La firma digitale per morire liberamente ma non per una lista ComItEs

Gli italiani all’estero possono sottoscrivere con la firma digitale un referendum per avere l’eutanasia legale in Italia ma non una lista del ComItEs locale. Perchè?

L’utilizzo della firma elettronica voluta dalle associazioni pro-eutanasia è stata resa possibile grazie ad un emendamento sulla Legge di Bilancio 2020, in “un primo storico passo per rimuovere gli ostacoli alla partecipazione democratica utilizzando l’innovazione tecnologica.” 

Nulla di nuovo, invece, per quanto riguarda i diritti degli italiani all’estero che malgrado gli strumenti tecnologici a disposizione su larga scala non possono firmare digitalmente per sottoscrivere una lista del ComItEs per l’elezione dei propri rappresentanti locali.

Secondo quanto confermato dal sottosegretario Della Vedova, le elezioni per il rinnovo dei Comitati degli Italiani all’Estero si terranno in tutto il mondo il prossimo 3 dicembre 2021. Le tantissime criticità sollevate dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero sul probabile fiasco elettorale però sembrano essersi scontrate con il muro insormontabile della burocrazia italiana.

Così che “a legge vigente,” – per usare una massima da sottosegretario – i cittadini che intendano presentare una lista per le elezioni dei ComItEs dovranno convincere almeno 100 italiani a firmare in presenza di un pubblico ufficiale anche in Paesi, come ad esempio l’Australia, destinata a rimanere in isolamento forzato fino a Natale a causa dell’incessante aumento dei casi di variante Delta. Ieri, a causa del coronavirus è stata chiusa l’Ambasciata di Canberra mentre Sydney rimane in isolamento dal mese di giugno e sono state rinviate le elezioni comunali. Melbourne e Brisbane, invece, annunciano il lockdown ad intermittenza.

Mentre è passato il fatto che l’eutanasia rappresenti una “conquista di civiltà” in linea con i diritti umani, per quanto riguarda il diritto di voto dei connazionali per il rinnovo de ComItEs, il parlamento italiano ha imposto lo scempio dell’opzione di voto inverso, ovvero il dovere far pervenire al proprio consolato di riferimento un’esplicita richiesta di iscrizione nell’elenco degli elettori entro e non oltre il 3 novembre 2021 al fine di ricevere il plico a casa.

Il risultato di questa scellerata manovra ha ridotto la partecipazione alle elezioni dei ComItEs al 4% nel 2015 e si prevede perfino un dato ancora più basso per la prossima tornata.

Ma tornando all’eutanasia, un gruppo di attivisti sta lottando per una raccolta di firme che mira a proporre una legge capace di rendere gli italiani liberi di morire. Dopo aver fatto pressioni sul ministro per l’Innovazione tecnologica e su alcuni parlamentari gli attivisti sono riusciti ad ottenere la firma digitale per i referendum. Al contrario, del Ministro degli Esteri alle riunioni del CGIE non c’è traccia e i nostri parlamentari eletti all’estero sono ora in pausa estiva.

Per ingrossare i propri ranghi, il movimento pro-eutanasia in Italia si rivolge agli italiani all’estero visto che la legge consente anche a loro di sottoscrivere la proposta referendaria con firma digitale attraverso il Sistema Pubblico di identità Digitale – SPID. 

In paesi europei, come ad esempio la Germania, la sottoscrizione digitale è ormai una pratica comune e perfino per la presentazione dei nuovi partiti alle competizioni elettorali nazionali e europee le firme digitali sono valide a tutti gli effetti.

Se per essere “liberi fino alla fine” in Italia basta un referendum sull’eutanasia legale sottoscrivibile telematicamente a 20,000 km di distanza, per i 105 ComItEs sembra proprio che la morte assistita sia stata già pienamente realizzata. 

Sempre “a legge vigente,” non ci resta quindi che attendere la mattina del 4 dicembre 2021. (Marco Testa)

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