttibile e inevitabile, personificata da figure femminili.

La più nota e menzionata di queste entità divine è senz’altro Nemesi, dea greca della giustizia percepita anche come vendicatrice e riparatrice. 

Naturalmente l’idea di una giustizia divina ultraterrena è alla base di tutte le credenze e religioni, ma essa è destinata ad attuarsi dopo la morte. Nel caso di Nemesi, invece, molto spesso la punizione arriva anche durante la vita del malvagio colpendolo con disgrazie e malattie devastanti. A completare l’opera di Nemesi nella mitologia greca c’erano anche Diche con compiti più giuridici che esecutivi e, se vogliamo, la stessa Minerva, divinità della lealtà nella lotta, delle virtù eroiche, della guerra giusta (guerra per giuste cause o per difesa, anche se il suo sostegno ai greci nella guerra di Troia contraddice questo). 

Anche gli antichi egizi avevano una divinità femminile preposta alla giustizia con delega, giustamente, anche alla verità si chiamava Maat e basava il suo giudizio e la sua condanna sul peso del cuore del giudicando che non doveva superare quello di una piuma di struzzo. 

Tornando alla nostra invocata Nemesi, nome tra l’altro entrato di prepotenza nel nostro linguaggio corrente, essa provvede nell’immaginario collettivo a vendicare anche oltraggi e azioni nefaste nei riguardi dell’ambiente. Cosi le inondazioni, gli incendi, le pandemie, i tumori possono essere ritenuti la Nemesi nei confronti degli scempi e degli abusi compiuti dall’uomo in misura sempre più devastante, demenziale e incontrastata. 

Alla fine di questa riflessione ed escursus nella mitologia, potremmo considerare come già dall’antichità, la donna veniva considerata più razionale e ponderata nel giudicare situazioni di conflitto e trovare soluzioni non distruttive.

Certo qualcuno, più anziano e di buona memoria, potrebbe obiettare che Golda Meir, Indira Ghandi e Margaret Thatcher tutte donne capo di stato si comportarono più aggressivamente dei loro colleghi uomini scatenando guerre crudeli e squilibrate contro Palestina, Pakistan e Falkland, ma loro scelsero di competere con i colleghi “maschi” diventando più maschi di loro. 

Personalmente penso che non esiste ne Nemesi ne la giustizia divina dopo la morte dei criminali, dato che sarebbe una gigantesca presa in giro dato che si tratta proprio del crimine di aver dato morte a persone vive e vegete. Che consolazione del cavolo sarebbe punirle dopo la loro morte naturale? Ma una giustizia immantinente, trasversale e naturale può essere quella praticata dai popoli in maniera spontanea e intrattenibile ribellandosi alla propaganda e alle politiche aggressive e di guerra. 

Ancora una volta è necessario che il fattore vero che detiene il potere assoluto, il popolo, prenda coscienza della realtà, si liberi dalle menzogne e dallo stato di ipnosi collettivo in cui è stato ridotto. Quindi la mia speranza, che in questi giorni mi sembra abbastanza condivisa, è che siano i russi, gli ucraini, gli americani, gli europei, i cinesi, gli australiani, gli italiani ad insorgere e “predicare la pace ed a bandir la guerra” una volta per sempre! 

Io ho fatto il militare di leva ma fortunatamente mai stato in guerra. Non ho mai desiderato fare una guerra contro qualcuno. Mio padre è stato in guerra. In Abissinia dal 1935 al 1941 contro gli etiopi. Non so se ha ucciso, non glielo mai chiesto. Ma una cosa la so: non gli ho mai sentito pronunciare una parola di odio, rancore o superiorità razziale. Se fosse stato per lui, sono sicuro, non avrebbe mai desiderato di creare un nuovo impero ma gli sarebbe bastato meno corruzione e squilibrio sociale e una migliore e più equa distribuzione di risorse in Italia a partire dalla sua Calabria.

Grazie per l’attenzione e alla prossima fRAncesCO

Be the first to comment

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*