Santa Mary MacKillop e Don Lorenzo Milani: Istruire per liberare e non per indottrinare

Era un bel po’ di tempo che desideravo scrivere questa storia parallela riguardante la prima e unica santa australiana e Don Milani prete fiorentino. 

Devo confessarvi, però, che il motivo principale del mio desiderio è quello di riscattare la memoria perduta di un terzo personaggio, Padre Julian Tenison Woods, padre spirituale della santa, suo protettore e suo ispiratore. 

In pratica la grande opera rivoluzionaria di Mary fu concepita, elaborata e iniziata da questo eccezionale personaggio, scienziato, esploratore e studioso di multi ingegno proveniente dall’Inghilterra che fece del riscatto sociale dei poveri e dei diseredati il motivo trainante della sua vita.

Molto precoce negli studi già a 14 anni lavora negli uffici del Times a Londra dove incontra Canon Oakly, un convertito che dirige una scuola cattolica e diventa suo assistente iniziando quella che sarà la sua missione primaria nel corso di tutta la sua vita.

L’insegnamento accompagnato dall’amore per la geologia e mineralogia e contemporaneamente abbraccia la vita ecclesiale. Studia dai padri passionisti e presso i fratelli Maristi una congregazione religiosa dedita all’insegnamento. Decisivo l’incontro con Robert Wilson vescovo di Hobart che lo convince a seguirlo in Australia dove giunge nel 1855 all’età di 23 anni e dove completa la sua preparazione ecclesiastica presso i gesuiti in Sud Australia. 

Viene ordinato sacerdote nel 1857 e gli viene assegnata la parrocchia di Penola una cittadina a metà strada tra Adelaide e Melbourne con un immenso territorio di competenza. Ed è lì che il giovane parroco viene in contatto con situazioni e condizioni di vita miserabili e senza speranza. Povertà, ignoranza, sfruttamento, malattie. Specialmente tra bambini, donne e vecchi. 

Sia aborigeni che non. Così nella mente di Padre Woods comincia a materializzarsi un grande progetto o meglio una vera e propria “rivoluzione culturale” atta ad emancipare queste classi di diseredati attraverso l’istruzione.

Un insegnamento per fornire strumenti di conoscenza e di difesa da soprusi e intimidazioni da parte delle classi dominanti ciniche e senza scrupoli. Ed è proprio all’inizio di questo grandioso piano riabilitativo, nel 1860, che avviene l’incontro provvidenziale con una giovane di umili origini scozzesi di 18 anni, arrivata a Penola da Melbourne per fare la governante e l’educatrice dei figli di un suo zio benestante.

La giovane è fornita di un carattere mite ma forte e determinato e soprattutto portata al soccorso e all’aiuto dei poveri. Ben presto invita tutti i bambini poveri del territorio ad unirsi ai cugini per imparare a leggere e scrivere. Il suo nome è Mary Helen MacKillop.

Inevitabile l’incontro con Padre Woods che la loda e l’incoraggia a continuare su quella strada assicurandole che quello è il modo migliore per servire Dio. Nascerà così tra i due un’alleanza e una comunanza di intenti che li porterà a fondare scuole indipendenti, case per anziani indigenti, rifugi per donne sole e bambini, orfanotrofi. 

Padre Woods è la mente Mary, che si autoproclamerà suora e fonderà un ordine che verrà riconosciuto da Roma, sarà il braccio.

Le regole dell’ordine sono: non si accettano contributi pubblici, non si insegna musica, non si accettano figli di ricchi. I due verranno perseguitati e combattuti dagli ordini istituzionali della chiesa. Suor MacKillop verrà addirittura scomunicata e padre Woods ridotto in povertà quando ormai vecchio e malato.

Colpevoli di aver usato l’istruzione per liberare e non per schiavizzare. Suor Mary MacKillop proclamata santa nel 2010 è ufficiosamente ritenuta la santa patrona delle vittime di pedofilia per aver sempre denunciato e perseguito gli autori di questo crimine anche e soprattutto all’interno della chiesa. 

È con grande piacere che nel corso delle mie ricerche per scrivere questo articolo sono venuto a conoscenza che Padre Woods è in lista per l’inizio di una pratica di canonizzazione. 

La storia di Mary MacKillop e Padre Woods mi ha riportato alla mente l’opera di Don Lorenzo Milani in Italia. Un secolo dopo. Questo uomo sensibile, coraggioso e combattivo, un paladino della disobbedienza civile e obiezione di coscienza. Anche lui un prete! Il punto esclamativo l’ho messo perché Lorenzo era ebreo.

Parte di una grande e ricca famiglia di intellettuali e professionisti. Agnostici e anti clericali che nel 1930, Lorenzo aveva 7 anni, per prudenza decidono di sposarsi con rito cattolico e di battezzare i figli per evitare le persecuzioni anti razziali. Lorenzo come si dice in Toscana, è una “radica storta”. Si rifiuta di iscriversi all’università, vuole fare il pittore e sembra che è proprio frequentando chiese per studiare l’arte sacra che ebbe inizio la sua vocazione che si completerà nel 1943 quando si converte ufficialmente al cattolicesimo, entra in seminario e quattro anni dopo viene ordinato sacerdote.

Un prete scomodo, troppo coerente con il vangelo delle origini, insofferente delle regole,  i codici di rappresentanza, le collusioni con il potere politico più conservatore, le relazioni mondane delle alte gerarchie. Don Milani non risparmia critiche e obiezioni.

Il suo sdegno maggiore riguarda il sistema scolastico che discrimina i poveri e perpetua la diseguaglianza in maniera ipocrita e colpevole. Scrive libri e articoli appassionati che scuotono l’opinione pubblica. La chiesa lo censura e lo punisce confinandolo in un piccolo paesino di montagna, 

Barbiana, abitato da povera gente. Ed è a Barbiana che si realizza quello che potremo chiamare il laboratorio didattico sperimentale di Don Milani che apre in parrocchia una scuola a tempo pieno per operai e poveri. La prima regola era che chi sapeva di più aiutava chi sapeva di meno. Diciamo che copiare non era proibito ma incoraggiato. E il successo della classe si misurava sul livello degli ultimi e non dei primi.

L’azione e i princìpi di Don Milani furono oggetto di grandi dispute sociali e politiche in tutta Italia con l’establishment fortemente contrario e le nuove generazioni a favore tanto da farne punto di riferimento durante la rivolta del 1968. Anche per le sue posizioni contro il servizio militare obbligatorio. Lorenzo Milani morirà nel 1967 per una malattia incurabile a soli 44 anni. Per lui non è prevista nessuna procedura di canonizzazione. Naturalmente! Grazie per l’attenzione e alla prossima. fRAncesCO

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