Ricordo bene che, durante la scorsa campagna elettorale, molti giornalisti e rappresentanti della sinistra, inclusi alcuni dei nostri eletti nella circoscrizione estera, predicevano che, in caso di vittoria di Giorgia Meloni, l’Italia avrebbe fatto la fine della Grecia. Parlavano di isolamento internazionale, paventavano che Francia e Germania ci avrebbero “asfaltati” e che l’economia italiana sarebbe crollata.
Oggi, alla luce dei dati economici attuali, emerge una realtà ben diversa. La crescita sostenuta, il riconoscimento dell’Unione Europea sui conti pubblici e la tenuta del sistema economico smentiscono quelle previsioni catastrofiche.
Almeno per correttezza, chi ha governato il Paese per oltre un decennio e ha avanzato tali scenari apocalittici potrebbe scusarsi, riconoscendo di aver sbagliato. Invece, spesso gli stessi sono troppo impegnati a indicarci cosa fare, dimenticando di aver avuto tempo e occasioni per agire senza ottenere i risultati promessi.
Conti pubblici italiani promossi
L’Italia incassa un importante successo a Bruxelles: sia la bozza della manovra per il 2025 sia il piano pluriennale di spesa ottengono l’approvazione della Commissione europea. Un giudizio che conferma la solidità delle riforme e degli investimenti delineati da Roma, in linea con il nuovo Patto di Stabilità.
Un percorso fiscale credibile
La Commissione europea ha riconosciuto che il piano dell’Italia “soddisfa i requisiti” delle nuove regole di bilancio, definendo un “percorso fiscale credibile”. Anche il Documento Programmatico di Bilancio (Dpb) è stato considerato conforme alle raccomandazioni, rispettando i limiti di spesa previsti. Un risultato significativo se si considera che, nel 2023, il piano italiano non era stato pienamente in linea con le direttive europee.
I ‘falchi’ in difficoltà
Mentre l’Italia riceve giudizi positivi, altri Paesi noti per il loro rigore fiscale, come Paesi Bassi, Germania e Finlandia, subiscono bocciature o giudizi non pienamente favorevoli sui propri piani di bilancio. Un dato che sottolinea l’efficacia della strategia italiana, come sottolineato dal Commissario all’Economia Paolo Gentiloni.
Investimenti e crescita
Gli investimenti pubblici italiani, previsti al 3,8% del PIL nel 2025 rispetto al 3,5% di quest’anno, rappresentano un pilastro del piano. Gentiloni ha elogiato il bilanciamento tra rigore e crescita, invitando l’UE a mantenere flessibilità e capacità di risposta a shock imprevisti, data l’incertezza geopolitica.
Riduzione del debito e nuove scadenze
Il piano italiano mira a riportare il rapporto deficit/PIL entro il limite del 3% entro il 2026, con una crescita controllata della spesa primaria: +1,3% nel 2025 e +1,6% nel 2026. Questa strategia ha permesso all’Italia di ottenere un’estensione del periodo di aggiustamento a sette anni, confermando l’impegno del governo verso un consolidamento responsabile.
Le prossime verifiche
La Commissione monitorerà l’attuazione degli impegni italiani, con un primo bilancio previsto già per dicembre, e una revisione della capacità di esecuzione a fine aprile 2025.
Un segnale di fiducia
Il giudizio positivo della Commissione rappresenta un segnale di fiducia per l’Italia, che, dopo mesi di negoziati, dimostra come un approccio serio e strutturato possa ottenere risultati concreti. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha definito il risultato “frutto di scelte improntate alla serietà”, ribadendo l’intenzione di proseguire su questa strada con sobrietà.
L’approvazione della manovra e del piano pluriennale sancisce una svolta positiva nei rapporti tra Roma e Bruxelles, consolidando la credibilità economica dell’Italia a livello europeo.