“Storia corsara”: L’uomo bianco ha la lingua biforcuta

White man speak with forked tongue”. Questa frase divenuta proverbio è stata pronunciata da un capo pellerossa nei riguardi dei bianchi invasori che regolarmente, spudoratamente e sistematicamente tradivano la parola data durante le tregue e le trattative concordate. 

Nel mio caso riguarda un episodio a mio parere molto importante della breve storia dell’Australia bianca, di cui avrebbe potuto cambiarne completamente il corso, cosa che non avvenne anche in seguito ad una infamia perpetrata dal comandante delle truppe coloniali inglesi che non esitò a tradire la parola data per sopprimere ferocemente e vigliaccamente nel sangue una rivolta di galeotti organizzata e guidata da “prigionieri politici” irlandesi.

Ripercorriamo in sintesi la storia. Siamo nel 1804, sedici anni dall’inizio dell’occupazione inglese e la proclamazione della colonia del Nuovo Galles del Sud e esattamente cinquanta anni prima della ribellione dei minatori a Ballarat. 

Da qualche anno dopo una cruenta battaglia combattuta in Irlanda tra Inglesi e Irlandesi conclusasi con la disfatta totale degli irlandesi, gli inglesi avevano iniziato a deportare in Australia anche i prigionieri politici irlandesi. Quindi non delinquenti o criminali ma patrioti combattenti per la difesa della loro terra.

L’odio tra inglesi e irlandesi era dovuto, oltre che dell’occupazione inglese dell’Irlanda, dalla storica disputa religiosa tra Anglicani i primi e irriducibili cattolici i secondi. 

Quindi tra i deportati il numero di prigionieri politici irlandesi era rilevante e naturalmente essi costituivano un pericolo di indottrinamento e sollevamento dei galeotti contro il governo inglese della colonia. Pericolo che non fu preso nella dovuta considerazione, infatti il 4 marzo del 1804 circa 400 galeotti che operavano ai lavori forzati in aziende agricole attorno a Parramatta, località a circa 20 km dal porto di Sydney, si ribellò. Le guardie furono rapidamente e facilmente sopraffatte, alcune addirittura si unirono ai ribelli, furono prese armi e munizioni, una casa fu data alle fiamme come segnale per altri cospiratori sparsi sul territorio, una staffetta fu inviata nei centri di detenzione lungo il fiume Hawkesbury a circa 30 km di distanza dove altri 1.100 galeotti erano pronti ad unirsi. 

È evidente che il piano di attacco era stato preparato bene e con cognizione di causa da Phillip Cunningham e William Johnston due comandanti in capo della ribellione avvenuta in Irlanda, località Vinegar Hill, 6 anni prima conclusasi con la disfatta degli irlandesi e successiva deportazione in Australia dei leader sopravvissuti inclusi per l’appunto i nostri due protagonisti. 

Il piano era organizzato alla perfezione ma non aveva tenuto conto dell’assoluta inaffidabilità della maggior parte dei ribelli. 

Molti mandati a rastrellare armi, vettovaglie e persone, nelle fattorie intorno, si persero, altri, i più, si ubriacarono, la staffetta mandata ad avvisare i ribelli sull’Hawkesbury, tradì consegnandosi ai militari e rivelando tutti i piani operativi, e così la notizia arrivò velocemente a Sydney dove il capo del Corpo militare della colonia, George Johnston (inquietante coincidenza di omonimia con William) in tutta fretta mise assieme tutte le truppe di pronto intervento, 26 soldati (sic!) a cui si unirono 40 volontari civili e si mise in marcia forzata a cavallo nel cuore della notte tra il 4 e 5 marzo. 

Un contingente di circa 100 soldati a piedi li avrebbe raggiunti successivamente. 

Nel frattempo il gruppo originario di rivoltosi si era ridotto a circa 300 persone, un numero ancora consistente e competitivo, anche in considerazione che molti erano armati con armi da fuoco, e si era incamminato verso il fiume dove ancora speravano di essere raggiunti dagli altri. 

Avevano proclamato la Repubblica di New Ireland e Cunningham incoronato king of the Australian Empire. (idee istituzionali un po’ confuse). Si fermarono su una collina a metà strada tra Sydney e Windsor e li furono raggiunti dal maggiore George Johnston e da un sacerdote cattolico, quindi irlandese, padre Dixon. 

Ricordo il rapporto di forze a quel punto: 300 ribelli contro 66 tra soldati e volontari. Il Maggiore propose una tregua e un incontro con i capi ribelli per cercare di risolvere la questione senza spargimento di sangue. Diede la sua parola d’onore e fece vedere che lui e padre Dixon erano disarmati. 

Alla domanda del Maggiore su quali fossero le loro richieste, questi risposero:” Morte o Libertà e una nave per tornare in Irlanda”. La trattativa fu sospesa e rimandata. George Johnston cercava di guadagnare tempo in attesa dei rinforzi di fanteria. 

Dopo un po’ dalla ripresa dei colloqui, infatti apparve nella radura il drappello dei rinforzi e a quel punto Johnston tirò fuori da sotto la giacca la pistola che teneva nascosta (vigliacco) la puntò alla testa di Cunningham e diede ordine ai soldati e volontari di sparare contro i ribelli fermi a pochi metri davanti a loro. 

Fu una carneficina, i ribelli sorpresi e senza guide si diedero alla fuga e furono abbattuti come conigli. 

Ne uccisero circa 30 sul posto. Altri verranno inseguiti, incatenati e impiccati senza processo il giorno dopo tra questi Cunningham. Non sono riportate perdite tra le forze governative (sic!). Questa in breve la cronaca di una delle pagine più nere della storia inglese in Australia. 

Conclusioni e puntualizzazioni 

1 – La rivolta di Ballarat, avvenuta nel 1854, nota come Eureka Stockade non fu la prima rivolta australiana e non fu politica. 

2 – La rivolta di Castle Hill, in seguito ribattezzata, di Vinegar Hill 2, in ricordo di quella avvenuta nel 1798 in Irlanda, aveva molte probabilità di successo. Il rapporto organizzativo e numerico tra ribelli e le scarse truppe locali non era cosi sbilanciato. Se le cose fossero andate per il verso giusto (per i ribelli) sarebbero stati 167 regolari contro 1500 ribelli. 

3 – George Johnston continuerà a disonorare la propria divisa rappresentando il settore militare nella collusione criminale con la politica e la mafia. Ne riparleremo 

4 – Gli inglesi approfittarono per vietare nuovamente ai cattolici di celebrare messe pubbliche divieto che era stato tolto solo un anno prima. I raduni in chiesa erano ritenuti occasione di trame sovversive. 

5 – Del resto la nascita stessa della colonia del NSW avvenuta ufficialmente nel 1770 da parte di James Cook, fu il prodotto di una asserzione biforcuta. Falsa e bugiarda! Secondo il diritto inglese dell’epoca l’Inghilterra non poteva annettersi un territorio senza motivazioni molto gravi di sicurezza nazionale. Naturalmente gli aborigeni non costituivano pericolo alcuno. 

Quindi il nostro eroe cosa s’inventò? Che occupava queste terre nel nome di Giorgio III perché erano: “terre nullius”. Poche ore prime il prode navigatore aveva fatto sparare addosso ad un gruppo di “nullius” che dalla riva lo stava inneggiando come una divinità. Era il 29 di Aprile del 1770. Grazie per l’attenzione e alla prossima 

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