Dopo la prima seduta, il Consiglio degli Italiani all’Estero (CGIE) si prepara adesso a affrontare le richieste e le problematiche dei connazionali sparsi nel mondo. Il Segretario Generale Michele Schiavone, rieletto per il suo impegno e la fiducia che ispira, si prepara a dialogare con i connazionali e a coinvolgerli attivamente. Schiavone afferma che il suo ruolo non è un peso, ma un impegno volontario assunto da anni. L’obiettivo del CGIE è quello di far sì che gli italiani all’estero non siano solo fruitori di servizi, ma che siano valorizzati per la loro professionalità e specificità in tutti gli ambiti della vita produttiva, sociale e culturale al fine “riportare i nostri connazionali a recitare ruoli più ambiziosi, da protagonisti.”
In un’intervista rilasciata a Gente d’Italia, Schiavone ha dichiarato che il concetto di “ambasciatori all’estero” sia ormai superato e che gli italiani all’estero dovrebbero essere protagonisti nei paesi in cui vivono, contribuendo al progresso e allo sviluppo. Egli sottolinea la necessità di aggiornare la narrazione pubblica italiana per includere meglio gli italiani emigrati. Inoltre, Schiavone evidenzia la questione migratoria, con migliaia di cittadini che ogni anno lasciano l’Italia, e afferma che è importante creare condizioni legislative per far sentire gli italiani all’estero cittadini italiani a tutti gli effetti, in quanto “questo però non vuol dire che chi parte non debba più tornare.”
Il nuovo CGIE si prepara a intraprendere i primi passi per migliorare la rappresentanza degli italiani all’estero. Come organo consultivo del governo, il CGIE presenterà proposte di legge per creare condizioni che riconoscano maggiormente i rappresentanti. Negli ultimi anni, la rappresentanza di base ha perso peso decisionale, creando distanze generazionali. Pertanto, il lavoro del CGIE si concentrerà sulla creazione di condizioni favorevoli alla vita sociale, lavorativa, produttiva e culturale all’estero, offrendo sostegno finanziario ai rappresentanti. Saranno prese in considerazione diverse istituzioni, come i Comites, i media, le camere di commercio e i patronati, nonché una riforma dei servizi pubblici consolari, per semplificare l’ottenimento dei documenti personali.
L’obiettivo è far sentire la presenza delle istituzioni italiane vicine alle comunità italiane all’estero, promuovendo cultura, investimenti e opportunità di crescita. Per quanto riguarda il Comites, si prevede una riforma che lo renda più attivo e coinvolgente. Sarà necessaria una programmazione e una forte comunicazione attraverso i canali del CGIE. Si auspica che la riforma del Comites e del CGIE sia approvata entro la fine della legislatura, e sarà importante coinvolgere sia il governo che le associazioni nella realizzazione di una rappresentanza vissuta e partecipata.
Per Schiavone, il CGIE conosce le problematiche riguardanti il comportamento del Comites di di Sydney come quello di Montevideo e di altre situazioni simili che hanno causato difficoltà finanziarie a diverse testate giornalistiche, come “Allora!” e “Gente d’Italia”. Il segretario generale ritiene che “la legge va cambiata. Quella attuale non è trasparente e soprattutto non aiuta lo sviluppo dell’imprenditoria perché con pareri espressi in maniera non vincolante non si possono assumere decisioni drastiche.” Facendo riferimento a quanto successo a Montevideo, Schiavone ha sottolineato che “le stesse problematiche sono emerse in Australia, Argentina e credo anche in Spagna tant’è che l’Ufficio per l’editoria del Consiglio dei Ministri più volte ci ha sollecitati a esprimere pareri riguardo a questi atteggiamenti. La questione comunque è riconosciuta e si dovrà superare e la prima azione da proporre è la ricomposizione della Commissione di rappresentanza del CGIE all’interno degli uffici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, responsabile per l’editoria e l’informazione.”
“Infatti una rappresentanza a conoscenza del funzionamento del mondo dell’editoria e imprenditoria nel mondo, delle realtà territoriali e anche della qualità dei prodotti anche se, sia chiaro, questa non rientra tra i requisiti per l’erogazione dei contributi alle testate giornalistiche, che si deve basare su elementi generici a cominciare dalla lingua, che in gran parte deve essere ovviamente quella italiana.”
Schiavone suggerisce inoltre di avviare un percorso di riorganizzazione attraverso un convegno e di proporre modifiche alla Legge Crimi che a suo dire “ha sconvolto il mondo dell’editoria soprattutto per quello che riguarda l’estero”. Infine, il segretario generale del CGIE sottolinea che i consiglieri di questo organismo devono svolgere le loro funzioni consapevoli che rappresentano una comunità e non interessi personali. “I 63 consiglieri hanno un compito, non possono esserci pregiudiziali, tuttavia è importante che venga svolto da ogni rappresentante come prevede la Costituzione perché se così non fosse si troverebbe completamente fuori ruolo, questo è il fondamento.”
A questo si aggiungerebbe che “il nuovo CGIE si è riunito di fretta, i consiglieri poi si sono rinnovati per i due terzi, in molti non si conoscevano e si è cercato nel breve tempo a disposizione di comporre le Commissioni e ovviamente e il CGIE, anche a causa di risorse finanziarie ridotte, quest’anno non avrà tanta agibilità e a malapena dovrebbero esserci le condizioni per riunirsi una sola volta come Comitato di Presidenza, che è un gruppo ristretto. Tutti devono lavorare per favorire il progresso delle comunità italiane all’estero”.
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