Il decesso di Vittorio Emanuele II di Savoia, avvenuto all’età di 86 anni, è stato annunciato dalla Real Casa. L’illustre personaggio avrebbe compiuto 87 anni il prossimo 12 febbraio. Figlio di Umberto II, noto come il “re di maggio” e ultimo sovrano d’Italia, nonché della regina Maria José, Vittorio Emanuele si è spento a Ginevra, sua residenza abituale. Ugo D’Atri, presidente dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, ha comunicato alla stampa che, secondo il desiderio espresso dal defunto, le esequie avranno luogo a Superga il 10 febbraio alle 15, dove sarà anche sepolto.
Nato come “principe dell’Impero” durante il regime fascista, Vittorio Emanuele ricevette i titoli di principe di Napoli e principe di Piemonte. La prospettiva di salire al trono come re, in successione al padre Umberto II, fu vanificata dal referendum istituzionale del 2 giugno 1946, che determinò la scelta tra monarchia e repubblica.
A partire dal 1 gennaio 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione, i discendenti maschi della famiglia Savoia furono costretti all’esilio, con divieto di rientrare in Italia. Questo li portò a risiedere in Svizzera, Francia e Corsica fino al 2002, quando l’abolizione della norma costituzionale permise loro di fare ritorno in patria. Nel medesimo anno, con un comunicato emesso da Ginevra, Vittorio Emanuele ufficialmente distanziò la casa Savoia dalle leggi razziali. Inoltre, nel 2002, emise dichiarazioni accettando la fine della monarchia, giurando fedeltà alla Costituzione repubblicana e al presidente della Repubblica, rinunciando così a qualsiasi pretesa dinastica sullo Stato italiano.
Tuttavia, nel 2007, Vittorio Emanuele avanzò richieste di risarcimento allo Stato italiano per un importo di 260 milioni di euro, in relazione all’esilio e alla restituzione dei beni confiscati nel 1948. Nel 2022, ha rivendicato la restituzione dei gioielli di famiglia, attualmente custoditi nei forzieri della Banca d’Italia.
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