Sul rapporto tra gli invasori britannici e le popolazioni aborigene di Australia ho già scritto dettagliatamente in alcuni articoli precedenti su questa stessa rivista ma oggi voglio trattare di un aspetto molto trascurato se non addirittura omesso. Quello della mancata resistenza armata degli oppressi nei riguardi degli oppressori.
Prima di inoltrarci nei meandri della questione, ritengo giusto e utile ricordare per sommi capi sia l’oppressione feroce e spietata; che i piccoli episodi di rappresaglia locale che in nessun modo possono essere definiti guerra di resistenza. Tipo, tanto per intenderci di quelle che organizzarono le tribù dell’America del nord contro inglesi e francesi.
L’oppressione e i crimini collegati iniziarono subito dopo l’illegale, spudorata e infedele annessione avvenuta nel 1770 da parte di James Cook in virtù del fatto che il territorio non apparteneva a nessuno! Da quel momento gli omicidi, i massacri, le deportazioni forzate, l’asservimento schiavistico, il ratto dei bambini si sono susseguiti fino al 1970 e oltre. (https://australianstogether.org.au/discover/australian-history/stolen-generations)
Come dato quantitativo definitivo e inoppugnabile la popolazione aborigena dal 1788 al 1900 è stata abbattuta del 90%. E come dato qualitativo l’aspettativa di vita di un aborigeno oggi è di 10 anni minore di quella generale nazionale.
Per quanto riguarda il secondo punto, cioè gli episodi di resistenza e la loro consistenza desidero portare alla vostra conoscenza quello più importante e di successo che riguarda Pemulwuy, un personaggio carismatico e valoroso, nato attorno il 1750, quindi trentottenne al momento dell’occupazione, nella zona di Botany Bay, proprio dove attraccò Cook nel 1770. Appartenente alla nazione Bidjigal.
Di stazza decisamente superiore alla media e con due menomalie fisiche. Un piede storpiato che comunque non gli impediva i movimenti e una macchia nell’occhio sinistro.
Iniziò le sue azioni di rappresaglia e di guerriglia due anni dopo l’inizio delle vessazioni nel 1790.
La sua prima azione fu l’uccisione di McIntyre, un galeotto addetto a cacciare nella sua zona famigerato e odiato per la sua crudeltà e i suoi delitti contro gli aborigeni.
Il governatore Arthur Phillip fino a quel momento conciliante con gli aborigeni (finché venivano ammazzati solo loro) spedi un drappello di 50 soldati agli ordini di due sergenti alla sua caccia ma Pemulwuy riusci a fuggire facilmente e da quel momento diede inizio alla sua azione programmata e organizzata con i metodi della guerriglia.
La sua banda che non superò mai i 100 uomini operò a ovest di Sydney attorno a Parramatta in un raggio di circa 30 chilometri, con delle spedizioni contro i nuovi insediamenti, bruciando capanne, piantagioni, uccidendo animali di allevamento.
L’operazione più imponente fu quella tentata contro la guarnigione militare di Parramatta alla testa di circa 100 guerrieri armati di lance e frecce. L’assalto fu facilmente respinto a colpi di fucile. Almeno 5 aborigeni uccisi e lo stesso Pemulwuy ferito alla testa e nel corpo e preso prigioniero.
Ma non si sa come dopo alcuni giorni riusci a fuggire confermando e rafforzando la sua fama e il suo mito tra i compagni aborigeni ma anche tra gli stessi bianchi.
A quel punto il nuovo governatore King emise la legge che permetteva di sparare agli aborigeni a vista e una grossa taglia sulla testa di Pemulwuy che infatti fu ucciso a colpi di arma da fuoco ma non si è mai saputo il nome del suo assassino.
Era secondo le cronache del tempo il 2 giugno del 1802.
Dal cadavere di Pemulwuy fu recisa la testa e spedita a Londra secondo una macabra moda del tempo. E dalla stessa se ne ricavò anche un calco che ci permette oggi di vedere l’imponente e ieratica fisionomia del capo aborigeno.
Se pensiamo che Pemulwuy e la sua banda è unanimemente ritenuto il massimo esponente della resistenza aborigena australiana ne ricaviamo che non ci fu una vera e propria resistenza in Australia.
I motivi di questa mancata concreta opposizione possono essere individuati dal tipo di organizzazione sociale degli aborigeni, sistema estremamente frazionato in centinaia di piccole tribù non avvezze a forme di combattimento territoriale.
I territori appartenevano alle varie tribù sulla base della Tjukurpa la legge sacra di tutti gli aborigeni e nessuno si sarebbe permesso di annettersi un territorio affidato ancestralmente ad un’altra tribù.
L’altro elemento fondamentale l’ostinato mantenimento di armi primitive e la rinuncia ad usare su larga scala, come era successo in America ma anche in Nuova Zelanda, le armi da fuoco.
Concludo questo mio articolo con le generose e sorprendenti parole che il governatore King pronunciò dopo la morte di Pemulwuy: “Pemulwuy was, ‘a brave and independent character’. He inspired others, fought hard and died for his land and his people. For that, we can all admire him.” (Pemulwuy è stato un personaggio coraggioso e indipendente. Ha ispirato altri, combattuto duramente e morto per la sua terra e per il suo popolo. Per tutto questo noi tutti dobbiamo ammirarlo).
Grazie per l’attenzione e alla prossima fRAncesCO
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