Credo che la palma spetti ad Antonio Razzi, eletto in una circoscrizione estera. Bastava sentirlo parlare per capirne la pochezza mentale e culturale.
Colgo l’occasione per esprimere il mio fortissimo dissenso all’elezione di deputati e senatori nelle circoscrizioni estere. Il motivo è semplice: gente che non abita in Italia, che non risiede in Italia, che lavora (o meno) in un’altra nazione, pagando le tasse ad un’altra nazione, quasi certamente non sapendo affatto cosa succede in Italia, deve venire a decidere le sorti economiche e sociali di noi italiani.
Vi esorto a leggere, qui sotto, la dotta (perché fatta con vera cognizione di causa) spiegazione, di Marco Matacotta che, con argomenti molto più puntuali dei miei, spiega quanto sia dannoso il voto all’estero, perlomeno come è attuato oggi.
“Sono un diplomatico in pensione e ho ricoperto la carica di Console Generale d’Italia sia a Melbourne in Australia che a Cordoba in Argentina, due nazioni con un alto numero di italiani di passaporto e quindi ho toccato con mano i pessimi risultati della legge che ha concesso il voto all’estero per gli italiani.
A parte gli altissimi costi per l’applicazione di questa legge, per la quale, fra l’altro, la scheda di voto viene inviata per posta con ricevuta di ritorno ai milioni di aventi diritto al voto all’estero, (un sistema che non può garantire né la segretezza, né la libertà, né la personalità del voto, che secondo la Costituzione italiana invece devono essere proprie del voto politico).
Il risultato è stato spesso la elezione di pessimi personaggi, da parte di un corpo elettorale per la grandissima maggioranza composto da discendenti, di seconda, terza, quarta, quinta generazione di emigrati italiani spesso partiti dal nostro paese alla fine dell’800. Questi elettori, in genere. non sanno nulla né della lingua italiana, né della società italiana, né della politica italiana e hanno acquisito la loro cittadinanza grazie a una legge idiota per la quale chiunque possa dimostrare di discendere da un antenato italiano uscito dal nostro territorio dopo l’unità d’Italia, se nessuno della catena di antenati ha mai rinunciato alla nostra cittadinanza, può vedersela riconosciuta.
Naturalmente tutti questi italiani di passaporto, che sono sempre anche cittadini della nazione dove risiedono, hanno solo vantaggi ad acquisire la nostra cittadinanza, dato che, dal lato dei doveri l’Italia non gliene impone nessuno, tanto meno quello di pagare le tasse. Il vantaggio principale è il passaporto stesso che ad esempio agli argentini/ italiani permette loro di andare negli Stati Uniti senza bisogno di richiedere il visto. Inoltre possono trasferirsi senza bisogno di alcun visto nella Unione Europea e lavorarvi, se vogliono.
Il diritto di voto poi è solo la ciliegina sulla torta, che però ha permesso l’entrata nel nostro parlamento di un drappello di personaggi che oltre ad essere spesso discutibili, hanno anche l’aggravante di rappresentare interessi sostanzialmente estranei alla nostra nazione.
A mio parere sarebbe veramente ora di tornare al buon senso, cambiando radicalmente in senso più restrittivo la legge sulla cittadinanza, che attualmente fa si che i milioni di italiani di passaporto, residenti all’estero, continuino a moltiplicarsi esponenzialmente senza che l’Italia ne veda alcun vantaggio e anzi sia costretta a riservare sempre maggiori risorse per la gestione di queste persone. Dovrebbe inoltre cambiare la legge sul voto all’estero, in primis evitando che personaggi nati e cresciuti all’estero e cittadini degli stati di residenza entrino e legiferino nel nostro parlamento”. (Corrado Stefani)
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