Comites e voto elettronico: Vignali alla Camera

Una sperimentazione di successo, con luci e ombre su rischi e supporti tecnologici, da cui emerge che il voto elettronico è sicuramente utilizzabile per le elezioni dei Comites, mentre per le politiche e il referendum c’è bisogno di ulteriori mezzi e approfondimenti per proteggere le consultazioni da più probabili attacchi esterni. 

Questo, in estrema sintesi, quanto riportato dal Direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie della Farnesina, Luigi Vignali, ascoltato questa mattina dal Comitato italiani nel mondo della Commissione Esteri della Camera in merito agli esiti della sperimentazione svolta per le elezioni del 3 dicembre scorso.

Vignali ha ricordato che la sperimentazione ha richiesto “un accurato e intensissimo lavoro di progettazione”, oltre che “l’impiego di ingenti risorse per realizzare un progetto mai sperimentato in precedenza”. 

A disposizione della Farnesina, nove mesi e 9 milioni di euro, cifra utilizzata sia per il voto cartaceo – che ne ha assorbito la gran parte – che per quello elettronico, che in questa tornata ha coinvolto solo gli elettori di 11 comites in 9 sede e non ha avuto valore legale.

Il voto digitale, ha ricordato, ha interessato 11 Comites afferenti a 9 sedi diplomatiche o consolari – Berlino, Monaco di Baviera, Marsiglia, Londra, L’Aja, Houston, San, Paolo Tel e Aviv, Johannesburg – individuate “sulla base di alcuni parametri incrociati, come la grandezza delle collettività, il livello di digitalizzazione del Paese, il tasso di cittadini registrati a Fast it e anche la percentuale di residenti dotati di codice fiscale validato dall’agenzia delle entrate”. Sedi caratterizzate anche da “un fuso orario in grado di farci fare la sperimentazione con assistenza immediata e diretta”.

Alla sperimentazione potevano partecipare i connazionali che si sarebbero iscritti al voto – con l’inversione dell’opzione – attraverso Fast it: “il totale degli elettori abilitati sulla piattaforma è stato di 7756 optanti digitali, ma solo 1.236 erano dotati di Spid di secondo livello, requisito necessario per partecipare. Alla fine hanno votato 672 connazionali”, ha detto Vignali.

Per accedere occorreva lo Spid con autorizzazione di secondo livello, una protezione “forte”, dunque, che però allo stato costituisce la “barriera” più alta visto che all’estero solo il 2% dei connazionali ha lo Spid. 

Quanto alla segretezza del voto “sono stati analizzate alcune criticità in caso di “attori malevoli”, o hacker”, stabilendo che è fondamentale “precludere la possibilità di associazione tra l’espressione del voto e chi vota”. 

C’è poi l’ipotesi che l’attacco venga dall’interno, cioè “quando gli amministratori dei due sistemi si mettono d’accordo” per influenzare il voto o per un loro conflitto di interessi.

Queste alcune delle criticità; servono, in ogni caso, risorse “adeguate”, ha ribadito Vignali, prima di citare il recente utilizzo del voto elettronico dedicato esclusivamente ai francesi all’estero alle ultime legislative, usato da 1.450.000 elettori, il 17,32% sul totale del 22,51% che ha votato all’estero. 

Da interlocuzioni con la Francia, ha detto Vignali, è emerso che le loro maggiori difficoltà “hanno riguardato alcuni passaggi di riconoscimento” dell’elettore e “la fase  di  acquisizione  dei  codici di attivazione del profilo personale di ciascun votante, affidata ad una doppia procedura che prevedeva l’invio di un sms sul cellulare”.

Concludendo, Vignali ha confermato, “anche sulla scia dei lavori della Giunta delle elezioni”, che “la Farnesina è convinta dell’importanza di continuare a studiare lo sviluppo e l’applicazione del voto elettronico, attuando correttivi per la sua messa in sicurezza in un’ottica di massima accessibilità del voto in tutti gli angoli del mondo”.

Vignali ha riconosciuto che la diffusione del primo all’estero è ancora estremamente bassa (meno del 2% del totale), forse perché i connazionali non ne percepiscono l’utilità e perché le procedure sono complicate, oltre che a pagamento. Quanto alla blockchain, “senza non avremmo potuto condurre alcuna sperimentazione”. (AISE)

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