Che cosa abbiamo fatto di male?

Negli ultimi tempi, una figura politica italiana di lungo corso, che ha ricoperto vari ruoli istituzionali per oltre tre decenni, ha espresso le sue opinioni su come dovrebbe essere guidato il Paese. Questo stesso politico, nel 1992, fu incaricato dal presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, di formare il suo primo governo dopo le elezioni.

Durante il suo primo mandato come presidente del Consiglio, di fronte alla situazione finanziaria, l’11 luglio 1992 il suo Governo approvò, all’insaputa del Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi, un decreto-legge da 30.000 miliardi di lire. Questo decreto, tra le altre cose, deliberò (retroattivamente al 9 luglio) un prelievo forzoso del sei per mille su tutti i depositi bancari, giustificato da un “interesse di straordinario rilievo” in relazione a “una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica”. Tale atto è stato poi soprannominato “decreto rapina”.

Sinceramente, da uno che ha contribuito ad affossare l’Italia e che oggi si permette di fare conferenze su come la politica dovrebbe lavorare, giudicando riforme che forse avrebbe dovuto fare lui 30 anni fa, mi chiedo: ma questa gente ha un minimo di dignità?

Mi domando cosa abbiamo fatto di male noi per avere questa “classe” politica. Qual è il nostro debito per dover soffrire così tanto in un Paese che ha tutte le carte in regola per essere uno, se non il miglior paese del mondo?

Inoltre, questo individuo, si è permesso di commentare la proposta di legge costituzionale sul premierato, una riforma fortemente voluta dal Governo Meloni. Ha poi dichiarato che il voto estero potrebbe incidere sulla scelta del Premier e, con una legge elettorale per il voto estero che praticamente fa acqua da tutte le parti, sappiamo tutti come funziona. L’emerito Presidente della Corte Costituzionale ci dice che il voto estero va eliminato, invitando i nostri connazionali a votare in Italia, poiché il voto sarebbe spesso condizionato da influenze.

“Quando ero ministro dell’Interno – ha raccontato – chiamavo i consoli e dicevo: quando arriva il sacco, portatevelo a casa e mettetevelo sotto il letto. Il voto all’estero, coi numeri attuali, pesa poco, elegge 8 deputati e 4 senatori. Ma se si elegge il presidente del Consiglio, è ‘una testa un voto’. Questi 6 milioni di voti, che possono essere decisivi, saranno davvero liberi da influenze?…”. Come fare dunque? “Bisognerebbe farli tornare a votare qui o negare loro il diritto di voto? Non se ne parla mai.”

Quando era Ministro dell’Interno, perché non ha fatto in modo di cambiare la legge elettorale e mettere in sicurezza il voto? Anche lui se ne è fregato. E oggi, dopo aver ricoperto diversi incarichi importanti, dove avrebbe potuto e dovuto garantire la trasparenza nelle operazioni di voto e di scrutinio, non l’ha fatto. E adesso ci parla di voto sicuro e di ingerenze esterne.

A stretto giro, Riccardo Merlo, presidente del MAIE e già sottosegretario al Ministero degli Esteri, intervistato da ItaliaChiamaItalia, ha dichiarato:

“Prima di tutto bisogna dire che la partecipazione al voto all’estero è stata storicamente intorno al 30%, con l’80% degli elettori che votano i partiti tradizionali. Quale sarebbe il grande problema? Bisogna invece lavorare per mettere il voto all’estero in sicurezza, con una semplice riforma della legge elettorale. Per esempio, inserendo la cosiddetta inversione dell’opzione, ovvero il registro degli elettori. Ma anche solo pensare di non far votare i connazionali oltre confine a causa di un sistema che, in certe occasioni, può presentare alcune difficoltà, mi sembra una totale follia. Anche in alcune regioni italiane sentiamo spesso parlare di irregolarità nel voto: togliamo il voto a chi vive in certe zone d’Italia? Capisco che a certi settori conservatori della sinistra non piaccia la riforma del premierato, ma cerchino altri argomenti per esprimere il loro dissenso e lascino stare gli italiani nel mondo.”

Anche Merlo ha fatto parte del governo, e chi meglio di lui sa come funziona il voto estero? Lui è stato votato con questo sistema, ma nonostante ciò non ha fatto nulla perché gli “brogli” che tutti conosciamo e commentiamo all’alba dello scrutinio continuano. E sapete perché? Semplicemente perché tutto questo giochetto sotto sotto conviene a tutti. Vota soltanto il 30%, e per fortuna, perché se votassero tutti o quasi tutti, in Parlamento non ci sarebbero questi individui.

Fateci caso: nessun parlamentare estero, pur lamentandosi nei corridoi del voto estero, ha mai presentato un disegno di legge per cambiare le modalità di voto, inclusi vari organi come il CGIE. Parlano di cambiamento, di riforme, ma alla fine tutto rimane com’è, perché conviene a tutti, perché fa comodo. Esiste un tacito accordo, non firmato, di spartizione delle circoscrizioni. Non è un caso che, dai dati elettorali pubblici, dal 2006 in poi l’assetto della rappresentanza parlamentare non sia mai cambiato. Tutti i partiti o movimenti hanno almeno un rappresentante, e guarda caso, sono sempre gli stessi.

La verità dei fatti è fattuale, come dice Vittorio Feltri, il premierato e il voto estero per noi italiani oltre confine non cambieranno nulla, se non il fatto che voteremo direttamente per il Primo Ministro. Ma la sostanza delle cose nelle quattro circoscrizioni, per volere della politica romana, sarà la stessa nel 2027: stessi volti, stessi voti.

Vedrete che, dopo l’approvazione della riforma del premierato, faranno un altro “papocchio” all’italiana, ma la sostanza non cambierà, perché conviene a loro che rimanga così!