Una simpatica serata, impostata sulla diversità e sul multiculturalismo che caratterizzano lo stato del New South Wales si è svolta presso la Grand Ballroom dell’International Convention Centre di Sydney, martedi 1 marzo 2022. Si tratta dell’annuale Premier’s Harmony Dinner, a cui ha partecipato Dominic Perrottet insieme a vari ministri del governo statale.
Alla presenza di rappresentanti delle comunità etniche, la serata ha offerto un quadro culturale ricco di emozioni.
Una parte speciale della serata è stata riservata al riconoscimento dei vincitori della medaglia multiculturale consegnata dal Premier e di coloro che sono stati inseriti nell’albo d’onore multiculturale per un’intera vita dedicata alla coesione multiculturale, tra cui la recente scomparsa italo-australiana Carla Zampatti. L’evento è stato inoltre un’opportunità per celebrare gli eccezionali risultati conseguiti nei decenni per una società basata sul rispetto reciproco tra e nei confronti delle varie etnie.
Il multiculturalismo rimane essenziale per favorire lo scambio di usi e costumi, ma c’è da riconoscere che da dietro le quinte, una minoranza ne ha fatto un certo uso incorretto, fino anche di comodo, focalizzandosi soltanto su cosa poter trarre dalle istituzioni invece che partecipare attivamente ad arricchire in modo positivo la nostra stessa comunità italiana.
In certi casi, un uso politico del multiculturalismo ha dato sfogo a delle prepotenze e ad una imposizione da parte di alcune etnie che non accettano gli usi e costumi australiani, mentre dall’altro lato anche all’interno delle comunità stesse, il multiculturalismo ha rappresentato per alcuni un’arma per dividerci. E difatti, è bastato guardarsi intorno per notare la quasi totale assenza della realtà italiana.
La serata è proseguita attivamente, con danze folkloristiche di vari gruppi, a partire dal Diramu Aboriginal Dance and Didgeridoo Performers, il NSW Federation of Community Language Schools Choir composto da venti differenti fanciulli cantori rappresentanti varie etnie – non sono apparsi italiani – che hanno intonato un sentito inno nazionale australiano, la meravigliosa danza del complesso Matavai delle Isole del Pacifico, ed altri artisti che si sono esibiti durante tutto l’evento.
I discorsi ufficiali hanno visto il Premier del NSW Dominic Perrottet e a seguire l’On Mark Coure, Ministro per il Multiculturalismo. Il Premier si è congratulato con ciascuno dei vincitori per il loro impegno a sostenere le comunità multiculturali, mentre il Ministro Coure ha affermato che ognuno dei destinatari meritava un riconoscimento per il prezioso contributo dato giorno dopo giorno.
Congratulazioni particolari alla CEO del Sydney Multicultural Community Services, l’italo-australiana Rosa Loria, che ha ricevuto la medaglia “Lifetime Community Service”. Sono poi intervenuti da Multicultural NSW per ringraziare tutti i leader delle comunità etniche il Chairman Dr Hari Harinath OAM e il CEO Joseph La Posta.
C’e’ stata inoltre una comparsa, direbbe Bach, ‘toccata e fuga in re minore’, del Parlamentare statale per il seggio di Ryde, l’italo-australiano Victor Dominello, il quale è apparso per un paio di foto ricordo perché portato quasi di peso al tavolo degli italiani, presenti la redazione di Allora e la CNA, che ha partecipato nel contesto della Federazione delle Scuole Etniche al quale la Marco Polo – The Italian School of Sydney è iscritta. Purtroppo, dei nostri sedicenti rappresentanti non se n’è vista neanche l’ombra.
Diciamo, in poche parole, che tutte le etnie presenti avevano un loro rappresentante di un certo rango e riguardo. Consoli, Ambasciatori, grandi nomi, visti i vari salamelecchi che la gente proporzionava in larga misura. Classica ciliegina sulla torta tutta italiana.. come di stellare abitudini, non c’era nessuno che ci rappresentasse, se non un ristretto numero di concittadini.
Eppure per etnia, multiculturalismo, educazione, lingua, lavoro, presenze e tante altre belle cose tutte italiane, per lungo tempo siamo stati i primi in questa lontana terra. Oggi, sarà che la nostra comunità e le loro istituzioni guardano più agli interessi che alla partecipazione. Non si può soltanto piangere sempre miseria e chiedere soldi quando poi non si vuole fare la propria parte a supporto delle iniziative pubbliche dello stato come Harmony Day.
Qui non si tratta del fatto che gli italiani sono ormai integrati. Alla cena c’erano croati, greci, serbi, russi, sloveni, ucraini, spagnoli, polacchi… tutte etnie che hanno subito le stesse nostre ondate migratorie del dopoguerra.
In questa occasione, evitiamo di fare sigle e nomi. Lasciamo le critiche nel cassetto dove riposa il famoso “libro nero,” dove ognuno di noi è schedato. Se si potesse, però, usare una sola parola per descrivere cosa si prova ad essere italiano in una convention di migliaia di altre etnie ben rappresentate, allora quella parola è “vergogna”. Speriamo almeno che nel 2023 possiamo assistere a una più marcata presenza italiana all’Harmony Dinner.
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