(M. Cipollone\Aise)
Una “gestione personalistica” del Comitato di Presidenza; Commissioni utilizzate per le sue “mire politiche”; un Cgie “bloccato” per “insipienza metodologica”. Sono solo alcune delle accuse che i consiglieri di Centrodestra – Bocaletti, Papandrea, Stabile e Arcobelli – hanno lanciato oggi pomeriggio contro Maria Chiara Prodi, segretaria generale del Cgie, che li ha pazientemente ascoltati per un’ora e mezza prima di replicare scegliendo di non entrare nel merito delle accuse alla sua persona, ma rispondendo punto su punto a ciò che le veniva eccepito.
Ci si aspettava un dibattito sulla Governance del Consiglio generale, con proposte per migliorare il lavoro dei consiglieri e delle Commissioni, e invece la seconda giornata di assemblea plenaria del Consiglio generale degli italiani all’estero si è conclusa con due ore di fuoco incrociato durante le quali sono stati evocati loghi e patrocini mai concessi, comunicati non pubblicati, mancate comunicazioni e presunte violazioni. Sotto accusa il ruolo predominante del Comitato di Presidenza che minerebbe la “sacralità” della plenaria.
Primo a parlare è stato Alessandro Bocaletti (Lega) che ha accusato la segretaria generale di aver tessuto una “rete di protezione politica” e di “utilizzare le commissioni per le sue politiche”. Non solo. Stigmatizzata la “sovra rappresentazione delle Acli” nel Consiglio generale, il consigliere ha affermato che Prodi “protegge i consiglieri amici per giustificare la improduttività delle Commissioni”.
Un altro silenzio, questa volta “non neutro, ma politico”, imputato alla segretaria generale è stato quello che non l’ha fatta intervenire in difesa di Giuseppe Stabile colpito dal “tentativo di delegittimazione operato dal consigliere Conte”. Bocaletti ha infine invitato la segretaria generale ad “assumersi le sue responsabilità”.
Francesco Papandrea (Australia) si è detto “preoccupato per la disfunzionalità del Cgie” che “a due anni dall’insediamento e a metà mandato non ha un piano di lavoro strategico e strutturato”. I lavori suddivisi su tre temi prioritari “non sono seguiti da frutti concreti”; le relazioni del Cdp sono “tante ma vuote di contenuti”. “Non si arriva mai a una decisione”, ha aggiunto, accusando la segretaria generale di “distribuire incarichi agli amici” in un Cgie “ostaggio di interessi politici”.
Serve una “governance trasparente, partecipativa e responsabile” per “restituire al Cgie il ruolo che gli spetta” e “ristabilire la sovranità della plenaria”.
Per Vincenzo Arcobelli (Usa) serve una “profonda riforma del Cgie” che “non può andare avanti in queste condizioni”. Il mancato coinvolgimento della plenaria sul parere emesso dal Cdp sul decreto sulla cittadinanza – nel frattempo divenuto legge, prova di un “atteggiamento discriminatorio verso chi non appartiene a certe aree politiche e dell’incapacità di separare il ruolo politico dalla rappresentanza istituzionale”.
A ricordare che i consiglieri del Cgie sono stati eletti e che quindi, sì, è anche “una questione di numeri” è stato Giangi Cretti (Svizzera). “Nessuno è qui dentro per un imbroglio. Alcuni sono stati designati. Tutti rappresentiamo l’Italia che ci ha votato. Siamo il prodotto di una elezione”, ha ribadito, prima di osservare che “il dissenso è un valore, se è rispettoso”.
Ha quindi preso la parola il vicesegretario per l’Europa e il Nord Africa Giuseppe Stabile (Spagna) che ha assicurato di voler fare un intervento “per rafforzare il Cgie non per dividerlo” prima di lanciarsi in un lunghissimo e dettagliato elenco di mancanze, tutte da imputare alla segretaria generale, senza dimenticare di accusare i colleghi d’area di avergli teso un “attacco preparato che ha impedito di votare la relazione.
Mi hanno detto che non li rappresento perché mi hanno votato gli argentini”, ha spiegato prima di lanciarsi nelle tante accuse a Prodi che è “divisiva e getta discredito sui colleghi.
La segretaria generale ha quindi replicato alle critiche ricevute senza entrare nel merito delle accuse personali, rinviando in altra sede il confronto con Stabile.
(M. Cipollone\Aise)
