Alla recente riunione tecnica del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (Cgie) con la Consigliera d’Ambasciata, Valentina Setta, riguardo la promozione della lingua e della cultura italiane all’estero, il Cgie ha rigettato con parere negativo le proposte di modifica alla circolare n. 3 sugli Enti Promotori redatta dalla Direzione Generale Diplomazia Pubblica e Culturale della Farnesina.
Diverse le criticità fuoriuscite durante il confronto anche se il Cgie si è detto comunque disponibile a collaborare per migliorare il testo della circolare, esprimendo in ultima analisi una soddisfazione per le discussioni intrattenute finora con il ministero.
Il Segretario Generale del Cgie, Michele Schiavone, ha richiamato il principio per cui “gli studenti italiani all’estero sono cittadini a pieno titolo, portatori di diritti e di doveri” mentre “la questione [sulla circolare] è una questione normata. Ci sono leggi, e queste leggi vanno applicate, non solo evocate. Si tratta di uno dei capisaldi dei diritti contenuti nell’articolo primo della Costituzione, e negli Art. 33 e 34 che nessuno può alienare”.
È stata poi la volta dell’intervento di Valentina Setta, che ha illustrato i capisaldi della nuova circolare, definita “un miglioramento”. Infatti, si tratta soltanto “di una circolare migliorata sulla base dell’esperienza fatta sulla prima applicazione” con “correttivi, che vengono fuori dalle discussioni fatte con il Cgie, con gli enti gestori e con i dirigenti scolastici, oltre che ai colleghi di ambasciate e consolati.”
È quindi intervenuto il presidente della IV Commissione-Lingua e Cultura del Cgie, Fernando Marzo, aggiungendo che servirà un decreto attuativo, “che spesso nasconde sorprese e difficoltà” e che “purtroppo, le modifiche presentano delle incongruità, la tempistica, non c’è l’impegno per rispettare un calendario in modo certo, un aumento del carico amministrativo”.
Per Franco Papandrea, Consigliere Cgie dall’Australia, “la circolare va assolutamente migliorata. Abbiamo speso un anno per trovare un punto di miglioramento e ancora non siamo in grado di portarla avanti. E c’è ancora lavoro da fare. L’anno scorso, gli enti non avevano nessuna certezza. Gli enti in Australia non vogliono essere cavie. Rischiamo di rimanere nel vuoto che si è creato, che è un limbo.”
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