Un popolo libertino che esorcizzò persino la morte

Una delle mie principali occupazioni “alternative” dopo aver abbandonato la professione scolasticamente accreditata è stata quella di guida turistica. Iniziata casualmente quando da Roma mi trasferii in Toscana, nel 1972 all’età di 30 anni. 

Il territorio che cominciai a raccontare, tra i più affascinanti e trascendentali in Italia, è quello che va da Tarquinia nel Lazio a Populonia appena sopra Piombino in Toscana e all’interno, fino al Monte Amiata e al lago di Bolsena. 

La mia base si trovava al centro dei centri. Centro d’Italia. Centro della Tuscia etrusca. Centro di quella entità socio-geografica chiamata Maremma. 

Fu così che conobbi gli etruschi e che venni a sapere che il loro insediamento iniziò proprio nel territorio che vedevo dalle mie finestre. La valle del Fiora, fiume che nasce a Santa Fiora sul monte Amiata e si getta nel mare che ha preso il nome da quello originario degli etruschi. Tyrseni in seguito Tyrreni. 

La mia affermazione si basa su una tesi abbastanza accreditata e logica. Quella che il popolo etrusco e la sua eccelsa e raffinata civiltà fosse la risultante di un fenomeno di fusione tra una popolazione italiana autoctona detta villanoviana, dal un sito vicino Bologna dove furono rinvenuti loro reperti molto significativi e un popolo di navigatori originario delle isole del mare Egeo, tra la Grecia e la Turchia. 

Le due popolazioni si conoscevano bene avendo costanti rapporti commerciali e senz’altro si apprezzavano e stimavano tanto da fondersi poco dopo il mille prima di Cristo quando gli erranti decisero di fermarsi e di diventare stanziali. 

La prova che la valle del Fiora sarebbe di fatto la culla della civiltà e della nazione etrusca è che tre centri importanti etruschi sul fiume, Sovana, Vulci e Statonia di cui si conosce quello che potrebbe essere stata la sua necropoli ma la città resta nascosta, hanno rivelato, nella loro stratificazione archeologica, il passaggio “dolce” da elementi villanoviani a quelli etruschi attorno al 950 a.c. 

Quindi questa straordinaria civiltà, che fiorirà e durerà fino all’avvento e all’affermazione definitiva di quella romana che tra l’altro, a sua volta, aveva contribuito a modellare in maniera significativa avendola fondata, assieme ai latini e ai sabini e avendone espresso gli ultimi tre re del periodo monarchico, è il meraviglioso risultato di una politica di accoglienza e di cooperazione. 

Vediamo in maniera schematica e sintetica gli aspetti più salienti e peculiari di questo popolo unico e sotto molti aspetti misterioso. Infatti da sempre si discute e si avanzano teorie sulla loro origine, quella che vi ho dato io è solo una, alcuni ipotizzano che provenissero dall’Europa centrale, ma a mio parere la religione e l’alfabeto lo escludono in maniera categorica. L’alfabeto è chiaramente quello greco ma la lingua no. Arcana, dalla fonetica unica, con una scrittura che va da destra verso sinistra ma nei testi più antichi anche in maniera bustrofedica, ovvero da destra a sinistra e quindi da sinistra a destra a righe alternate. 

La loro mitologia (religione) è mutuata da quella greca ed è probabile che i romani a loro volta l’abbiano assimilata inizialmente proprio da loro e non dagli inventori originari con cui avranno rapporti ravvicinati solo più tardi. 

La loro caratteristica più identificativa è una grande eleganza, raffinatezza, ingegno architettonico e urbanistico e una parità di genere assolutamente inusuale in quelle ere. Le donne etrusche avevano diritti uguali a quelli degli uomini e non erano escluse da cerimonie, banchetti e feste. 

I romani questo non riuscirono ad assimilarlo ed erano scandalizzati dal comportamento delle donne etrusche e dall’accondiscendenza degli uomini ma secondo me ne intuivano il livello più avanzato di sistema e ne svilupparono un complesso di inferiorità che li portava a stigmatizzare le loro usanze e definire tutte le donne etrusche delle prostitute.

Come ingegneri e architetti gli etruschi furono all’avanguardia. Inventarono l’arco architettonico ed erano maestri per quanto riguardava sistemi idraulici e fognature. 

La morte era vista non come la fine della vita ma come una porta di accesso in un’altra dimensione con caratteristiche e connotati simili a quelle della vita terrena. 

Le tombe, almeno quelle dei ricchi, riproducevano gli elementi architettonici delle loro case e infatti è grazie a questa usanza e alla forma di alcune urne cinerarie usate per un breve periodo che sappiamo come erano fatte le loro abitazioni non essendosene salvata nemmeno una essendo di legno. 

Tutte queste virtù civili, tecniche, mercantili, estetiche non furono sufficienti ad impedire di essere sopraffatti e conquistati dai romani. 

Principalmente proprio per il loro spirito di competizione commerciale esasperata e suicida anche tra di loro. Il loro ordinamento politico consisteva in una federazione di dodici città ognuna autonoma e indipendente. 

Quando Roma dopo 350 anni dalla fondazione si senti abbastanza forte militarmente e attacco Veio che resistette praticamente da sola per quasi 20 anni prima di cedere nel 396 ac. 

Nessuna delle città sorelle etrusche era intervenuta in suo aiuto evidentemente reputando un vantaggio economico per loro la sua caduta. Follia assoluta! Non si resero conto che dopo Veio sarebbe venuto il loro turno una alla volta in successione. 

Le lezione storica che ne deriva è che dallo scontro tra civiltà e nazioni diverse quelle più barbare e rozze sono destinate a prevalere essendo più motivate ed avendo meno da perdere. 

Grazie per l’attenzione e alla prossima fRAncesCO

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