Carabinieri con cinquant’anni di fedeltà e servizio oltre i confini

Antonio Bamonte traccia dal primo nucleo negli anni Cinquanta alla vitalità del presente, la storia di un legame verso l’Arma che non si è mai spezzato

Nel tessuto della comunità italiana in Australia, pochi simboli evocano con altrettanta forza il senso di disciplina, onore e appartenenza come l’uniforme dei Carabinieri. È così che nasce, si sviluppa e ancora oggi prospera l’Associazione Nazionale Carabinieri (ANC) di Sydney.

La sua storia comincia negli anni Cinquanta, un periodo di intensa emigrazione dall’Italia verso l’Australia. 

In quegli anni, il desiderio di costruire una vita nuova si intrecciava con la nostalgia per la terra d’origine e per i valori che avevano plasmato un’intera generazione. Tra i primi carabinieri in congedo a sbarcare in Australia vi furono Giovanni Cainero, arrivato nel 1958, Giuseppe Castorina nel 1960 e Giuseppe Caputo nel 1962. Questi uomini, pur inserendosi nella nuova realtà australiana, sentivano il bisogno di incontrarsi, parlare la propria lingua e ricordare la loro esperienza comune nell’Arma. Incontri informali, spesso organizzati in case private o nei club italiani, furono la scintilla che avrebbe dato vita all’ANC di Sydney.

La svolta arrivò nel 1974, grazie a un episodio che molti dei protagonisti ricordano come un vero colpo di destino. Una sera, Antonio Bamonte, all’epoca carabiniere in congedo, rientrò tardi a casa e trovò la moglie Caterina visibilmente agitata: “Ha telefonato un colonnello, ti cerca con urgenza — gli disse — si chiama Giuseppe Siracusano e alloggia allo Sheraton Hotel di Sydney.”

Quel nome non gli era nuovo. Siracusano era stato un suo superiore in Italia, e la chiamata non era casuale. Il colonnello si trovava infatti in missione in Australia con un compito preciso: promuovere la nascita di una sezione dell’Associazione Nazionale Carabinieri anche nel continente australe. Durante una cena all’APIA Club, Siracusano aveva chiesto se in città vi fossero carabinieri in congedo, e qualcuno lo aveva indirizzato proprio a Bamonte.

I due si incontrarono quella stessa sera, rievocando anni di servizio e parlando del progetto che il colonnello portava avanti. Siracusano voleva dare una forma ufficiale a quei legami spontanei tra ex carabinieri emigrati, unendo in un’unica realtà chi condivideva valori e ricordi comuni.

Poche settimane dopo, Bamonte riuscì a riunire circa quindici carabinieri in congedo. Quella riunione, densa di entusiasmo e senso di appartenenza, segnò la fondazione ufficiale della Sezione ANC di Sydney. Alla guida venne eletto Giovanni Cainero, il più anziano del gruppo, che tuttavia lasciò presto l’incarico, dichiarandosi “troppo vecchio per fare il presidente”.

Dopo Cainero, la presidenza passò a Corrado Bernardone, seguito dal Capitano Armando Funari, figura di grande prestigio e direttore della FIAT Australia. Fu sotto la sua guida che l’associazione iniziò a strutturarsi in modo più organizzato, partecipando a cerimonie e creando legami con altre associazioni d’arma e con la comunità italiana di Sydney.

Ma la stagione più lunga e significativa fu quella guidata da Antonio Bamonte, che assunse la presidenza dopo Funari e mantenne l’incarico per ben venticinque anni. Durante questo periodo, l’ANC di Sydney divenne un punto di riferimento per i carabinieri in congedo e per i simpatizzanti dell’Arma in tutto il continente.

Sotto la sua guida, l’associazione si estese con l’apertura di nuove sezioni a Melbourne, Adelaide, Brisbane e Perth, costruendo una rete nazionale che ancora oggi rappresenta la presenza ufficiale dell’Arma dei Carabinieri in Australia.

Nel 1979 l’associazione contava già 78 soci effettivi, un numero considerevole per un gruppo nato solo pochi anni prima. Col passare del tempo, il ricambio generazionale si è ridotto, ma l’entusiasmo e il senso di appartenenza restano forti: oggi la sezione di Sydney può contare su un nucleo stabile di membri attivi, accompagnati dalle loro famiglie e da molti simpatizzanti.

Nel corso degli anni, l’ANC di Sydney ha organizzato e partecipato a innumerevoli eventi, dalla commemorazione del 4 Novembre alla celebrazione della Madonna Virgo Fidelis, patrona dell’Arma, fino alle cerimonie in onore dell’eroe Salvo D’Acquisto, simbolo del sacrificio e dell’altruismo.

Il momento di massima visibilità fu il Raduno Nazionale del 2013, un evento storico che si svolse nel cuore di Sydney, a Martin Place, sotto la direzione dello stesso Bamonte. “Quel giorno – ricorda – la pioggia cadeva a dirotto, ma nessuno si è mosso di un passo. Eravamo determinati a onorare l’Arma e a mostrare la forza della nostra comunità.”

Alla manifestazione parteciparono centinaia di persone, tra carabinieri in congedo, autorità civili e religiose, e rappresentanti delle istituzioni italiane. 

L’evento fu arricchito dalla presenza della banda musicale dei Carabinieri e dalla partecipazione del Nunzio Apostolico, rappresentante del Papa in Australia. La sfilata nel centro della città, seguita da un toccante momento di raccoglimento, fu per molti emigrati italiani un’occasione per riaffermare il proprio legame con la patria lontana.

“Essere carabiniere non è una fase della vita, è un’identità che dura per sempre,” afferma Bamonte, aggiungendo come “anche in congedo, anche all’estero, continuiamo a servire. L’Arma ci ha insegnato l’onore, il dovere e la vicinanza al cittadino. Sono valori che non svaniscono con la distanza.”

E continua, “l’Associazione è la nostra caserma spirituale,” spiega Bamonte. “Un presidio di valori, una famiglia che si sostiene a vicenda. Non importa dove viviamo: ogni carabiniere resta un servitore dello Stato e un ambasciatore d’Italia.”

Nel giorno dedicato alle Forze Armate, l’ANC di Sydney rinnova il proprio impegno a custodire la memoria e a onorare chi ha servito con coraggio. “Il nostro augurio più sincero va a tutti i militari, marinai, avieri e carabinieri, in servizio e in congedo,” conclude Bamonte. “In Australia sentiamo la vostra presenza amplificata dal cuore, e vi ringraziamo per la dedizione con cui continuate a rappresentare l’Italia nel mondo.”

E aggiunge, con tono riflessivo: “La nostra storia dimostra che il giuramento di fedeltà non si spezza con la distanza né con il tempo. L’Arma è dentro di noi, e finché porteremo nel cuore l’amore per la patria, continueremo a servire, ovunque ci troviamo.”