di Emanuele Esposito
In politica le parole contano, ma ancora di più contano le proposte. Da mesi l’opposizione di sinistra si muove tra slogan e dichiarazioni roboanti, senza però offrire al Paese una visione organica per il futuro. L’idea di fondo sembra essere una sola: criticare costantemente il governo. Un esercizio legittimo, anzi doveroso in democrazia. Ma la critica, da sola, non basta.
“Uniti si vince”: questo il motto che campeggia nelle piazze e sui manifesti. È uno slogan efficace, evocativo, che parla di comunità e di compattezza. Ma dietro le parole, oggi, si intravede poco o nulla. Non c’è un programma articolato, non c’è una piattaforma comune che indichi quale Italia immaginano per i prossimi dieci o vent’anni. Uno slogan, senza un progetto politico, rischia di restare un guscio vuoto.
Emblematico è l’atteggiamento sulla crisi in Medio Oriente. Le opposizioni si sono schierate con forza a favore del riconoscimento dello Stato di Palestina. Una posizione chiara, legittima e in linea con molte sensibilità europee.
Ma oltre a questa dichiarazione di principio non emerge un piano concreto: quale ruolo può giocare l’Italia sul piano diplomatico? Come conciliare la tutela dei civili con la sicurezza della regione? Su questi nodi cruciali regna il silenzio. Il Paese si trova di fronte a sfide enormi: crescita economica, transizione energetica, lavoro giovanile, infrastrutture. Su ciascuno di questi dossier i cittadini si aspettano risposte precise, numeri, strategie. Finora, invece, arrivano solo prese di posizione generiche. La politica non può ridursi a un esercizio di indignazione quotidiana: occorre il coraggio di dire come si intendono affrontare i problemi, non solo denunciarli.
Un’opposizione forte, propositiva, capace di indicare un’alternativa credibile, è una risorsa per ogni democrazia. Aiuta a migliorare le scelte del governo, a tenere alto il livello del dibattito, a rappresentare le istanze di una parte della società. Ma se si limita alla propaganda, il rischio è di perdere credibilità e di abbandonare gli elettori a un senso di sfiducia generalizzato.
L’Italia non ha bisogno soltanto di critiche, ma di visioni. Di idee nuove e concrete. Se la sinistra vuole davvero candidarsi a guidare il Paese, deve mostrare di averle. L’alternativa c’è, dicono. Sarebbe utile, per tutti, cominciare finalmente a vederla.
